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Quando la tecnologia diventa un mezzo utile per strutturare il rapporto educativo

Di recente l’universo della scuola è stato interessato da molteplici vicende di cronaca, che hanno (ri)acceso i riflettori su alcune criticità del sistema e alimentato sempre attuali riflessioni sul rapporto tra studenti e docenti. Dopo l’episodio della professoressa colpita da pallini di gomma a Rovigo a quella accoltellata ad Abbiategrasso, l’attenzione anche mediatica si è andata concentrando su alcuni aspetti di potenziale sofferenza strutturale del rapporto educativo. Secondo più voci, dal giornalismo agli esperti relazionali, sulla scuola sta impattando in modo particolare la realtà dei social network, che ha modificato sia i rapporti tra gli studenti (e tra studenti e docenti), sia la percezione dei comportamenti e delle condotte da parte dei giovanissimi. Si agisce sempre più per emergere e per “diventare virali”, come testimoniano alcune drammatiche vicende recenti di cronaca.

Eppure le nuove tecnologie costituiscono un fondamentale strumento il cui uso razionale e ragionato può creare esternalità positive, incentivare la crescita personale, semplificare e ottimizzare il lavoro, alimentare persino i rapporti intersoggettivi. Gli strumenti telematici sono geneticamente neutri negli scopi: è l’uso a determinarne la qualità. È fin troppo scontato, ad esempio, come la tecnologia possa efficacemente supportare la didattica nel caso di bisogni educativi speciali. Aprendo verso il tema dei rapporti tra studenti e docenti, in un momento storico in cui si discute sempre più di crisi del rapporto educativo e di potenziale deriva siderale nel dialogo tra le sue componenti, i social network possono invece contribuire alla costruzione di una identità comune e incentivare sentimenti positivi.

Con il finire dell’anno scolastico sono andati ad esempio diffondendosi alcuni trend (in particolare su TikTok), che hanno coinvolti docenti e studenti e che testimoniano la dimensione profonda del legame umano ed educativo.

Un primo trend, diffusosi in moltissime nazioni, è ispirato a una famosa scena del film “L’attimo fuggente” del 1989 di Peter Weir ed è pensato per salutare i docenti “importanti” durante l’ultimo giorno di lezione. Uno studente sale sulla sedia o sul banco e annuncia “o capitano, mio capitano, ci mancherai” (“O captain, my captain, you will be missed”), seguito a ruota da tutti gli altri. È un trend che lumeggia la (troppo spesso dimenticata) dimensione umana del rapporto educativo, veicolando un segnale profondo di riconoscenza e di affetto per il lavoro dell’insegnante, sempre complesso e delicato. Un altro trend non riguarda soltanto la scuola, ma in generale il lavoro di squadra e la condivisione e si è diffuso nelle squadre di calcio, nelle caserme, negli ospedali: è il “trend delle scale” sulle note della canzone “All eyez on me”. Nelle scuole, studenti e docenti alzano lo sguardo verso l’alto, di solito con gli occhiali da sole, per essere fotografati insieme, disposti lungo una scala. Ancora, merita menzione il trend per i docenti all’ultimo giorno di insegnamento prima della pensione, accompagnati dall’aula alla porta d’uscita dell’istituto da un corteo di studenti. 

Questi momenti di condivisione, che sembrano “leggeri” e insignificanti, in realtà sono importanti per strutturare un rapporto educativo che vada al di là della dimensione istituzionale, che si innervi e radichi in una profonda latitudine umana. A scuola, infatti, il docente non è soltanto un erogatore di conoscenze, ma è incaricato di una complessa missione formativa per la riuscita della quale l’aspetto umano è fondamentale. Sono quindi rilevanti i momenti che creano una identità, una fiducia, una consapevolezza, al di là di cattedre, registri, voti. In un momento in cui la professione insegnante è sempre più burocraticizzata e ingrigita dagli adempimenti, consentono infatti di riscoprire una utilità sociale profonda della scuola.  

Un fenomeno collaterale (a volte ingiustificatamente demonizzato) è, infine, quello dei docenti che utilizzano i social per trasmettere conoscenze, nozioni e passione per la disciplina. Si tratta di una nuova modalità di divulgazione del sapere, che consente di usare i social network per rendere un servizio costruttivo ed edificante. Occorre pur sempre garantire la massima attenzione nei contenuti, ma la società e l’universo tecnologico evolvono e, con loro, anche le modalità di comunicazione. 


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni