Continua il nostro appuntamento con i doppiatori: ospite di oggi è Mosè Sing, attore, doppiatore e dialoghista.
Mosè Singh nasce a Torino il 6 febbraio del 1997. Inizia la sua carriera nel 2010 in ambito teatrale. Si avvicina nel mondo del doppiaggio spinto da una grande passione che lo contraddistingueva fin da ragazzo. Inizia a lavorare come doppiatore nel 2016.
Nelle serie tv è stato la voce di Ivar in Vikings, Ivan Taylor in The Wilds e Robby Keene in Cobra Kai. Nelle serie animate è noto per aver prestato la voce a Bartolomeo in One Piece e Zenitsu Agatsuma in Demon Slayer. Per quanto concerne il mondo videoludico ha prestato la voce a Martin in Resident Evil: Resistance, Gankee Lee in Spider Man: Miles Morales, Dylan in The Quarry, Echo 216 in Halo Infinite e ultimamente Akito in Ghostwire: Tokyo.
Cosa ti ha spinto a entrare nel mondo del doppiaggio?
Il mio approccio con il mondo del doppiaggio è una storia già sentita probabilmente. Mi sono reso conto nell’arco del tempo che è un percorso abbastanza comune anche con miei colleghi. Inizio ad amare le voci fin dalla più tenera età, grazie ai film, ai prodotti animati e grazie alle canzoni. Per me la voce era un elemento importante a cui prestare attenzione, ma non mi chiesi se ci fossero delle persone dietro quei personaggi. Io sono del 97, quindi piena generazione Dragon Ball, e fin da piccolo ho una voce in particolare che mi rimbomba nelle orecchie, ovvero quella di Gianluca Iacono. Da sempre Vegeta è il mio personaggio preferito.
Era quasi una voce familiare, come fosse quella di un parente, ma non andavo oltre quella soglia. Arrivo ai miei dieci anni e mi rendo conto che la voce di Luffy, in One Piece, da un episodio all’altro cambia voce. C’è stato il passaggio tra il suo storico doppiatore Gigi Rosa e Renato Novara. Incuriosito dalla faccenda, inizio a digitare sul web un’accozzaglia di parole casuali, perché non avevo idea dell’esistenza del termine doppiaggio. Continuando a girovagare per il web, mi ritrovo davanti un video del Lucca Comics in cui guarda caso c’è Gianluca Iacono. Proprio la voce che in tutti quegli anni mi aveva accompagnato. In quel momento ho deciso che volevo fare il doppiatore.
Di recente hai doppiato Akito in Ghostwire: Tokyo. Trattandosi di un titolo con un plot narrativo piuttosto controverso, dalle forti tinte horror, cosa puoi raccontarci del doppiaggio di questo titolo partorito dalla mente di Shinji Mikami?
Sono uno scarsissimo videogiocatore e quindi sono anche a digiuno di tutte le novità, rimango legato unicamente alla Saga Pokémon. Ghostwire: Tokyo incontra tanti miei amori, in primis la cultura nipponica. Una parte che io amo molto della cultura nipponica è il folklore, quindi gli yōkai e tutto quello che riguarda la loro demonologia. Inoltre, amo particolarmente il genere horror, quindi il mix era perfetto. Fin da subito mi sono portato questo titolo in punta di piedi, ma non ho avuto quella ansia che avrebbe potuto giocarmi contro. Sono un tipo che si fa trasportare dalle emozioni e quindi ho affrontato la lavorazione nel modo più giusto, umanamente parlando. Ho cercato di entrare molto in sintonia con il personaggio, un protagonista profondamente drammatico in quanto la sorella è stata rapita da Hannya.
Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare? E a quale sei più affezionato?
State chiedendo al genitore a quale figlio vuole più bene. Sicuramente Vegeta in Dragon Ball super Broly. Come dicevo all’inizio è da sempre il mio personaggio preferito, è grazie a lui che mi sono innamorato del doppiaggio. Non posso non menzionare Bartolomeo di One Piece, Zenitsu Agatsuma di Demon Sleyer, dove già leggevo il manga. Un personaggio che è praticamente quasi sul podio è Ren Tao in Shaman King. Amo il manga da sempre, probabilmente il personaggio a cui penso con più affetto. È difficilissimo scegliere, lo stesso Akito entra appieno in questa categoria. Ogni personaggio è legato a tanti periodi della mia vita, a tante persone con cui ho lavorato. Questi sono quelli che mi sento di nominare in questo momento.
Quali sono i consigli che daresti a nuovi e aspiranti doppiatori?
Iniziare con la recitazione, possibilmente a teatro, poi dizione e un corso di doppiaggio che vi dia le basi per imparare il migliore approccio al microfono. Bisogna partire dal presupposto che il doppiatore è un attore. Una volta conclamato questo percorso, bisogna armarsi di tanta pazienza e chiamare e farsi notare, anche al costo di sentirsi dei rompiscatole. In conclusione, credere in voi stessi, ma davanti ad un’evidenza che è differente avere l’umiltà nel momento in cui dovete capire che quella non è la strada per voi. Continua su Videogiochitalia.it
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
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Classe 93, dall’animo nerd, da sempre grande appassionato di videogiochi. Dal 2013 realizza video su YouTube. Negli anni scopre di avere una particolare attitudine per le interviste, campo giornalistico a cui dedica la maggior parte del suo tempo.