L’uomo non può fare a meno di inseguire costantemente il fascino che ruota intorno alla scoperta dello spazio cosmico.
L’attrazione è così intrinseca nell’animo umano che molte delle arti conosciute sono state fortemente condizionate dalla volontà di conoscere il cosmo.
Tra queste non può mancare il mondo del cinema, anzi sarebbe stato strano se così non fosse: il mondo del cinema è pregno di tentativi di riproduzione di un universo che l’uomo conosce solo in piccola parte, la restante invece lascia spazio da una immaginazione ispirata che permette di realizzare opere che possono andare ben oltre le ricerche scientifiche conosciute.
Sebbene in molti casi i ragionamenti che ruotano intorno a svariate produzioni cinematografiche siano paragonabili a sofismi, il cinema fantascientifico attrae gran parte del pubblico cinematografico ed entra facilmente nei generi cinematografici più popolari. L’utilizzo di elementi scientifici immaginari ed ipotetici che generalmente ruotano intorno a teorie matematiche ormai consolidate, sono ben realizzate attraverso le apparecchiature tecnologiche innovative e aprono i confini dell’inventiva fino all’inverosimile.
È incredibile quanto singolare che gli albori del cinema siano stati caratterizzati proprio dalla realizzazione di opere fantascientifiche, quasi a dimostrazione che la curiositas, il desiderio di vedere, di sapere, per istruzione e amore della verità e della conoscenza, come stimolo intellettuale, sia stata così forte da provare a realizzare un cosmo basato sulla visione empirica della realtà.
Il cinema non fu esente dallo svilupparsi grazie alla letteratura: molte opere cinematografiche, ed ancora oggi è così, prendevano ispirazioni da libri più o meno celebri.
L’esempio più famoso è racchiuso nei gioielli artistici di Georges Méliès, Le Voyage dans le lune, film muto del 1902 e Voyage à travers l’impossible del 1904, i quali, oltre a rappresentare letteralmente i primi esperimenti di cinema fantascientifico, sono considerati pietre miliari del cinema e traggono spunto dai grandi scritti di Jules Verne. Il forte collegamento tra finzione e realtà propria di questo primo cinema è percepibile dal noto fotogramma che rappresenta la luna con un volto antropomorfo.
Come spesso accade, il cinema è stato fortemente influenzato da scelte politiche proprie del periodo storico vissuto, l’esplorazione spaziale non è stata esente da questo, anzi si può dire che uno dei periodi più tesi degli ultimi secoli come è stato quello della Guerra Fredda abbia contribuito a regalare capolavori cinematografici.
Negli anni dell’eterna lotta di supremazia tra USA e URSS, sicuramente la corsa allo spazio, e nello specifico alla luna, è stata tra gli investimenti più importanti della storia del mondo, oltre che un punto di arrivo importantissimo per la geopolitica mondiale dell’epoca.
Se l’Unione Sovietica aveva dato il via al programma Sputnik già nel 1948, gli Stati Uniti si fecero attendere a causa dei lavori di preparazione del programma Mercury, che partì definitivamente solo dieci anni dopo, nel 1958. In questo lasso di tempo si fece spazio il regista americano Irving Pichel che, nel 1950, diresse Destination Moon, fortemente influenzato dalle tensioni geopolitiche ed è un’opera che narra le vicende di un gruppo di astronauti statunitensi alla conquista della luna, seppur con la presenza di un potenziale nemico sul loro cammino posto a chilometri di distanza (l’Unione Sovietica per l’appunto).
Nonostante l’allunaggio dell’Apollo 11 avverrà nell’anno successivo, e precisamente il 20 luglio del 1969, il film che ha rivoluzionato il mondo del cinema è 2001: A Space Odyssey, film del genio Stanley Kubrick e film che vive nel futuro già prima di essere scritto: è pura filosofia cinematografica, trasporta in un mondo in cui la luna è già stata esplorata e il desiderio di conoscenza umana si spinge oltre le sue possibilità, cedendo inevitabilmente di fronte ad una (super)umanità propria dell’uomo ma senza gli strumenti sufficienti per comprenderla ed affrontarla pienamente. Lo psichedelico ciclo della vita raccontato attraverso il desiderio di spingersi sempre oltre.
La quasi naturale risposta sovietica al capolavoro di Kubrick fu Solaris, film del 1972 essenza del cinema metafisico di Andrej Tarkovskji ed altra opera concettualmente elevata che pone il protagonista in contrapposizione con sé stesso e lo sfida attraverso un’entità aliena a conoscere sé stesso.
Nonostante le teorie complottistiche che immaginavano coinvolto Kubrick in una realizzazione in studio del famoso allunaggio del luglio 1969 e quindi definendo false le immagini che oggi fanno ancora il giro del mondo, non vi è dubbio che da quel momento si siano fatti passi da giganti nella comprensione e la scoperta dello spazio cosmico.
Il cinema non è stato da meno e negli anni ha reso, anche grazie alle nuove tecnologie e l’utilizzo degli effetti speciali, sempre più realistico il concetto di viaggio nello spazio: l’esempio evidente risiede nella superba opera cinematografica di Alfonso Cuaròn, Gravity, film del 2013 considerato da molti il più realistico space movie mai realizzato.
Circa un anno dopo Christopher Nolan risponde con classe ed entra di straforo nella lista del miglior film di fantascienza mai realizzati dirigendo Interstellar, raccontando una struggente storia d’amore all’interno di un utilizzo, a tratti spropositato e surreale, di un’accuratezza scientifica non di poco conto.
In ultima battuta, non va dimenticato che negli ultimi anni le risorse tecnologiche in campo spaziale siano state investite nella ricerca di vita su Marte: il regista statunitense James Gray ha diretto nel 2019 Ad Astra, un viaggio fortemente introspettivo del protagonista in un universo di un Marte già pienamente scoperto e conquistato, regalando allo spettatore un profondo quanto sensibile spettacolo oculare, a dimostrazione che lo spazio rimane ancora un luogo da sfruttare al massimo per nutrire la costante volontà di immaginare e di creare.
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