Da che ho memoria la considerazione di giugno e luglio come “mesi di vacanza” è ampiamente cambiata. Ero piccola ed era un alternarsi di mare e giochi, sono cresciuta e si alternano solo i libri da studiare.
Che tu sia come me uno studente universitario, o un lavoratore, sei ben a conoscenza che giugno e luglio sono di vacanza solo per pochi privilegiati. Ma arrivato agosto chiaramente ci riconosciamo tra la gente: abbiamo stampato in viso una sorta di smarrimento. Da dove cominciamo? Cosa facciamo? Ma da che mondo e mondo, il primo problema da risolvere è l’abbronzatura (stop al bianco cadaverico) e il dilemma è mare o montagna? C’è chi si riscopre figlio di Heidi, e allora vada per le escursioni. C’è chi preferisce un tuffo in mare, in piscina, dovunque, basta che si trovi pace alla calura. C’è chi subisce l’influenza di Sampei e passa albe e tramonti a pescare, facendo tremare solo le sogliole. C’è chi va alla scoperta di fondali marini con la maschera di 5€ del marocchino (benedetti loro e le risate che regalano). Ci sono i festaioli del “quest’estate mi rovino“, e vai con schiuma party, feste in piscina, feste a tema come se non ci fosse un domani. E ci sono gli intramontabili che recuperano tutto quello che hanno rimandato durante l’anno. L’atto di ribellione di guardare un film o leggere un libro mentre in realtà dovresti studiare, adesso diventa un tuo diritto. E dal momento che non posso leggere tanto quanto vorrei, e soprattutto non posso leggere libri eccessivamente impegnativi, io l’estate mi concedo il lusso di leggermi una saga.
Suzanne Collins scrive Hunger Games partendo dall’osservazione di come in TV le immagini dei reality show e della guerra alle volte si confondano. La trilogia comprende: “Hunger Games”, “La ragazza di fuoco” e “Il canto della rivolta”.
I libri sono stati adattati, dalla Collins stessa, in 4 film. L’ultimo, infatti, è stato diviso in due parti e il capitolo finale sarà in sala a partire dal 19 novembre 2015.
La storia ha inizio quando Katniss Everdeen, per salvare la sorella Primrose, si offre volontaria per gli Hunger Games. I giochi della fame sono un memorandum della forza di Capitol City per i 12 distretti che osarono ribellarsi contro di essa. Capitol City è la capitale dello stato fittizio di Panem, è una città dove regna lo sfarzo, l’abbondanza, il lusso più trash e il tutto è in netta contrapposizione con la situazione dei 12 distretti dove la situazione peggiora con il decrescere dei numeri. Katniss proviene dal 12° distretto e provvede al mantenimento della famiglia dopo la morte in miniera del padre. Faticano a tirare avanti, la loro è una vita di privazioni, dove quel po’ che hanno deve bastare e devono essere anche grato di averlo. Il giorno in cui osarono alzare la testa e ribellarsi vennero puniti. A ricordare loro di tenere sempre chino il capo ci pensano gli Hunger Games, visti dai distretti come una disgrazia, dai cittadini come passatempo e divertimento. Consistono nel selezionare un ragazzo e una ragazza da ogni distretto, prepararli alla lotta, chiuderli in un’arena e aspettare che ne sopravviva uno.
Negli Hunger Games bisogna uccidere per sopravvivere e se non qualcuno non vuole uccidere ci pensano gli strateghi, che controllano l’arena, a condurre in scelte difficili o in alternativa ad eliminare per il divertimento del pubblico.
I tributi scelti vengono seguiti da un mentore, dispongono anche di uno stilista, di una troupe che provvede alla loro cura.
La frivolezza che si scontra con la crudeltà di un gioco dove l’odore del sangue è onnipresente. L’aspettativa del colpo di scena che stride con la paura di chi nell’arena sa che ne sopravviverà uno.
La risata sguaiata di chi guarda gli Hunger Games e l’orrore di chi uccide per paura,rabbia o pietá. La forza di Capitol City che vacilla con l’ingresso di Katniss Everdeen nell’arena.
“Benvenuti ai 74° Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore”.