Quella vita che ci manca

La parola famiglia è così radicata in noi che difficilmente vi prestiamo attenzione. Se per esempio ci chiedessero di descrivere la nostra famiglia, chiunque avrebbe di che rispondere. Se invece, schiettamente, ci chiedessero: “E tu hai una famiglia? ” rimarremmo lì per lì attoniti. È scontato. È naturale come avere caldo d’estate e freddo d’inverno. Ecco… precisamente penso sia questa certezza la più grande fortuna del nostro secolo.


“Ohana vuol dire famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato“. 

Ok, la famiglia alla “Mulino Bianco” o alla ” Bastoncini/Sofficini Findus” (che a mio avviso viene altamente sottovalutata) non esiste. E, diciamoci la verità, se esistesse farebbe abbastanza impressione. La mattina la voglia di sorridere è pari a zero, figuriamoci di parlare, e il caffè non va condiviso… è una solitaria ancora di salvezza contro il male di vivere mattutino!
Molto spesso è proprio impossibile realizzare questo quadretto felice che ci propinano in tv. Il lavoro, l’assenza di lavoro, lo stile di vita ci impongono ritmi familiari differenti da casa a casa. E questi ritmi, alle volte, ci stanno pure stretti.
La felicità del bambino alla prima uscita con gli amici senza mamma e papà che ossessionano di “stai attento!“; del ragazzo alla prima gita scolastica dove passa la notte a ridere e scherzare con gli amici e non vorrebbe tornare più; dello studente fuori sede la prima volta che va a fare la spesa da solo e si sente indipendente.. Però poi accade che il bimbo si fa male e piange chiamando la mamma; che il ragazzo in gita  si alza in un letto che non è il suo e in una stanza che non ha l’odore di casa; che arriva la domenica e allo studente fuori sede prenda la nostalgia di quel manicomio che è la sua famiglia… Siamo fortunati. È questa la verità assoluta. E non c’entrano i soldi o l’essere “bamboccioni” o no. Siamo fortunati perché abbiamo un posto in cui tornare, un profumo che sa di casa. Possiamo girare in casa in una maniera impresentabile al resto del mondo, perché siamo sempre a nostro agio. Perché non dobbiamo nascondere le nostre piccole “manie”. Per essere insopportabili, ma comunque sempre compresi.

Poi ci sono le famiglie che ci creiamo. Quelle che non sono nate per vincoli di sangue ma per scelta, per chimica, per caso, per fortuna o sfortuna (dipende dalle situazioni). Quelle che non si danno per scontate ma che ci proviamo a farle funzionare. Quelle dove siamo liberi di raccontare tutto. Quelle che un consiglio lo ricevi sempre…pure non richiesto. Quelle dove cerchi di costruire qualcosa insieme. E “Venti” è un po tutto questo.


Libro del mese è “Quella vita che ci manca” di Valentina D’urbano, scrittrice e illustratrice romana.

La “Fortezza” è il quartiere da cui chiunque vorrebbe scappare. È un posto con regole e rumori propri. Desolazione, criminalità, emarginazione. .. questa è la Fortezza e la gente “perbene” se ne tiene alla larga. Qui abitano i quattro fratelli Smeraldo, nati da tre padri diversi.
Mamma ormai ha i buchi nei denti e la ricrescita sui capelli biondi. La vita non è stata gentile con lei, scelte sbagliate e sfortunate, ma lavora onestamente.
Anna è la primogenita; ha solo 30 anni ma è già destinata a rimanere zitella. Nessuna speranza, nessuna aspettativa. Si prende cura dei fratelli e della casa. E questa diventa la sua unica ragione di vita.
Poi c’è Vadim : la mentalità di un bambino in un corpo di uno splendido ventenne.
Colonna portante della famiglia è Alan, burbero, arrogante, sprezzante, ferocemente attaccato alla famiglia che deve rimanere unita.
Il più piccolo dei fratelli Smeraldo è Valentino, l’unico nato perché voluto, l’unico che nonostante l’amore viscerale per la famiglia vorrebbe fuggire, scordarsi quella miseria. Andarsene via con Delia. Lei bellissima, “ma te ne accorgi solo al secondo o terzo sguardo“; lei, estranea alla Fortezza. Ed è proprio questo quartiere la causa della gioia e del dolore per Valentino.
La consapevolezza di non poter abbandonare la tua famiglia, perché quando non hai nulla, nemmeno la certezza di una casa, agli affetti ti ci attacchi anche con i denti e quel poco che hai si divide. Ma cosa succede se tutto questo non basta più, se per essere veramente felici c’è bisogno di altro, di qualcuno che comprenda e accetti le tue mancanze e con dolcezza tenti di riempirle? Cosa succede quando due amori diversi ma altrettanto forti si scontrano?