Ricordo ancora la prima volta che tornai a casa dopo mesi di assenza. Avevo 19 anni ed avevo trascorso il mio primo autunno interamente fuori casa, all’università. Ricordo che per la prima volta, in tutta la mia vita, sentii il profumo di casa mia. L’odore del mare, del giardino e del vento. Una combinazione speciale. Incredibile che avessi dovuto aspettare 19anni per sentirlo.
I nostri sensi si abituano agli stimoli. Ti accorgi che indossi un orologio, una collana o un anello solo inizialmente, quando per la prima volta vieni in contatto con la nuova sensazione.
Il nostro corpo preferisce spendere risorse ed energie per evidenziare tutte le nuove sensazioni, piuttosto che ricordarti altre con cui sei sempre in contatto e che quindi già conosci.
L’abitudine, biologicamente parlando, ha quindi una sua utilità.
Tuttavia, essa diviene pericolosa quando applicata alla vita, portandoci a dimenticare sensazioni e sentimenti.
I primi baci e i primi abbracci, le prime coccole e le prime passioni: viviamo ogni istante di quei momenti, dal primo all’ultimo.
Poi, col tempo, tutto cambia.
Un bacio passa inosservato, i regali sono atti dovuti e “dormire abbracciati” diventa una stupida routine. Ci abituiamo a tutto, ad ogni incantevole gesto.
Sarebbe bello riuscire a meravigliarsi sempre di ogni sua attenzione, ad avere la tachicardia durante ogni vostro bacio, ad essere sorpresi di riceve un suo regalo, una sua lettera, un suo messaggio.
Sarebbe bello non dover aspettare la lontananza, la nostalgia o la separazione per capire che quei gesti che adesso desideriamo in realtà ci hanno sempre circondato, che quei gesti che ora rivivremmo da capo li abbiamo sempre fatti passare, come se non li avessimo mai percepiti.
Sarebbe bello ritornare ogni giorno a casa, sorprendersi di quanto sia dolce il profumo che emana, di quanto sia magnifico il mare che la costeggia, di quanto sia armonioso il giardino che la circonda.
Non aspettate: respirate a pieni polmoni ogni storia, raccogliete ogni suo profumo.