In cerca di una fresca lettura estiva, ho recentemente scoperto il meraviglioso saggio neurologico scritto dallo scienziato britannico Oliver Sacks, dal titolo “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.
Pubblicato nel 1985, in esso vengono riportate alcune delle esperienze cliniche di pazienti con lesioni encefaliche di vario tipo. Tutte accomunate dall’aver prodotto comportamenti bizzarri e imprevedibili in chi ne era affetto. Tanto ilari da meritare un manoscritto che ne narrasse le gesta.
Il più esemplificativo, tanto da dare il titolo al saggio, è il caso di un uomo che cominciò progressivamente a non riuscire a dare un significato a tutto ciò che vedeva, confondendo le proprietà e le funzioni di oggetti e persone, fino ad arrivare, al termine di una delle sedute, a scambiare la testa di sua moglie per un cappello e tentare di “indossarla”.
True story. La cosa più sorprendente e affascinante di tutta la faccenda è che l’uomo non soffrisse di alcun deficit visivo diagnosticato, anzi pare avesse una vista molto sviluppata. Era perfettamente in grado di riconoscere i singoli oggetti che gli si sottoponevano, ma semplicemente non riusciva ad associare ad essi la giusta funzione.
Nella malcelata ambizione di comparire un giorno in un saggio di analogo tenore e tematica, non ho potuto fare a meno di notare delle preoccupanti analogie con la tribolata stagione di Serie A 2019/2020 della Juventus.
Comprese le difficoltà di essere davvero competitivi in Europa giocando un calcio tattico e situazionista, la dirigenza bianconera ha infatti esonerato Massimiliano Allegri per affidarsi ad un allenatore – titoli alla mano, molto meno vincente – che però privilegia un approccio strategico e corale nell’impianto di gioco, che risponde al nome di Maurizio Sarri.
Tutto molto bello…in teoria. Già, perché passando per la transizione a dir poco traumatico dalle marcature a uomo a quella a zona (ndr. Quest’ultima adottata da tutte le grandi squadre d’Europa. Buongiorno Serie A!) fino alla palese incapacità di palleggio di tutti i centrocampisti in rosa, ci si accorge ben presto che la squadra semplicemente non gira come auspicato. E la cosa non mostra segni apprezzabili di miglioramento nel corso dell’intera competizione.
Imbarazzanti le scene del tecnico che si sgola per 90 minuti urlando <<facciamo girare la palla>>, tra un mozzicone di sigaretta feticcio ed un altro, mentre sugli schermi si susseguono per i tifosi scene esilaranti di passaggi sbagliati, svarioni difensivi e sguardi sgomenti degli stessi giocatori. Non c’è verso di far attecchire il seme del bel gioco nella squadra.
La verità è che il progetto del bel gioco semplicemente non può funzionare se hai investito ogni ambizione di crescita in una costosissima stella cadente che deve giocare ogni minuto, tirare in porta sempre lei ed avere almeno 4 compagni di squadra “satellite” che si muovano nel modo giusto affinché ciò accada, pena una terribile reprimenda che fa il giro del Pianeta in un istante.
La dirigenza bianconera ha pensato erroneamente che per portare in scena il bel gioco allo Stadium fosse sufficiente cambiare l’allenatore, senza mettere mano in modo consistente alla rosa.
Insomma, come il paziente del Dott. Sacks i vertici della Juventus sono stati perfettamente in grado di stimare il valore (alto!) della rosa, ma non sono minimamente riusciti a comprendere come le caratteristiche dei calciatori fossero del tutto incompatibili con il gioco corale che si chiedeva a Maurizio Sarri.
C’è voluto indubbio coraggio per dare vita ad un progetto tutto nuovo dopo otto anni consecutivi di vittorie e trofei, questo è innegabile. Ma ad una dirigenza seria si richiede di soppesare con grande attenzione gli ingredienti necessari a raggiungere un determinato obiettivo.
Proseguendo con l’analogia, così come l’uomo del libro scambiò la moglie con il cappello e provò ad indossarla, la Juventus ha scambiato l’allenatore con la rivoluzione pensando che bastasse ad ottenere un bel gioco e mostrando un preoccupante pressapochismo che pesa sulle prospettive future della squadra.
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei ventenni di lunedì 24 agosto 2020
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