Ogni anno, il 12 agosto, si celebra la Giornata Internazionale delle Gioventù. È la giusta occasione per richiamare l’attenzione dei giovani verso la comunità internazionale: il loro ruolo in questa è predominante, perché è ad essi che è affidata la costruzione della società moderna. La giornata fu istituita il 17 dicembre 1999 con risoluzione 54/120 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di enfatizzare l’importanza della partecipazione dei giovani alla vita, ai mutamenti politici, economici e sociali ed è animata da una serie di eventi, organizzati in modo indipendente in tutto il mondo, che fanno capo a un tema comune. La celebrazione assume quindi la forma di discussione universale, equa ed unanime in cui le voci, le azioni e le iniziative dei giovani sono, di anno in anno, il punto di partenza per una metamorfosi sociale.
Il tema del 2020, “Youth Engagement for Global Action”, rimarca i modi attraverso cui i giovani possono impegnarsi nelle piccole realtà locali e come questo abbia un ampio riflesso nell’intera comunità internazionale.
La riflessione nasce dalla presa di coscienza che l’incremento della rappresentanza giovanile nelle politiche ed istituzioni locali e nazionali apporta un rafforzamento delle capacità del sistema internazionale di agire rispetto alle pressanti sfide del nostro tempo. Sicuramente i due esempi più lampanti sono rappresentati dall’epidemia di Covid-19 e dal cambiamento climatico. In quest’ottica, gli interventi necessitano di un coinvolgimento globale, secondo iniziative che richiedono la partecipazione dei giovani. In questo mondo tecnologico, le azioni si realizzano molto spesso attraverso i social: non a caso, tutto il mese di agosto è interessato dalla campagna #31DaysOfYOUth. Corre sui social l’hashtag che invita, in questo gioco di parole, a essere giovani attivi che celebrano ogni giorno il loro impegno nelle realtà globali promuovendo una discussione internazionale.
L’epidemia da Covid-19 colpisce tutti i segmenti della società. Soprattutto i giovani, che sono la porzione attiva della popolazione, giocano un ruolo chiave nella diffusione e gestione della pandemia. Infatti, è notizia di questi giorni che molti dei rientri in Italia di comitive di ragazzi provenienti da Paesi vicini abbiano determinato un aumento di casi di coronavirus. Allo stesso tempo, è anche vero che i giovani sono maggiormente intaccati dalle conseguenze della pandemia e per molti di loro si presenta ora il problema di vedersi lasciati indietro dai sistemi educativi, dalle minori opportunità economiche, ma anche si avverte una carenza in termini di benessere fisico e psichico, tutto ciò in un momento critico della loro vita, di crescita e sviluppo. La pandemia globale ha dato sfogo a una società moderna, per alcuni termini non abbastanza tecnologica per come la si pensava. In molti Paesi si stima che i ragazzi non siano stati in grado di completare gli studi, impossibilitati dalla Covid-19 e dalla necessità di avere strumenti che permettessero un accesso stabile a Internet e quindi alla didattica a distanza. Queste interruzioni nella istruzione di un giovane, per tempi incerti, possono avere un impatto negativo sull’apprendimento. Se si pensa poi ai paesi più poveri o a realtà in cui ci si affida all’istituzione scolastica anche per il sostentamento nutrizionale e sanitario, allora, il quadro si incrementa di valori numerici più elevati.
L’emergenza sta marcando sempre più le differenze sociali e culturali, discorso impossibile in una società moderna che dichiara l’eguaglianza di ogni persona. Nasce quindi la necessità di muovere una discussione, proprio in occasione del 12 agosto, per portare alla luce queste discrepanze e sollecitare i governi a garantire la continuità dell’apprendimento attraverso la promozione di soluzioni tecnologiche e non solo. In quelle realtà dove esiste un più definito divario digitale, si potrebbe sostenere la fornitura di testi anche cartacei, reti cellulari o qualsiasi altro materiale di apprendimento a distanza, che consenta alle famiglie di sostenere il processo educativo senza la necessità dell’intermezzo digitale. I giovani sono soggetti vulnerabili e particolarmente a rischio di Covid e dei suoi impatti. Giovani disoccupati, migranti, emarginati, con disabilità, lavoratori part-time, di diversi orientamenti sessuali e di identità di genere, con normali condizioni di salute fisica o mentale: tutti affrontano sfide e necessitano di una maggiore tutela per l’accesso ai servizi di protezione sociale, economica e sanitaria.
Numerose sono le richieste, ma anche notevoli sono le risposte che proprio i giovani hanno dato. Non è noto come la malattia colpisca i giovani, ma è importante assumere la capacità di prendere le proprie decisioni in materia di responsabilità della propria salute e di quella degli altri. Un ruolo chiave lo ha quindi l’educazione sanitaria e in particolare ci si può riferire al Programma mondiale di Azione per i Giovani (WPAY) che ha il compito di garantire servizi ed interventi sanitari che soddisfino le esigenze dei giovani. Contemporaneamente, sono fondamentali le informazioni diffuse. La promozione della salute pubblica si basa sul contrasto alla disinformazione online. I governi, attraverso le organizzazioni giovanili ma anche gli stessi ragazzi testimoniano e garantiscono la corretta diffusione di informazioni sulla salute pubblica. I giovani nell’emergenza si sono adoperati come promotori di corretti comportamenti da adottare, attraverso i social media con modi coinvolgenti quali video per spiegare un efficace lavaggio di mani o la giusta distanza sociale da adottare per salvare più vite umane. In più in tutto il mondo, onlus e gruppi di giovani si sono messi a disposizione – volontaria – per iniziative di sostegno alle popolazioni a rischio o colpite più gravemente dalla pandemia. Hanno anche visto la luce startup innovative, guidate da giovani che hanno proposto soluzioni efficaci per affrontare il COVID-19.
Notevole incidenza, anche in periodo Covid -19, la hanno avuta le voci dei ragazzi che aderiscono a Friday For Future. È un movimento globale, coinvolge migliaia di studenti di tutto il mondo che ogni venerdì scendono in piazza per manifestare contro il riscaldamento globale. È nato dall’azione di Greta Thunberg, che nell’estate del 2018, ha preso posizione, davanti al Parlamento svedese, contro la politica di indifferenza adottata nei riguardi della crisi climatica. La risposta al video appello di Greta è stata quella di una mobilitazione globale spontanea. Non potendo scendere in piazza, ma avendo sempre voglia di fare sentire la propria voce, l’onda dei ragazzi di Fridays For Future ha dato vita, attraverso la tecnologia, al #GlobalDigitalStrike, una campagna unitaria di mobilitazione digitale per cambiare il mondo dalla propria stanza.
Il collante che dà voce a queste proposte sono eventi quali la Giornata Internazionale della Gioventù: l’occasione della rinascita, della “chiamata alle armi” dei giovani che possono con le azioni concrete, mettere mano al loro futuro.