Il treno Genova Milano è il simbolo di tante ordinarie discriminazioni

Il recente episodio accaduto sul treno regionale veloce Genova-Milano, dove un gruppo di ragazzi con disabilità è stato costretto a scendere dal mezzo, avendo trovato i posti occupati, ha fatto salire agli onori della cronaca, come accade solo di rado, i temi dell’accessibilità, della fruibilità dei servizi e in generale dei diritti delle persone con disabilità.

L’episodio va analizzato su diversi piani: il primo è quello del sopruso subito dai ragazzi che non hanno potuto usufruire dei posti a loro regolarmente assegnati che sono stati indebitamente occupati da altri passeggeri. Ci sono le responsabilità di Trenitalia che non è riuscita a rendere reale il diritto alla mobilità da parte delle persone con disabilità su base di uguaglianza così come sancito dalla Convenzione ONU.

Le responsabilità della compagnia risiedono anche nel non aver garantito all’interno del bus sostitutivo servizi igienici e assistenza adeguata all’arrivo, così come dichiarato dalla guida dell’associazione Accadde che ha accompagnato i ragazzi in gita.

Altro elemento da mettere in risalto è la vandalizzazione del vagone da parte di teppisti che, a quanto si apprende, ha creato forti disagi a tanti passeggeri e reso il treno molto affollato. Anche gli esecutori dell’atto vandalico vanno individuati e richiamati alle loro responsabilità.

Come vediamo, quindi, l’episodio può essere analizzato su vari livelli. Tralasciando però per un attimo il singolo fatto, su cui va fatta assoluta chiarezza e dove anche la Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) si è posta in prima linea per fare piena luce  e si è detta disposta, se necessario, a costituirsi parte civile in un processo, questo ci dà l’occasione per fare una riflessione più ampia su quanti diritti delle persone con disabilità non vengono ancora rispettati, soffermandoci solo al tema dell’accessibilità e del trasporto pubblico.

Pensiamo al livello di accessibilità dei servizi per le persone con disabilità che troviamo attualmente a Roma. Riportiamo perciò qualche dato da una accurata indagine portata avanti di recente dai Giovani Democratici locali inerenti il II Municipio. L’analisi, pubblicata il 30 marzo e già nelle mani dell’assessore capitolino Eugenio Patanè, ci dice che 3 fermate della metro su 7 non sono oggi accessibili in ascensore, sono guasti 10 ascensori su 24, e potremmo continuare parlando delle difficoltà nel prendere un tram o un bus nella capitale.

Quanti di questi episodi di ordinaria discriminazione vengono trascurati o, quando sono conosciuti, non risolti? Quante immagini vengono diffuse da attivisti o semplici cittadini che dimostrano l’inadempienza delle pubbliche amministrazioni nel rendere concreto il diritto alla mobilità delle persone con disabilità, non solo motoria?

Sono davvero tante le difficoltà che una persona che abbia una qualunque difficoltà di movimento dovuta a condizioni di disabilità fisiche, sensoriali o di qualunque altro tipo si trova ad affrontare nelle nostre città; difficoltà causate spesso anche solo da una mancata ordinaria manutenzione stradale o dalla mancanza di scivoli e percorsi tattili.

Quello che possiamo augurarci dopo il grave episodio accaduto sul treno Genova- Milano, oltre ad un veloce accertamento delle responsabilità, è che questo serva da monito per una attenzione costante e concreta al tema dell’accessibilità per tutti, avendo ben presente che ogni volta che ciò non accade siamo di fronte a una discriminazione. La Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, infatti, parla di pari diritti su base di uguaglianza con gli altri.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni