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Il pensiero di chi non vede e sta vivendo con la paura di ricadere nell’emarginazione

L’arrivo improvviso e inatteso del Coronavirus ha portato noi non vedenti ed ipovedenti ad indietreggiare di diversi anni, allorquando i ciechi non socializzavano e non erano parte attiva della società.
Con gli anni, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, con le sue battaglie combattute sull’intero territorio nazionale, ha fatto sì che oggi il disabile visivo sia parte attiva all’interno della nostra società: all’indomani della Fase 2 e, nello specifico con le modalità che ci si appresta a dover rispettare, continuerà ad essere così?

Per noi persone cieche non sarà un vero e proprio ritorno alla libertà in cui ricominceremo, sebbene gradualmente, a svolgere le nostre attività quotidiane, poiché dal 07 Marzo 2020 – dal giorno in cui fummo tutti privati provvisoriamente della nostra libertà – la nostra vita è cambiata e con queste righe vi spiego il perché.

Purtroppo bisogna soffermarsi su alcune pratiche e accorgimenti che alle persone vedenti sono sconosciute, abitudini che riescono a garantire la mobilità e l’autonomia di chi è affetto da problemi visivi, pratiche che per far diventar nostre, noi non vedenti studiamo per anni attraverso corsi di orientamento e mobilità, così da poter vivere la nostra vita in totale autonomia e libertà, diritto di ogni uomo.

L’orientamento e la mobilità di chi non vede, dicevo, funziona dando importanza a molte cose che se pur assurde per i normodotati, per noi risultano essenziali affinché si ci possa muovere in sicurezza senza finire contro un muro o sotto una macchina.

Udito, olfatto e tatto sono le tre parole magiche, sensi fondamentali che ci permettono di svolgere le azioni quotidiane. Sì, perché attraverso l’udito noi ci orientiamo e riusciamo a capire dove ci troviamo in quel momento e, quindi, anche il percorso da seguire. Anche l’olfatto è per noi fondamentale, perché qualsiasi odore in un preciso punto della strada può essere un importantissimo punto di riferimento e, se associato all’udito, ci consente di capire se il nostro percorso è giusto o meno. Attraverso esso, noi persone non vedenti riconosciamo la vicinanza di una persona, identifichiamo una zona a noi familiare. Il tatto, invece, per chi non lo sapesse, sostituisce la vista: le nostre dita, pertanto, diventano i nostri occhi attraverso cui leggere, accedere ad informazioni in Braille e a tutti i caratteri in rilievo. 

Questi tre sensi, dunque, prendono il posto degli occhi: non per nostra scelta, un po’ come lo stesso sistema dei Pipistrelli, ci muoviamo e orientiamo attraverso il ritorno delle onde percepite appunto dai sensi citati sopra.

Ecco perché questa tanto attesa fase due – restitutiva della nostra libertà – se non si considerano alcuni accorgimenti sull’uso di guanti e mascherine, rischia di farci ricadere in una sorta di terribile emarginazione sociale. Allora per noi non ci sarà nessuna fase due, ma sono un drastico ritorno alla reclusione. 

L’utilizzo dei guanti per noi significa essere bendati, la mascherina per chi si muove in autonomia con bastone bianco o cane guida, si rivelerà un impedimento per poter avere quell’aiuto e quelle informazioni che ci danno l’olfatto, l’udito e che ci servono per poterci orientare.

Concludo con l’essere pienamente d’accordo con il rigore e le regole per evitare contagi e quant’altro si possa fare per sconfiggere questo Virus, ma il mio appello alle autorità è quello di non dimenticarsi noi, di tener conto anche della nostra libertà e dei nostri bisogni, e per bisogni intendo la nostra autonomia e libertà.

Inoltre, mi appello anche alla comprensione delle forze dell’ordine quando si cerca di spiegare loro le motivazioni per cui non si indossano guanti e mascherina perché ciò non vuole essere assolutamente una forma di protesta o un non voler rispettare le regole ed essere diverso.

Agostino Marzella

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