Il femminismo è roba da terroni

Intervista a Claudia Fauzia: La Malafimmina che lotta per i diritti delle donne del sud Italia

Claudia Fauzia è “La malafimmina” che tramite i suoi profili social parla ogni giorno di femminismo e questione meridionale, due argomenti apparentemente lontani che possono davvero fare la differenza per le donne del sud Italia. Quando le chiedo perché abbia scelto il nome “La malafimmina”, mi dice in siciliano:

Bona fimmina è chidda ca ‘un parra…e io bona fimmina ‘un ci pozzu esseri

Perché stare in silenzio a subire la cultura patriarcale non è più possibile per moltissime donne del Sud, le cui condizioni sanitarie, lavorative e sociali richiedono una presa di posizione immediata e capillare, da parte della comunità e delle istituzioni stesse. Gli ultimi tempi hanno reso evidente che non si può parlare di un approccio femminista omogeneo e unitario quando si tratta del meridione. Il percorso di studi seguito da Claudia le ha permesso di avere una prospettiva più ampia e completa del movimento femminista e, a tal proposito, racconta della sua formazione: “Sono nata e cresciuta a Palermo fino ai 18 anni, in seguito ho fatto la mia prima esperienza all’estero in Colombia grazie al progetto Intercultura. Progetto che mi ha portato poi sempre lontano dalla mia città, ispirandomi a fare sempre più esperienze fuori dall’Italia. Dopo la triennale, ho iniziato a frequentare la magistrale sugli Studi di genere a Bologna, per poi concluderla a Granada. Frequentavo ancora quando è iniziata la pandemia, per cui ho deciso di tornare in Sicilia e laurearmi online, come molti. Una volta tornata, ho deciso di rimanere a Palermo e occuparmi del progetto La malafimmina.”

Le esperienze a contatto con diversi Paesi non le hanno fatto dimenticare le sue origini, anzi le ha permesso di vederne bene le ingiustizie, ma anche il grande potenziale. “Tornata in Sicilia, ho notato una situazione differente rispetto al contesto bolognese e spagnolo. In particolare, il movimento femminista bolognese, per quanto fosse legato alle lotte operaie e quindi alla questione classista, sentivo che non dava la stessa rilevanza alla questione meridionale.”

Dopo l’episodio che ha visto l’influencer “economista” Imen Jane, lombarda, trattare con classismo e sufficienza la forza lavoro di Palermo con cui si interfacciava, pubblicando sul suo seguitissimo profilo Instagram i “consigli” che l’amica Francesca Mapelli dispensava incurante del contesto socio-economico del luogo, su internet non si sono sprecate le voci oltraggiate.

Per prima, la voce di La malafimmina, che ha colto l’occasione per non indirizzare una campagna d’odio contro il personaggio web, ma per educare sul problema dell’anti-meriodionalismo, ad oggi ancora estremamente sottovalutato. “Ho parlato dell’argomento di recente con Officina Femminista, un gruppo femminista casertano, in una assemblea virtuale dal nome “Femminismo terrone”. Sul profilo Instagram è possibile trovare le motivazioni di questo incontro, ossia che sono tuttз figliз di una questione meridionale che porta con sé tutte le precarietà e differenze sociali, a partire dalle possibilità di accesso alla cultura e al lavoro.

Al Sud ci sono molte realtà che fanno tanto per il territorio e per le donne, ma volevo impegnarmi per far emergere la voce di quest’isola dal punto di vista femminista, perché il lavoro – anche istituzionale – che quelle realtà portavano avanti rimaneva spesso chiuso tra le mura di una città o, peggio, di un quartiere”.

A tal proposito, per Claudia Fauzia, il cui femminismo intersezionale vuole vedere ogni individuo partecipare e contribuire alla realizzazione di un mondo più equo per tuttз, le iniziative da portare avanti in tal senso sono due: “Serve che ci sia iniziativa istituzionale, ossia richiedere servizi efficienti, creare condizioni lavorative eque e soprattutto migliorare i servizi sanitari rivolti alle donne. La seconda iniziativa riguarda, invece, l’attivismo femminista: serve che si crei una rete tra persone e gruppi che si occupano di diritti civili e sociali, per formare un vero e proprio gruppo di pressione politica. Solo in questo modo potremmo davvero cambiare le cose e io mi sto già attivando per farlo nella mia terra, contattando gruppi femministi e dando loro più eco possibile.”