Probabilmente quelle del 26 gennaio scorso sono state fra le elezioni più importanti cui la nostra Regione sia mai andata incontro, almeno se contestualizzate al momento storico attuale che vede la Calabria e i calabresi dinanzi a un punto cruciale, una resa dei conti finale che potrebbe determinare molto del suo futuro.
La sfida elettorale alla fine ha visto la vittoria di Iole Santelli, residente a Roma – dunque, non votante nella nostra regione – da una vita in politica al fianco di Berlusconi, che nonostante tutti gli scivoloni presi durante, e prima, della campagna elettorale – dal “progetto Isis”, ai neri “fortunati perché non si devono truccare”, fino alle dichiarazioni sconcertanti del suo padrino politico, cui poi ha dedicato la vittoria – è riuscita ad ottenere un successo eccezionale, resuscitando persino Forza Italia, ora primo partito della coalizione di centrodestra nella nostra regione, oramai sul filo della soglia di sbarramento a livello nazionale.
Passando però le elezioni alla lente d’ingrandimento, il quadro che ne viene fuori appare tutt’altro che confortante. Il vero vincitore delle recenti elezioni calabresi infatti è l’astensionismo, che si attesta come nella precedente tornata elettorale a quota 56%; e il dato assume contorni ancora più drammatici ove si guardi al voto dei giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni dove l’astensione si attesta oltre il 60%.
È davvero scoraggiante pensare che, ad esempio, in Emilia, una regione tra le punte di diamante di questo paese, la gente avverte così tanto la responsabilità civica del voto da recarsi in massa alle urne, nonostante in un certo senso non vi sia nulla da cambiare, nulla di quanto non migliorerebbe seguendo il corso normale delle cose; mentre invece, in Calabria, una ragione tutta da rifare, dove la necessità di un cambiamento assume i caratteri di un’impellenza oramai improcrastinabile, il corpo elettorale diserta, non si esprime, rimanendo come trincerato in un silenzio assordante che ha il sapore dell’indifferenza. Un’indifferenza però che diventa ancora più disarmante quando diventa la modalità di espressione della popolazione giovanile di questa regione. E cioè di coloro che per natura, oltre che per la fragilità di quei legami con certa mentalità tanto vecchia quanto insuperata tipica del popolo calabrese, dovrebbero essere i contenitori per antonomasia dei sogni, avendo naturalmente una vocazione al cambiamento, evidentemente ora disincantata, disinteressata, svuotata delle sue speranze più profonde.
Ne è una dimostrazione il fatto che il voto dei giovani si sia perlopiù orientato verso le liste civiche (circa il 42%), a testimonianza della mancanza di appeal che i partiti, e la politica più in generale, oramai riescono a instillare nella popolazione giovanile. D’altronde verrebbe da chiedersi perché i giovani dovrebbero votare per partiti politici che da anni e anni oramai presentano e ripresentano le stesse persone, gli stessi volti, sotto l’insegna cambiamento? Perché ci dovremmo fidare di chi ha ripetutamente infranto le proprie promesse, lasciandoci per di più in eredità una regione senza presente e, salvo miracoli, senza futuro? Cosa resta ad una regione senza sanità, senza infrastrutture, senza lavoro, senza giovani? Cosa resta di una regione senza speranze?
Il compito che spetta a Iole Santelli pertanto è tutt’altro che semplice. Dovrà conquistare la fiducia di coloro che da questa terra non vorrebbero andarsene ma sono costretti a farlo, la parte più difficile e al tempo stesso la spina dorsale della regione del futuro. Anzi, in realtà Iole Santelli dovrà conquistare la fiducia di tutto l’elettorato calabrese, anche il proprio, visto che stando ai voti dati dagli elettori soltanto al candidato alla Presidenza, senza indicazione ulteriore a liste e candidati al consiglio regionale, la Santelli appare solo la terza più votata ( 4.887) dietro a Carlo Tansi (9.842) e soprattutto a Pippo Callipo ( 17.556) , vero antagonista elettorale nella corsa alla Presidenza; segno che ove vi fosse stato il voto disgiunto probabilmente la Santelli avrebbe fatto molto più difficoltà a scamparla. Per il resto c’è poco da aggiungere, la destra in coalizione vince e convince, almeno in campagna elettorale, mentre la sinistra, civica e non, si dimostra insuscettibile di cambiamento: c’è sempre qualcuno che si sente più a sinistra degli altri, e intanto si perdono le elezioni. In ultimo, sarà il caso di dare le condoglianze a Grillo oppure il suo MoVimento non si sarà presentato di sua spontanea volontà alle elezioni?