Fronte comune dei giovani nella lotta per la rivendicazione dei diritti

I giovani sono in lotta per una situazione sociale che è al collasso. Ciò che manca è il diritto alla salute, concetto definito dall’organizzazione mondiale della sanità come: “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità”. Nonostante i considerevoli progressi fatti dall’uomo per migliorare le condizioni di vita nel mondo, abbiamo imparato che esiste uno stato di estrema disomogeneità che grava piuttosto intensamente sulle classi deboli della società. Di fatto, in modi differenti il grido è unanime di generazione in generazione. Quello che manca è forse l’uniformità del processo comunicativo che talvolta stenta ad essere efficacemente proposto e promosso.

Tra adulti e nuove generazioni si stabilisce, in tal senso, un profondo divario per mancanza degli strumenti piuttosto che, della volontà a fare fronte comune. Lo denunciano gli stessi attivisti che militano da tempo nella difesa dei diritti umani: <<Non sempre siamo dei buoni comunicatori e soprattutto tendiamo a convincerci che esistano dei tecnicismi e delle settorializzazioni dalle quali non è possibile prescindere. Invece, se sfondassimo il muro della compartimentazione riusciremmo a raggiungere larghe fasce di giovani che sono tanto attenti ai temi del sociale. Poniamo il caso di Friday for Future, il movimento dei venerdì per il futuro che da due anni sono riusciti a portare in piazza oltre sette milioni di persone in più di cento Paesi. Un movimento fresco la cui tematica potrebbe contribuire a creare la trasversalità d’intendi capace di muovere tanti nella lotta alle ingiustizie umanitarie e sociali>>.

È sì una pecca delle vecchie generazioni ma è anche una sfida a riprogrammare le azioni sulla base dell’approccio con la new age. Uno dei modi per richiamare giovani – dicono gli stessi – è quello di sentirsi coinvolti attraverso la realizzazione di iniziative nelle quali viene chiesto loro di confrontarsi tra le generazioni, di ascoltare le storie e le vicende perché sono proprio le rappresentanze e la memoria a costituire dei momenti di aggregazione. In questo processo di sensibilizzazione formativa, poi, è necessario non far venire meno la formazione. Nell’attuale contesto storico si è bombardati da notizie e da informazioni al punto da estromettere dalla propria pratica quotidiana la capacità di creare approfondimento, interrogarsi sui fatti. Ed in questo molte delle vicende sociali quali la militarizzazione, lo sfruttamento dei territori e delle persone, la violenza di strada o in casa, la migrazione rappresentano delle tematiche che hanno un forte impatto e che dovrebbero essere trattate in un discorso che coinvolgesse più identità sociali.

<<È necessario impegnarsi per trovare soluzioni possibili. Del resto, abbiamo assistito a quello che è accaduto nei mesi scorsi e continua ad accadere ancora oggi nelle manifestazioni per il diritto allo studio. Centinaia di universitari sono scesi in piazza, accampandosi anche con delle tende nelle maggiori città italiane per protestare contro il caro affitti che priva lo studente della possibilità di frequentare e scegliere il percorso di studi che più gli si addice o, meglio, che sogna per il suo futuro lavorativo, per le sue aspirazioni. Le nuove generazioni stanno dando grande dimostrazione della loro determinazione a lottare contro una società che sta indietreggiando rispetto alla democrazia e alla promulgazione dei diritti. È una gioventù che ha percezione forte del diritto e della libertà dell’altro: hanno a cuore il pianeta e protestano per esso; hanno percezione della difficoltà ad accogliere e scelgono di entrare a far parte delle onlus e di prestare soccorso anche nel piccolo delle loro possibilità. Per cui, non è più corretto dire che i giovani non hanno voglia di fare perché non è vero e dobbiamo fare attenzione a non farci sfuggire questa ventata di positività che potrebbe essere il volano per una lotta partecipata>> asserisce ancora un attivista che da diversi anni collabora in una cooperativa calabrese che si occupa di affiancare i migranti nelle pratiche burocratiche per l’ottenimento del permesso di soggiorno. In questa realtà, negli ultimi anni, collaborano anche alcuni giovani che dopo aver prestato ausilio col servizio civile, hanno deciso di investire tempo e formazione accademica, per lo più in scienze politiche ed economia, dando una mano a chi ne ha bisogno.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni