Il Tour dei soggiorni ha fatto tappa a Cosenza, ospitato in casa di Chiara. Il progetto è curato da Filippo Dr. Panìco, al secolo Filippo De Lisa, scrittore e cantautore d’origine lucana ma romano d’adozione che realizza veri e propri spettacoli di musica e poesia nella cornice intima e sincera dei soggiorni.
La serata ha avuto inizio con una cena vegetariana, preparata proprio da Filippo, ed è proseguita con l’esibizione dell’artista che, creando un’atmosfera leggera e avvolgente, ha regalato agli spettatori momenti di riflessione e spensieratezza. Trasformando i soggiorni in piccoli teatri, Filippo porta infatti in scena una sorta di pacchetto postale composto da poesie, canzoni, pensieri, ma anche adesivi, poster e bigliettini. Cucina, socialità e arte, in un connubio imperdibile. Il tour sta facendo il giro d’Italia, con oltre 150 date live e più di 30 già prenotate. In occasione della tappa cosentina, promossa dall’Associazione Venti, ho intervistato Filippo.
Cantautore, musicista, scrittore: come ti sei avvicinato al mondo dell’arte?
Mi sono avvicinato istintivamente, ho avvertito che l’interesse cresceva pian piano. Mio padre aveva tantissimi dischi CD e già a 6, 7 anni ascoltavo Blur e Oasis. È stato poi un processo graduale, sempre mio padre comprava strumenti musicali più per il gusto di comprarli che di usarli – ride – mentre a me piaceva suonarli. Ho iniziato a giocarci su, ecco. È sempre stata una cosa istintiva. Ero un ragazzino molto malinconico, ricordo che facevo lunghe passeggiate al mare e avevo una gran voglia di stare lì a pensarmela. Ho sempre avuto una attitudine alla riflessione e penso che le filastrocche siano un po’ il frutto di questa cosa. Sono immagini carine, gioviali dal punto di vista di un malinconico. Per esempio, quelle contenute nel libro di due anni fa sono carine ma legate ai temi della morte, dell’angoscia. Stessa cosa accade con le poesie. Forse sono più scrittore che cantautore.
Com’è nata l’idea del Tour dei soggiorni?
A breve uscirà un quarto pacchetto, ma tutto è nato alla vigilia dell’uscita del secondo, mentre stavo organizzando le date del tour. Inizialmente erano esperienze al limite del grottesco – ride – era il 2017, cercavo date nei locali come ho sempre fatto e mi sono detto “perché non faccio una cosa fatta da me con le persone che mi seguono?”. Il pacchetto che propongo, composto dal disco e dalle poesie, è auto-distribuito perché mi piace la logica Do it yourself, classica del punk rock. Volevo quindi fare qualcosa di diverso e il progetto è stato sviluppato piano piano.Quella di Cosenza sarà la data numero 157 in due anni di tour dei soggiorni. Lo spettacolo si presta bene alle case, ai soggiorni, ed è diventato pian piano sempre più adatto a questa dimensione. E poi sono bravo a cucinare quindi non mi spaventava l’idea di cucinare per 20, 30, 40 persone. Mi son detto facciamolo!
Come nascono invece le tue canzoni e le tue filastrocche?
Nascono sempre da qualcosa che appunto sul celluare e poi piano piano faccio uscire. Mi siedo, sto in silenzio e provo di far uscire quell’idea lì. Poi magari scrivo due o tre frasi che le riprendo successivamente, ma fondamentalmente ci lavoro su per una o due ore e finisco. Al massimo do un’occhiata il giorno dopo, cambio qualcosina ma si tratta di minuzie.
Palco o soggiorno, qual è la dimensione che ti si addice di più?
Ovviamente soggiorno. La casa sicuramente mi si addice molto. Potrei fare la stessa cosa anche a teatro, ma la casa è più calda, vicina, informale. Mi piace molto di più una cosa così, moderna e fresca.
Buoni propositi o progetti per il 2020?
Non ho buoni propositi, mai avuti in realtà. Per quanto riguarda i progetti futuri, direi sicuramente portare avanti il Tour dei salotti. Sono contento di come sta andando, mi sembra già un piccolo punto di arrivo. È tutto un mezzo per arrivare ad altro, che non è per forza la fama ma stare bene con sé stessi e fare quello che senti di fare. I numeri non importano, mi interessa comunicare ed esprimere quello che ho voglia di esprimere. È importante quello che fai, come lo fai e riuscire a trasmettere qualcosa di autentico.
Con quale artista sogni di collaborare e perché?
Non ho mai sognato di collaborare con qualcuno, forse non ho mai sognato in senso stretto. In realtà ho sempre pensato che avrei potuto fare qualcosa, qualunque cosa rimboccandomi le maniche anche perché ho sempre avuto la voglia di mettermi in gioco. Non ho mai avuto paura di sperimentare, di sbagliare tanto, di fare cose assurde se in quel momento era quello che volevo fare. Se penso a un ipotetico artista, non vedo cosa potremmo fare insieme. Se penso a un artista che mi piace, all’idea di collaborare con lui o lei mi sentirei ridicolo. Mi piace moltissimo Paolo Conte ma immagine una mia strofa in una sua canzone o viceversa mi sembra ridicolo – ride – quindi lasciamo stare e lasciamo i miti al loro posto. Ho molto rispetto per tutti, soprattutto per quelli che reputo molto bravi. Semmai mi piacerebbe vederli in una situazione molto intima come quella di una casa.
Il tour dei soggiorni si è rivelato un’esperienza sorprendente, capace di aggregare, divertire e intrattenere in maniera mai banale e decisamente unica nel suo genere.
Per chi volesse ospitare una data del tour dei soggiorni i requisiti minimi sono: un soggiorno/stanza o terrazza che possa contenere un minimo di 20 persone e un massimo di 40, e soprattutto tanta voglia di condividere l’esperienza con i propri amici.
Crediti immagini: Alessia Visciglia