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Estromettere gli atleti russi da ogni competizione sportiva è davvero la cosa giusta?

Il termine guerra spaventa, preoccupa in ogni sua forma e contesto, non lasciando spazio a personali interpretazioni atte a giustificare o, semmai, ad attribuirle un senso. Il termine è chiaro ed indica una pace momentaneamente assente ed una situazione particolarmente ansiogena. L’attacco di Putin – e quindi della Russia – all’Ucraina è un evento che mai ci saremmo sognati di vedere, forse nemmeno di ipotizzare. Un fulmine a ciel sereno che, una mattina, ha scosso il mondo intero, portando ogni organo competente a scegliere se prendere una posizione o rimanere celato dietro al muro dell’omertà. E, in maniera del tutto fisiologica, la devastante onda d’urto si è schiantata anche sul mondo dello sport, spesso un veicolo di buon esempio e di messaggi pacifici.

La UEFA e la FIFA, ad esempio, hanno deciso di estromettere la Russia dai Mondiali di calcio in Qatar ed i club russi dalle competizioni europee. Mentre il Comitato Paralimpico Internazionale ha deciso di far partecipare gli atleti russi e bielorussi alle Paraolimpiadi di Pechino 2022 come neutrali e quindi non inseriti nel medagliere. Anche la FIA si è espressa in merito, cancellando il Gran Premio di Sochi di Formula 1 in programma a Settembre. Scelte legittime, dettate dal momento e da un forte senso di responsabilità e solidarietà.

Ma è davvero la cosa giusta? È necessario imporre questa spaccatura, isolare gli atleti russi da ogni competizione sportiva? Come sempre, in questa vita, siamo di fronte al bivio tra giusto e sbagliato, tra corretto e scorretto. 

Estromettere gli atleti russi è giusto

E’ giusto agire su questa linea per un puro ed onesto discorso diplomatico e morale. La Russia mette in pericolo la pace nel mondo e quindi va punita. Non si tratta di accanimento, ma di trasmettere un senso di compattezza, di unione di fronte a chi sta mettendo in pericolo la serenità di tutti. Ammettere gli atleti russi poteva risultare omertoso ed essere visto come un volersi spontaneamente girare dall’altra parte, far finta di niente e fingere che la cosa riguardi soltanto i protagonisti di questa lotta assurda quanto atroce. 

Estromettere gli atleti russi è sbagliato

D’altro canto è sbagliato perché così si rischia – seppur in piccole proporzioni – di fomentare odio verso il popolo russo, formato da brave ed oneste persone la cui unica colpa è quella di essere governati da un dittatore. E’ ingiusto allontanare dai campi di tutto il pianeta dei giovani dalle belle speranze che coltivano la propria passione, che lavorano duro per raggiungere i propri obiettivi e che oggi, per scelte altrui, devono rinunciare ai loro sogni e a quei cassetti riempiti con sacrifici e buoni propositi. Al contrario mi sarebbe piaciuto, al termine di una competizione, l’abbraccio tra un russo ed un ucraino, come a voler dare uno schiaffo morale a chi ha deciso di mettere contro due popoli che nemici non volevano essere.

La verità sta in mezzo

La verità sta in mezzo, e ci dice che non eravamo pronti ad assorbire ed accettare un tale evento. Ogni scelta comporta dei rischi; si è preferito il buon senso e, per questo, va rispettato. L’importante è lanciare sempre dei segnali chiari e limpidi. Ogni decisione presa non dev’essere vista come un attacco ma come una presa di coscienza. Schierarsi oggi è un lusso per pochi e ne va riconosciuto il coraggio. Tanto, in guerra, non vince nessuno e ci rimettono tutti. E lo sport poteva unire ciò che la follia umana ha scelto di dividere!