Dopo 153 pagine, 23 capitoli, quasi quanti quelli del mio manuale di diritto penale, e soprattutto dopo una quantità infinita di disegnini (stelline, nuvolette, fiorellini e scarabocchi vari, alcuni dalle dubbie forme) a rafforzare l’impronta diaristica dell’opera, sono pronto a riassumere l’espressione sul mio volto proprio con il titolo usato nell’esordio del libro: “Io scioccato”. Ma procediamo con calma.
“Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!” è il nuovo libro di Giulia De Lellis, edito da Mondadori. Per amor d’onestà nella copertina del libro si mette subito in chiaro che il poema epico è frutto di una collaborazione con Stella Pulpo, scrittrice nota al pubblico perlopiù femminile per il blog “Memorie di una Vagina”. La Pulpo infatti non è la ghost writer del libro, e d’altronde se c’è una cosa da apprezzare fin da subito della De Lellis è la sua sincerità mista ad una buona dose d’autoironia: dichiara apertamente di aver letto solo due libri nella sua vita (e manco per intero), di essere bella anche se “superficiale e sempliciotta”, e afferma perentoriamente che “non si può chiedere a un cane di miagolare, a un gatto di abbaiare o a me di leggere l’opera completa di Dostoevskij”. Bene. C’è da immaginare quindi che la scrittura del libro sia avvenuta per mano della Pulpo, la quale probabilmente, assurta al ruolo di psicanalista, si sia trovata a sorbire il flusso di pensiero dell’influencer, magari a colpi di note vocali tra un tutorial di make-up e l’altro. Difatti il libro, peraltro impaginato con lo stile di un post su Facebook, è costruito proprio come un flusso di pensiero: partendo dal tema del tradimento viene ripercossa la reazione emotiva e psicologica della De Lellis a seguito della scoperta del misfatto amoroso dell’allora fidanzato Andrea Damante, il cui nome peraltro non ci viene menzionato per tutto il libro, con il quale la relazione era nata all’interno del reality show condotto da Maria De Filippi Uomini e Donne.
È bene chiarirlo subito: non è un libro di gossip. Infatti non viene raccontato per filo e per segno cosa sia successo fra i due e lei stessa afferma di non voler scendere nei dettagli; dunque se non volete superare le “corna” ma pensavate di acquistare il libro per puro ardore di pettegolezzo, passate al prossimo rotocalco che è meglio. Nella prefazione del libro infatti Giulia De Lellis annuncia chiaramente di volerlo scrivere proprio per aiutare tutte coloro che si trovino in una situazione come la sua invitandoci poi, non si capisce bene il perché, a tenerla per mano mentre lo leggiamo.
Il libro nel complesso alterna ai classici cliché sul tema, tipo “Dove ho sbagliato? Non sono stata abbastanza o sono stata troppo”, oppure “Come può l’amore essere causa di una simile sofferenza?” e ancora “Qual è il peccato di cui mi sono macchiata, per meritare tutto questo?”, a massime di vita del tipo “Siamo tutti Freud con il culo degli altri”. Al punto che quando la stessa De Lellis arriva a scrivere qualcosa di assennato, come quando scrive che non vuole qualcuno che la “abbia” ma che la ami, mette le mani avanti giustificando “sì lo so sembra un trip” (ma perché?). Ad accompagnare poi le composizioni artistiche che attraversano il libro a cavallo dei 23 capitoli dai titoli autolesionisti come “stupida me”, una specie di emblema retorico dell’autrice è il puntuale bollettino di guerra relativo alle sue condizioni igieniche: l’autrice/protagoniste tiene particolarmente ad informarci che la sua reazione istintiva dopo la scoperta del tradimento sia stata quella di non lavarsi. Così, non le andava. Il racconto delle emozioni e delle vicende di quel periodo, narrato con una scrittura fin troppo semplice se non dozzinale ma al tempo stesso divertente e autoironica, è denso di una sfilza inesauribile di riflessioni sull’amare se stessi, sul come ricominciare, sull’importanza di ascoltare gli uomini “quando provano ad articolare un pensiero sulle loro emozioni e le loro pulsioni” ( credo che qui sia stata rapita da un attacco di androginia affrontato con lo stesso stato mentale del narratore di un documentario di National Geographic) e sulle relazioni amorose in generale.
Inutile dire che successivamente alla pubblicazione del libro, ormai primo in classifica con 53 mila copie vendute, è scoppiata la polemica: qualcuno ha gridato allo scandalo, al ludibrio, parlando di come libri simile segnino il deficit culturale del nostro tempo riflesso di una generazione di debosciati e di una società in piena decadenza. Tuttavia, a scanso di facili commenti, bisogna osservare che il mondo dell’editoria in verità ha da sempre conosciuto la pubblicazione di prodotti “più leggeri” a fianco di quelli più impegnativi. Ciò è successo partire dal momento in cui l’opera di e per pochi eletti si è progressivamente trasformata, attraverso lo stile del romanzo, in composizione scritta destinata a molti; questo soprattutto a seguito del processo di alfabetizzazione delle genti. Oggi poi, il mondo editoriale ha imparato a farsi impresa, per cui l’obiettivo spesso non è tanto, o solo, quello della divulgazione culturale, ma altresì quello della vendita un prodotto “nella forma” culturale. Detto in altri termini, dietro la pubblicazione di certi libri non c’è più né meno che una vera e propria operazione di marketing, condotta con particolare successo e profitto specie quando “l’autrice” ha un seguito di oltre 4 milioni di followers. Per cui, se è vero che a fronte di una statistica nazionale che vede solo il 40% della popolazione impegnata nella lettura, oltre a pontificare in vista del miglioramento della qualità di ciò che leggiamo, dovremmo cominciare a riflettere anche sulle opportunità che la lettura, anche quella meno impegnativa, possa offrire. Insomma bisogna prenderla con la filosofia dell’amica della De Lellis, la quale, dopo aver sentito dall’amica tradita di aver perso sei kili a causa dell’atroce scoperta, osserva: “Non tutto il male viene per nuocere”.
Ostinatamente cocciuto dalla pedanteria degna di un vecchio attempato, ma indolentemente curioso come un fanciullo alle prime armi. Sin dal 1992 pronto a mettere sotto la lente della propria analisi prolissa se stesso e il mondo che lo circonda. Non più giovane studente di Giurisprudenza, lavora per mantenersi gli studi. Come non v'è sport che non abbia praticato, spesso con scarsi risultati, non v'è settore di interesse che non abbia indagato. La sua passione per la cucina, la filosofia giuridica e politica non hanno confini. Un buon senso dell'ironia si mescola ad uno scarso senso del pudore e ad un audace istrionismo, spesso questi trattati come se fossero dei talenti.