Pensare al tempo, cercare di concettualizzare e materializzare ciò che di più intangibile esiste è sempre stato un mio chiodo fisso. Se al liceo mi trovavo a fantasticare e fare discorsi impegnati sul tempo che verrà, sul futuro che in parte è già diventato passato, ad oggi penso invece equamente ai tempi che furono, con quel tipico velo di malinconia, e a ciò che sarà, con la paura immancabile che l’ignoto comporta.
Ho impressa in testa una scena specifica: ero nel cortile del mio liceo durante i 15 minuti della ricreazione e, appoggiata alla maniglia di ferro di un muretto, mi sporgevo guardando al di là dei cancelli della scuola, parlando con una delle mie più care amiche di tutto ciò che ci avrebbe atteso nei mesi seguenti, trascorsa la maturità. Cercavamo di immaginare cosa avremmo fatto, cosa e chi avremmo incontrato sul nostro cammino e cosa e chi invece avremmo lasciato per strada. Ad oggi, facendo un bilancio, poco di quello che avevamo immaginato si è avverato; molto di ciò che è successo è stato inaspettato. Ma l’imprevedibilità del tempo è sempre una variante da mettere in conto, e anche di questo avevamo parlato in quella tipica giornata di scuola, tanto anonima quanto meritevole da restare impressa nei ricordi.
E ancora continuiamo a parlare del tempo, della sua imprevedibilità, del caso e della malinconia dei ricordi.
Proprio l’altro giorno Lidia, la mia amica, mi ha detto: “Scrivi sul tempo Elvi, parti dalla frase che mi hai appena detto”. Parlando di amici persi per strada le avevo detto qualcosa tipo: “Il tempo, come al solito, ridimensiona tutto: emozioni, sentimenti, eventi; si prende atto delle situazioni e si va avanti.” Lì per lì ho sorriso, con un pizzico di soddisfazione per aver creato involontariamente una bella frase ad effetto e per avere avuto uno spunto su ciò che avrei potuto scrivere. Ma mi direte: di nuovo il tempo? Sì, lo so, non è la prima volta che inizio a sproloquiare al riguardo, sulle giornate che dovrebbero essere di almeno 48h e sull’essere multitasking. E infatti ero scettica sullo scrivere questa cover, anche se avrei parlato del tempo in un’accezione completamente differente.
Poi però il 14 ottobre, mentre in treno attraversavo l’Italia, da Milano a Cosenza, per tornare a casa, mi sono messa a pensare di nuovo al tempo, a come sia tutta questione di tempo. A come il tempo ci frega. Ci sconvolge in un micro secondo. Da un momento all’altro tutto può cambiare e non essere come prima. Da un secondo all’altro possiamo ritrovarci senza parole da poter dire, senza riuscire a comunicare in alcun modo. Improvvisamente tutti i discorsi che abbiamo rimandato e tutti quelli che abbiamo troncato in fretta, quelli che invece vorremmo affrontare o che potenzialmente potremmo aver bisogno di affrontare in futuro ma che sappiamo che non potremo neanche iniziare si scaraventano nella mente come macigni, come sensi di colpa che non si possono cancellare.
Basta un attimo.
Nonostante i miei pensieri, dovuti a scherzi improvvisi che mi ha fatto il caso in questa metà di ottobre, restavo ancora scettica sullo scrivere questa cover. Poi però mi sono decisa e l’ho buttata giù, senza un perché. E so che stavolta le mie parole possono sembrare sfuse e confuse, senza un filo logico, ma in fondo, se vogliamo, la confusione fa parte del gioco del tempo, inteso come caso.
“Il tempo è un fanciullo che giuoca spostando i dadi”
diceva Eraclito [interpretazione di un frammento però non così semplice e banale come sembra].
Il tempo gioca con l’inaspettato. E’ questo il suo carattere più spaventoso: l’imprevedibilità.
Siamo in balia del tempo. Lo sappiamo da sempre ma ne diventiamo consapevoli solo quando ci sbattiamo contro con la faccia, rendendoci conto che non possiamo niente.
A vent’anni pensiamo di essere invincibili. Già, invincibili… E forse è per questo che scontrarsi con il muro della realtà fa ancora più male.
Il tempo ci prende, ci spinge, ci stravolge, ci controlla e ci illude di poter essere controllato.
“Crediamo di averne in eterno mentre è un attimo e va tutto al diavolo” mi ha detto Lidia.
Già, basta un attimo..
Ma non vado oltre e termino questa cover inutile, piena di sproloqui e frasi avversative, che, certamente, complice il tempo, finirà presto nell’oblio. Perché, come ho risposto a Lidia: “E’ tutta questione di tempo, di secondi che cambiano tutto”.
Commercialista e revisore, appassionata di scrittura e digitale. Sempre immersa in qualche progetto sfidante, cerca spesso novità per rivoluzionare il (suo) mondo. Nel 2014 ha creato questo contenitore di storie, pensieri, idee e (tante belle) persone.