Nei giorni appena trascorsi, relativamente alla dichiarazione di inammissibilità referendaria sull’eutanasia legale, taluni esponenti pubblici, non tutti, hanno manifestato il proprio personale rammarico associando il mancato accoglimento del quesito alle resistenze proprie di un Paese retrogrado.
Per quanto la decisione possa indignare anche gli attivisti pro-choice più ferventi, la complessità sul tema è ben più articolata di quanto sembri. Nel comunicato della Consulta, reso lo scorso 15 febbraio, leggiamo –
che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana.
L’ultima vicenda del 43enne marchigiano tetraplegico mostra come talune scelte richiedano tempi e modi di ponderazione che con l’abrogazione della norma sarebbero venuti meno. Da talune dichiarazioni possiamo cogliere una verità tanto ineccepibile quanto inconfessabile, da sempre scongiurata dal codice Rocco: quella relativa alla realizzazione dell’eutanasia cosiddetta pietosa; la celerità di scelte risolutive importanti, quali quelle del morire, rischia talvolta di occultare, nel nome di false conquiste di civiltà, l’inadeguatezza che l’individuo sperimenta di fronte la sofferenza.
Come ben scrive la prof.ssa Giorgia Brambilla
Dietro a tutte le problematiche etiche che riguardano la vita c’è sempre una questione di senso, che non possiamo trascurare. Al di là dalle prospettive serissime che entrano in gioco nell’eutanasia (etiche, giuridiche, filosofiche, cliniche, ecc.), dobbiamo interrogarci su qual è lo sguardo che rivolgiamo all’essere umano che abbiamo davanti, al nostro simile, sano, malato, non-nato, disabile o anziano che sia […] Da questo, prima ancora che da una legge, dipende la prassi eutanasica. Da questo dipende il rispetto della vita e della vera uguaglianza tra gli uomini
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
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