Booking.com e il turismo inclusivo: il programma “Proud Hospitality” contro le discriminazioni

Booking.com e il turismo inclusivo: il programma “Proud Hospitality” contro le discriminazioni

La parola “viaggio” di per sé dovrebbe essere sinonimo di esperienze positive, avventura, divertimento. Eppure, per una gran parte dei viaggiatori LGBTQ+ nel mondo, spesso i viaggi rivelano uno scenario del tutto differente”: inizia con questa amara constatazione la ricerca condotta da Booking.com – la più famosa piattaforma digitale leader nel settore di viaggi e di prenotazione di hotel e strutture – sulle esperienze dei viaggiatori LGBTQ+.

Sembra un discorso fuori dal tempo, eppure nel biennio 2020-2021 una percentuale molto alta di viaggiatori ha dichiarato di aver vissuto esperienze spiacevoli connesse al proprio orientamento sessuale durante le proprie vacanze: circa l’82% dei viaggiatori.

I viaggi LGBTQ+: un po’ di numeri

Normalmente, organizzare un viaggio è un’attività che può essere tanto stressante – si pensi solo all’individuazione dell’alloggio, alle distanze, agli eventuali mezzi da noleggiare, ai documenti necessari per viaggiare in un determinato paese – quanto gratificante. Per una persona LGBTQ+, tutto ciò viene gravato da un ulteriore peso. Basti considerare che oltre la metà dei viaggiatori LGBTQ+, ossia il 55% a livello globale e il 59% a livello locale, ha vissuto episodi discriminatori o è andata incontro a derisione e ad abusi verbali da parte di altri viaggiatori e/o dalla gente del posto.

Non sorprende dunque che per il 60% dei viaggiatori LGBTQ+ ciò contribuisca a rendere più complessa non solo la scelta della meta, ma anche quella delle attività da svolgere in vacanza.

La giornata mondiale del turismo LGBTQ+

Il tema è caldo: basti pensare che per sensibilizzare sul tema, ogni 10 agosto ricorre la Giornata Internazionale del Turismo LGBTQ+, evento promosso in tutto il mondo per iniziativa della camera del commercio LGBTQ+ argentina e, in Italia, da Gay.it e Gay Friendly Italy. Non si può non considerare, infatti, che il turismo LGBTQ+ è altamente presente e genera un introito di circa 500 miliardi di dollari nel mondo, 64 miliardi in Europa, e 2,7 annui in Italia (dati Eurisko per Sonders&Beach, Iglta e Onu).

La Giornata Internazionale del Turismo 2022 – che richiama, soprattutto, un’idea di turismo inclusivo – quest’anno è stata particolarmente centrale per l’Italia, che ha ospitato il più importante evento mondiale di settore: la Convention LGLTA (International Lgbtq+ Travel Association) tenutasi a Milano, dal 26 al 28 ottobre.

Il 2022 è un anno fondamentale anche per il lancio del Protocollo “Diversity&Inclusion” (D&I), che consente alle strutture alberghiere di ottenere una certificazione che, con criteri tangibili, verifichi il livello di accoglienza inclusiva delle stesse.

Il Protocollo “D&I” è stato creato dal gruppo Sondersandbeach World, validato dall’Ente di Certificazione Internazionale RINA, in collaborazione con l’Associazione Italiana Turismo Gay e Lesbian (AITGL) perché ogni persona abbia “il diritto di fruire di un’offerta turistica a propria misura, in modo da trarre piacere e beneficio dal soggiorno lontano da casa, in piena autonomia e semplicemente essendo sé stesso senza il rischio di essere deriso o addirittura discriminato”. Questa la dichiarazione di apertura del Protocollo, votato all’inclusività sociale quale espressione di civiltà che gioca un ruolo di attrattore per ogni attività economica e, in particolare, per il turismo internazionale.

Una certificazione necessaria e importante  per il nostro Paese” – afferma il presidente dell’AITGL, Alessio Virgili –  “dobbiamo infatti riflettere su una realtà inconfutabile che non può più basarsi su generiche formule di accoglienza, perché il 7% della popolazione mondiale appartiene a questa comunità, e queste persone rappresentano un target in costante crescita, con grandi capacità reattive alla crisi, e sono abituate a viaggiare diverse volte in un anno, quindi desiderose di ritornare a queste consuetudini”.

Una petizione a Booking.com per rimuovere le discriminazioni

Tutto è iniziato nel 2017, con una struttura nostrana, orgogliosa di dichiarare apertamente di non accettare  “gay e animali” nel proprio hotel. A seguito delle rimostranze, Booking.com ha rimosso la struttura dal proprio sito, ma questo non è – giustamente – bastato: Arcigay Napoli insieme ad All Out hanno lanciato una petizione online per chiedere alla piattaforma di prenotazioni di mandare un segnale chiaro e inequivocabile contro l’omofobia. La petizione chiedeva a Booking.com di prendere una posizione chiara e netta contro l’omofobia, in modo che nessuno, inserzionisti o utenti, potesse avere alcun dubbio sulla parte dalla quale si schiera l’azienda.

“Proud Hospitality” come stile di accoglienza: la sfida di Booking.com

Sebbene sia evidente che ci sono ancora tanti ostacoli per coloro che si identificano come LGBTQ+, stiamo assistendo a segnali positivi: l’85% dei viaggiatori LGBTQ+ sostiene di aver vissuto esperienze di viaggio quasi sempre accoglienti, e i viaggiatori omosessuali si trovano d’accordo con questa affermazione nella maggior parte dei casi (90%).” Per questo, Booking.com ha deciso di implementare il programma di formazione online “Proud Hospitality” (qui il link alla pagina ufficiale), disponibile in diverse lingue (inglese, francese, tedesco e spagnolo). Al momento questo programma conta oltre  10.000 strutture Proud Certified in 95 Paesi e territori, tra cui più di 110 in Italia.

Lo scopo di “Proud Hospitality”, è quello di aiutare i professionisti nel campo dell’ospitalità a comprendere le sfide e gli ostacoli che la comunità LGBTQ+ incontra in viaggio e ad offrire loro esperienze più inclusive. Ma non solo: la formazione offre anche spunti più “pratici” per capire come poter offrire un’esperienza ancora più accogliente agli ospiti LGBTQ+. E questo è valido non solo per gli “host”, ma anche per tutto il personale che si interfaccia con la clientela, al quale è dedicato il pacchetto “Travel Proud Customer”.

Al completamento del corso online, i partner Proud Certified avranno un’icona distintiva sulla loro pagina online. Ciò al fine di informare i potenziali ospiti che nella loro struttura verrà garantita un’ospitalità inclusiva. Inoltre, è stata creata un’apposita pagina Travel Proud dedicata alle città con il numero più alto di strutture Proud Certified. In questa pagina, i viaggiatori potranno direttamente cercare e prenotare le strutture aderenti.

Noi di Booking.com crediamo che ognuno debba sentirsi libero di essere se stesso, anche in viaggio” afferma Arjan Dijk, CMO e Senior Vice President di Booking.com. “Tutti i viaggiatori della comunità LGBTQ+, così come chiunque altro, vogliono le stesse cose in viaggio, e il settore deve necessariamente fare in modo che l’accoglienza sia la norma per tutti, a prescindere da chi amino, da come si identifichino o da dove provengano. Anch’io, come viaggiatore gay, ho spesso incontrato barriere e discriminazione, ma ho anche assistito a un cambiamento progressivo con il passare degli anni.”

Un passo in avanti verso l’inclusività

Booking.com sta rendendo la propria piattaforma più accogliente per tutti: non solo grazie a “Proud Hospitality”, ma anche alle nuove modifiche in termini di linguaggio. Per esempio, al momento della prenotazione, non si dovrà più indicare un titolo basato sul genere. Inoltre, quando si crea un profilo, si potrà scegliere tra più opzioni di genere.

Ci sono senz’altro dei segnali positivi che fanno ben sperare sul futuro dei viaggi LGBTQ+, ma rimangono anche delle necessità reali. L’intero settore dovrebbe puntare a diventare più inclusivo e accogliente in generale, per qualsiasi viaggiatore. Booking.com ha compreso che le strutture hanno un ruolo molto importante – se non il più importante – nell’offrire un’esperienza più inclusiva. “Vogliamo fare qualcosa di concreto per spianare la strada a un settore sempre più inclusivo” continua Arjan Dijk “ e gettare le basi per un cambiamento che auspichiamo sia più profondo e che diventi uno standard di viaggio per tutti’.