La tendenza ad utilizzare termini ed espressioni di matrice anglosassone, che come sappiamo è ormai consuetudinaria nel nostro Paese, sta trovando, negli ultimi anni, un’ulteriore sbocco nell’indicare il terzo lunedì del mese di gennaio come il “Blue Monday”.
Letteralmente la traduzione è il “lunedì blu”, nei fatti si è cercato di individuare in questa data il “giorno più triste dell’anno”. Questa trovata avente, in realtà, scopi pubblicitari risale al 2004 e la paternità è da attribuire allo psicologo inglese Cliff Arnall che ne studiò addirittura la formula, per conto dell’agenzia di viaggi Sky Travel. Va da sé che l’intento di questa compagnia era quello di sfruttare pienamente il concetto per sponsorizzare i viaggi offerti quali rimedi anti tristezza.
L’equazione di Arnall si basa sull’utilizzo di elementi quali il meteo, il livello salariale, la distanza dalle prossime vacanze e dal prossimo Natale, il livello motivazionale di ciascun individuo, le aspettative per l’anno appena iniziato e la necessità di agire per cambiare le cose. Concetti questi che racchiudono una grande aleatorietà e, conseguentemente, un’impossibilità di essere determinati con certezza e per ogni individuo. Ne è esempio palese il fatto che, come precisò la stessa compagnia di viaggi inglese, poiché nel calcolo si tiene conto del fattore meteo, la formula si potrebbe applicare al solo emisfero boreale. Il tutto è stato appropriatamente unito alla convinzione che il lunedì sia il giorno più triste della settimana, poiché più lontano dal futuro weekend e troppo vicino a quello ormai trascorso. Anche la scelta del colore non fu casuale, il blu è facilmente ricollegabile al freddo dell’inverno e, ancor di più, alla malinconia tipica di questa stagione che gli inglesi definiscono “winter blues”.
Arnall, nel 2005 era anche ricercatore dell’Università di Cardiff, dunque potenziale membro autorevole della comunità scientifica. La parvenza dell’esattezza del suo “studio” sembrava quasi palese. Tra suggestione e scienza però la differenza è abissale. Gli scienziati rifiutarono prontamente questa boutade ritenendola pseudoscienza infondata, talvolta anche pericolosa. La stessa Università britannica prese rapidamente le distanze dal ricercatore, che nel frattempo aveva calcolato anche il 14 luglio come giorno più felice dell’anno seguendo lo stesso filone utilizzato per il Blue Monday. Come spesso accade, però, le teorie più strampalate riescono a fare breccia in vasti settori dell’opinione pubblica ed oggi si sente sempre più spesso parlare del “lunedì più lunedì di tutti”.
L’animo umano è facilmente suggestionabile e la tendenza a voler andare controcorrente porta diverse persone a rifiutare anche le evidenze scientifiche. Arnall probabilmente voleva interpretare, numericamente, l’inconscio umano. Diverso era invece l’obiettivo di Sky Travel che cercò di trarre profitto dalle debolezze di molti. La convinzione che la terra sia piatta è diffusa nel 5,8% degli italiani, dunque in una situazione come quella attuale anche la convinzione dell’esistenza del Blue Monday può trovare terreno fertile.
L’anno scorso questo giorno è stato vissuto da molti di noi con la speranza proveniente dal vaccino che non avremmo più avuto giornate “Blue”. Quest’anno, invece, bisogna constatare che non tutti i buoni propositi e gli auspici di un anno fa sono stati rispettati. Sebbene la situazione sia sostanzialmente diversa, ancora la pandemia non è stata debellata. La luce in fondo al tunnel si vede ma speravamo tutti che il percorso fosse più breve. Sembrerebbe, dunque, che oggi sia il giorno più triste dell’anno, in uno dei periodi più bui di sempre. In fondo, l’intento della compagnia inglese dovrebbe essere il leit motiv che in questi momenti dovrebbe ispirarci. È necessario trovare il modo per rialzarci e ripartire, definitivamente. Sky Travel tentò di trarre profitti condizionando le percezioni delle persone. Per noi il guadagno consisterà non nel ritornare al 2019 ma nel ripensarci come singoli individui e come comunità. A dover prevalere non è il Blue teorizzato da Arnall, ma quello dello sfondo della bandiera della nostra Unione Europea, che richiama il cielo ponentino e, per questo, più scuro dell’Occidente. Dall’idea di comunità che ispira l’Unione e dall’europeismo di David Sassoli dobbiamo trarre l’insegnamento che “la democrazia si fonda sulla fiducia dei cittadini”. Fiducia che, tutti, dobbiamo avere nelle istituzioni, nella scienza e nel futuro.
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei ventenni