Alberto Angrisano, in compagnia dei maestri dalla recitazione al doppiaggio

Alberto Angrisano nasce a Napoli il 28 aprile del 1968. Si avvicina al mondo della recitazione fin da giovane diplomandosi alla Bottega teatrale del Mezzogiorno. Esordisce a Teatro con Gabriele Lavia nel Riccardo III. Dopo anni di lavoro e di formazione teatrale intraprende stabilmente la carriera come doppiatore.

Alberto Angrisano ha doppiato numerose pellicole cinematografiche. Lo ricordiamo nei panni di Idris Elba in Pacific Rim, Thor: The Dark World, Ossessione omicida, La torre nera, Michael Kenneth Williams in Anarchia – La notte del giudizio, Assassin’s Creed e Mahershala Ali in Green Book.

Nelle serie televisive ha prestato la voce a Dean Norris in Breaking Bad e Better Call Saul interpretando il ruolo di Hank Schrader. Nelle serie animate ha doppiato Jake il cane in Adventure Time.

Per quanto riguarda il mono videoludico oltre al già citato Solomon Reed in Cyberpunk 2077, ha doppiato Elias in Diablo IV, Cidolfus Telamon in Final Fantasy XVI, Ramattra in Overwatch 2, Gerard Bieri in Horizon Forbidden West e il Detective Norman in Mafia: Definitive Edition.

Alberto Angrisano

Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?

Il Mondo il doppiaggio è stata una cosa abbastanza casuale e in parte suggerita. Ho lavorato per tanti anni in teatro con un grandissimo maestro, ovvero Gabriele Lavia. Ho avuto la fortuna di lavorare anche con Montesano e Mariano Regillo. Insomma, tutti attori della mia epoca. Dopo dodici anni di teatro con lavori come Shakespeare e i classici avevo fatto un accordo con me. Se entro i 33 anni non riesco a fare un coprotagonista a teatro, devo darmi da fare perché non posso fare lo scritturato a vita.

Il caso ha voluto che Gabriele Lavia mi suggerì di produrmi uno spettacolo se volevo fare il coprotagonista. capisci bene che a trent’anni al massimo puoi produrre una frittata di maccheroni (ironizza NdR). Fatto sta che Gabriele Lavia mi consiglia di provare con il doppiaggio. Mi disse: “hai una bella voce, sei un bravo attore, provaci”. Io non conoscevo nessuno dell’ambiente mentre lui mi presentò Rodolfo bianchi. Da lì è cominciato praticamente tutto. Il provino con Rodolfo fu catastrofico, venendo dal teatro ero abituato a un utilizzo della voce diversa rispetto al doppiaggio.

Ricordo che al provino dovevo dire “buongiorno”. Abituato a utilizzare la voce in maniera fragorosa, mi fece subito notare che dovevo cominciare da zero. Da quel momento ho avuto la fortuna di lavorare con grandi maestri. Ho lavorato con Renato Izzo, Ferruccio Amendola e tanti altri. Quando si poteva assistere in sala di doppiaggio imparavi molto.

Nel corso della sua lunga carriera contornata da molteplici lavori, qual è il ricordo più intenso legato al mondo del doppiaggio?

I ricordi sono due. Quando ancora non ero considerato come una persona capace mi fu affidato il ruolo di Hank in Breaking Bad. Quella è stata una serie che, secondo me, mi ha dato visibilità. Grazie a quella serie, non grazie alle mie capacità, perché quella serie ha vinto ogni possibile premio. All’epoca si lavorava sempre insieme e io ho un ricordo bellissimo mentre lavoravo con Stefano De Santo. Una bellissima lavorazione.

Un’altra cosa a cui sono legatissimo è Jack il cane di Adventure Time. Questo personaggio mi ha dato un riscontro con i ragazzi che hanno 16-17 anni che ancora oggi mi scrivono ringraziandomi per aver fatto parte della loro infanzia e della loro adolescenza. Un film a cui sono legato è Green Book. Mahershala Ali in questa pellicola ha anche vinto l’oscar. Per me è stato un grande piacere doppiarlo, un vero capolavoro.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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