Consigli e precauzioni utili
Per 365 giorni l’anno, soprattutto in alcuni periodi, i social sono sommersi di annunci riguardanti cani scappati di casa, persi durante escursioni, rubati da giardini. Ma perché succede questo? E come prevenire situazioni di questo tipo?
Ecco i possibili motivi e i consigli pratici.
Cani che non svolgono una adeguata attività fisica e isolamento sociale: se un cane è costretto a passare l’intera vita all’interno di quattro mura e su un divano, è possibile che diventi apatico, purtroppo, che non provi neanche a scappare perché ha paura dell’esterno o ha perso, tristemente, la voglia di fare qualsiasi cosa, soprattutto in terza età; ma, in grossa percentuale, è probabile che appena avrà modo, magari trovando la porta di ingresso aperta, tenterà la fuga. Allo stesso modo, ma con altre condizioni, un cane relegato in giardino (anche se ampio) a vita, sarà isolato dalla quotidianità di quello che dovrebbe essere il proprio gruppo sociale; in questa situazione il cane potrebbe esser incuriosito dal mondo esterno (cosa più che legittima a prescindere) e in alcuni casi potrebbe proprio andare a cercare di creare un proprio gruppo. Ricordiamo sempre che i cani sono animali estremamente sociali, non giocattoli da lasciare in un angolo.
Ci sono poi grosse differenze tra ogni razza, per motivazioni e storia genetica, ne citerò soltanto qualcuna per distinguerle in macrocategorie. I Siberian husky, storicamente allenati e allevati per collaborare con l’uomo trainando le slitte e lavorando sodo tutto il giorno sopportando climi anche poco clementi, sono dotati di una enorme dote perlustrativa nonché predatoria. Inoltre, chiunque abbia un husky sa bene che si tratta di veri e propri maestri della fuga: ci sono video in rete in cui si arrampicano su reti alte 3 metri, creano tunnel da un giardino a un altro, imparano ad aprire le porte. Più che scappare, gli husky vanno a fare un giro perché non possono proprio farne a meno; sono in grado di percorrere lunghe distanze e poi tornare a casa la sera, se gli va. Il problema è che la sopracitata dote predatoria fa sì che, se per caso nel percorso incontrassero una gallina o qualche altro piccolo animale, è ragionevole pensare che lo ucciderebbero o comunque che tenterebbero di prenderlo.
I cani da ferma (come il Setter), da riporto e acqua (come il Labrador e il Lagotto romagnolo), per pista di sangue (ad esempio il Beagle) storicamente, in modi diversi gli uni dagli altri, sono stati alleati fondamentali per l’uomo-cacciatore.
Quando non esistevano strumenti moderni per procacciare la cena o tutti i supermercati e i fast food che abbiamo oggi, il cane accompagnava il suo conduttore nelle campagne e, a seconda del suo ruolo e della sua razza, poteva “fermare” gli uccelli in volo, segnalare le anatre nel lago affinché la persona le prendesse, cacciare volpi e cinghiali in grandi mute. Tutto ciò ha fatto sì che questi cani sviluppassero una grandissima predisposizione a cercare e nell’esplorare grandi spazi. Ce l’hanno nel DNA, per cui anche qui, non si tratta di vere e proprie fughe, ma di “istinto”, per così dire.
Un fatto interessante è che cani come il Rhodesian Ridgback, il cane “crestato”, in origine, aiutavano le tribù africane nella caccia al leone, facendosi inseguire dai leoni stessi fino a farli arrivare nel villaggio, immaginiamo quanta voglia abbiano loro di andare in giro e quanto li stiamo maltrattando, se li costringiamo a fissare una parete per 10 ore al giorno.
Altri contesti in cui i cani possono scappare di casa sono: paura dei temporali e dei fuochi di artificio, motivi legati alla riproduzione (sentire cagnoline in calore nelle vicinanze), pericoli.
Cosa fare, quindi?
È bene non lasciare i cani incustoditi in giardino, nel momento in cui non siamo in casa; se hanno piacere a stare fuori di cerchiamo almeno di rendere il nostro giardino un luogo sicuro. Esistono oggi molte precauzioni, dai classici allarmi e telecamere ai recinti virtuali, che possono essere aggiunti fuori dalla proprietà; sono invisibili e ne esistono di vari tipi, ad esempio un filo che passa sotto terra; sono collegati ad un’app che ci avverte immediatamente di qualsiasi movimento anomalo, intrusione o se il nostro cane è uscito. In montagna o in luoghi in cui liberiamo il cane usiamo un localizzatore gps da posizionare sul collare del cane. In caso di fuga il cane deve avere microchip che riconduce a voi e medaglietta. Non lasciamo i cani incustoditi nel periodo natalizio: ogni anno, in Italia e nel mondo, migliaia di cani scappano per paura dei forti rumori e purtroppo molti vengono investiti o mai più ritrovati. Un cane che ha paura va aiutato, confortato, deve stare vicino a noi. Possiamo assolutamente accarezzarlo e stargli vicino se ha piacere a farsi manipolare, possiamo chiedere consiglio ad un professionista del settore per provare ad attenuare, almeno un minimo questo disagio; è possibile, nei casi estremi e in cui il cane va incontro a severa tachicardia o scialorrea (salivazione eccessiva) acquistare dei collarini che rilasciano feromoni e che possono aiutarci, anche se in piccola percentuale, in queste situazioni. Quello che però è nostro dovere, è proteggere il cane, che ricordo, non ha scelto autonomamente di vivere con noi.
Informiamoci sempre sul cane che stiamo adottando o acquistando: più conosciamo il mix di razze o la razza, meglio potremo far fronte a queste doti così accentuate.
Incanaliamo queste doti predatorie e perlustrative. Cosa vuol dire? Se il cane scappa – o noi pensiamo che scappi – non è necessario chiuderlo in casa o in un recinto, tanto alla prima occasione se ne andrà. Quello che bisogna fare è appagare la sua voglia di esplorare il mondo, avvaliamoci di lunghine (guinzagli molto lunghi che possono raggiungere anche i 15mt), regaliamogli lunghi momenti nella natura e facciamoci seguire da un Educatore cinofilo (che sia certificato e che usi approccio cognitivo-relazionale), per rafforzare il rapporto con il cane, ricordando sempre che ogni cane ha bisogno di essere liberato, di fare una corsa, e soprattutto che ogni cane deve fare… il cane.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni