La predazione come schema motorio auto motivante del cane che bisogna imparare a comprendere
La predazione è la serie di schemi motori auto motivanti del cane che possono iniziare con la punta e terminare con la consumazione di una preda, che ritroviamo anche nell’etogramma (catalogazione di comportamenti) del cane stesso.
La predazione è un universo immenso, ma analizziamo i punti cardine del perché sia così importante, di come sia possibile riconoscerla, prevenire problemi in città e al guinzaglio.
Innanzitutto, lo scopo preciso è quello di nutrirsi: cosa succede, però, quando un cane non può esprimere il comportamento predatorio perché vive insieme a noi?
Nei gruppi di cani liberi la predazione ha un grande impatto sociale: è, infatti, un’attività di squadra che riesce ad equilibrare i ruoli di ogni componente e a non generare continue attivazioni. Se un cane in libertà predasse qualsiasi cosa, spenderebbe tanta energia e farebbe correre rischi all’intera famiglia, sarebbe cioè un comportamento dannoso. Mentre noi cerchiamo di controllare continuamente i nostri cani, questi, tra di loro, riescono ad allenarsi alla predazione in maniera incredibile. I cani, infatti, allenano la predazione giocando a rincorrersi, mettendo dei paletti, ricoprendo le parti di preda e predatore, però con quella che noi definiremmo una “parola di sicurezza”, cioè fermando l’interazione: possono usare la minaccia o manifestare un repertorio utile a bloccare quell’azione. Come sempre, animali liberi di esprimersi a 360° riescono ad autogestirsi, punire gli altri, imparare dai propri errori, con grande intelligenza.
Adesso, però, trasportiamo tutto questo al nostro cane di famiglia, che fa le sue tre uscite al giorno, mangia croccantini forniti da noi, che non ha bisogno di trovare un posto dove ripararsi né tanto meno di cacciare e non sa non può assolutamente prendere qualsiasi cosa si muova. La genetica, si sa, non è un’opinione e i modi di agire istintivi vengono a galla quando quella parte atavica viene stuzzicata.
Facciamo perciò un’altra distinzione che aiuterà anche a comprendere quale cane fa per voi oppure perché il cane si agisce in un modo o un altro: in base alla selezione artificiale che l’uomo ha effettuato sui cani, a ogni razza era stato assegnato un ruolo. Il cane da pastore maremmano abruzzese, per esempio, quel nuvolone di peli bianchi che tutti conosciamo, è stato selezionato per avere un’alleanza solida con l’uomo in base alla protezione del gregge; tant’è che cercando in rete possiamo trovare molte foto di cuccioli di maremmano insieme alle pecore. Il colore lattescente, di difficile distinzione a confronto con il gregge, non è un caso e non è un caso che questi cani abbiano segmenti di predazione molto ristretti, perché non potrebbero proteggere le pecore se le mangiassero o se si attivassero vedendole muoversi. Per cui la sua predazione, solitamente, è strutturata così: consumazione. Fine. Ray e Lorna Coppinger, nel libro “Dogs”, raccontano di un esperimento condotto su due maremmani: dando loro in pasto una preda morta, ma intera, i cani non l’hanno dissezionata, bensì l’hanno solo annusata per poi perdere interesse. Quando la preda è stata dissezionata da chi ha svolto l’esperimento, l’hanno consumata. Questo ha dimostrato che è molto complesso, se avete un maremmano – cane che già non dovrebbe vivere in città – vederlo tentare di predare altri cani, perché non fa parte di lui. Un altro esempio in contrapposizione riguarda invece il famosissimo Border collie, la cui motivazione predatoria ha uno schema completo, che ritroviamo in molti carnivori: individuare – fissare – avvicinarsi furtivamente – inseguire – sezionare – consumare. Il Border collie è un cane da pastore, selezionatore per spostare il gregge, non per proteggerlo, ciò vuol dire che è molto attivato sul movimento. Questo vi suona familiare? Ritroviamo nella vita di tutti i giorni questo comportamento nei confronti di bici, bambini che corrono, macchine, animali vari, altri cani, con conseguente frustrazione di chi conduce il cane al guinzaglio perché viene strattonato tutto il tempo. Va detto, come abbiamo sottolineato fino a ora, che la motivazione predatoria è altissima in alcuni cani predisposti (non per forza di razza, anche mix) e bassissima in altri, ma che, ahimè, ha anche un fondo di assetto sociale che non deriva dalla selezione, ossia: uso questo repertorio per incanalare stress, perché non ho capito a chi è rivolto, perché so che funziona al guinzaglio.
Analizziamo alcuni questi pattern.
Guardare intensamente l’altro: il comportamento di punta è statico, cioè il cane rimane fermo ed è difficile schiodarlo da lì, ne seguirà un attacco oppure cercherà di prendere l’altro. L’errore che spesso si fa è di non prevenire; il consiglio perciò è quello di cercare di non far puntare il cane a prescindere,lavorando sul fargli cambiare direzione insieme a noi prima che sia troppo tardi. Acquattarsi: quante volte capita che il nostro cane, o quello di un’altra persona, si metta a terra in attesa che l’altro arrivi? Pensiamo soltanto al fatto che i setter inglesi utilizzano la ferma acquattati nelle battute di caccia, perché non devono essere rumorosi o avere fretta, e ora pensiamo al nostro cane mentre manifesta quello stesso schema motorio. Vien da sé che non stia giocando: il consiglio è di non avvicinarsi all’altro, chiedendo se l’altro cane sia maschio, femmina oppure cucciolo. Così facendo eviterete una rissa o che i cani si frustrino cercando di acchiapparsi o di scappare una volta arrivati a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
Non meno importante è inseguire:se il vostro cane corre dietro oggetti o altri cani, cercando di afferrare e non riuscendo a fermarsi, dovreste cercare di inalveare questa sua motivazione con attività che può proporvi un bravo educatore cinofilo cognitivo relazionale.
Tanti sono i fraintendimenti in cui possiamo cadere, ma basta solo incuriosirsi un po’ e farsi aiutare dagli esperti: in questo modo potrete evitare il 90% delle brutte esperienze che capitano ai proprietari di cani.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni