Negli ultimi anni la prevenzione nei confronti della sicurezza stradale si è trasformata in un argomento di forte dominio pubblico. Questo a causa, purtroppo, della miriade di incidenti stradali che si sono materializzati nel corso degli anni, e che hanno coinvolto – nella maggioranza dei casi – i giovani, specialmente i neopatentati. Un problema che anno dopo anno continua imperterrito a ripresentarsi, eguagliando numeri persino peggiori.
Dall’inizio dell’anno, in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale) sono morti 131 pedoni, tra i quali una bambina di 7 anni investita nel napoletano. Una strage senza fine, con un decesso ogni 19 ore sulle strade italiane, nonostante ad Aprile l’andamento pare essere migliorato rispetto ai mesi precedenti. In testa alle regioni con più decessi c’è il Lazio con 30 (quasi un quarto del totale), di cui ben 16 a Roma. Questo per quanto concerne il nostro paese.
Secondo il report annuale di Dekra (società che si occupa di testing, ispezione e certificazione nel settore dei trasporti) a livello mondiale gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di decesso dei giovani tra i 15 e i 24 anni, categorie ad alto rischio di distrazioni alla guida. Incidenti che, quasi sempre, hanno come protagonista almeno un giovane. Basta leggere i giornali o sintonizzarsi sui telegiornali nazionali e regionali per comprendere e rendersi conto che non può più essere considerata una novità, bensì una consuetudine.
Ma quali sono le cause da attribuire a questi incidenti? Innanzitutto l’utilizzo degli smartphone alla guida. Una distrazione pericolosa, non solo se tenuto in mano ma anche nei casi in cui si riceve una chiamata o un sms, richiamando così l’attenzione del guidatore. Pericolo alimentato ancor di più dall’invadenza dei social, che spinge sempre più ragazzi a filmarsi alla guida o mostrare ai followers la strada che stanno percorrendo. Una moda, un desiderio d’apparenza che può costare caro.
L’uso del telefonino alla guida fa aumentare di 3,6 volte il rischio di incidenti. Anche in quei casi in cui si ricorra al vivavoce, nonostante – ad oggi – la legge ne ammetta l’utilizzo.
La seconda causa – non per ordine d’importanza – è l’alcool, una vera e propria piaga tra i giovani. Sempre più ragazzi ricorrono alle bevute alcoliche per sopperire all’assenza di personalità, agli eccessi d’insicurezza o, anche in questo caso, per soddisfare stupide mode e sentirsi accettati da una società che si nutre di selfie e cocktail in mano. Tanti, nonostante l’evidente stato di ubriachezza, con incoscienza si mettono alla guida, divenendo un pericolo per se e per gli altri.
Stato che va a collegarsi agli orari d’utilizzo dell’auto, solitamente tra sera e notte, specie il fine settimana. Due aspetti direttamente conseguenti che spesso concordano a creare situazioni di grave pericolo, complice anche la normale stanchezza. Un tema, questo, sottolineato più volte dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Matteo Salvini, l’ultima in occasione della conferenza stampa di presentazione del Rapporto Dekra, durante la quale ha annunciato la creazione di un tavolo per l’aggiornamento del Codice della Strada.
Anche il presidente Mattarella, nel corso del suo messaggio di fine anno, ha toccato l’argomento con la frase “Non distruggete la vita per imprudenza”. Una situazione a cui da anni si cerca di trovare una soluzione efficace e permanente, con campagne dedicate, divieto di vendita di alcune sostanze e l’introduzione sul mercato di bevande senza alcuna percentuale di alcool all’interno. Il tutto, però, con scarsi risultati.
Tra le altre cause troviamo anche la radio e il navigatore, dispositivi elettronici capaci di aumentare di 2,5 volte il rischio di incidenti. Persino l’interazione con gli altri occupanti del veicolo può provocare distrazione, facendo aumentare di 3,6 il rischio di sinistri. Il fatto di chinarsi, spostarsi o voltarsi per prendere un oggetto – ad esempio sul sedile posteriore – fa aumentare di 9,1 volte la probabilità di un incidente.
Insomma, ogni cosa può causare distrazione. Motivo per cui bisogna usare la massima prudenza, per se ma soprattutto per gli altri. Perché molti giovani alla guida, spesso, ignorano di avere sulle proprie spalle anche la responsabilità delle vite degli altri esseri umani. Basta una minima negligenza e il peggio non potrà essere evitato. Un drink in meno e un pizzico di consapevolezza in più potrebbe invertire un trend inquietante e ormai all’ordine del giorno.
Guidare non è un gioco, bensì una necessità, una comodità a cui approcciarsi con la giusta attenzione. Facciamo in modo che non diventi più causa di dolore.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni