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Riflessioni ad alta voce: che fine hanno fatto le norme anti-covid?

Soffermiamoci a definire la situazione. Da un lato, una gioventù che avanza arrancando nella società con la speranza di riprendersi il tempo perso in questi anni di blocco forzato dalla pandemia. Ragazze e ragazzi che continuano a fare il loro dovere vaccinandosi, indossando le mascherine, assumendo comportamenti che non vadano a ledere la salute pubblica, cioè quella del proprio simile. Dall’altra parte, una fitta rete di increduli e incuranti del pericolo si ostinano a nascondersi dietro frasi fatte “io sono allergico”; “la mia famiglia ha patologie pregresse, posso starci male”; “chi me la fa fare, tanto nessuno controlla”! Esattamente.

Gli dovremmo anche dare ragione. Riflettiamo un po’, stiamo davvero portando attenzione a quanti esercenti chiedono di mostrare il Green Pass, di indossare le mascherine al chiuso? Quante volte è capitato di non aver ricevuto alcuna richiesta a proposito, di essere rimasti indifferenti ed anche, di aver detto alle spalle “non me l’hanno chiesto” senza però prendere posizione? Allora, forse, avranno anche ragione i tanti che cavalcano l’onda di un sistema che, come tante altre cose, non funziona.

Prendiamo il caso delle palestre. Il boom di iscrizioni post-covid riflette una reale esigenza di ripartenza fisica e mentale che un corso fitness restituisce, in molti casi. Interrogando però la fascia di età 20-35 ne risulta una spaccatura non tanto netta: i più sono ritornati a frequentare le sale attrezzi, i pochi hanno paura proprio di quest’ultimi. “No, ma ti senti sicuro ad andare in palestra”? Eppure, eravamo partiti con il piede giusto: prenotazione degli ingressi, misurazione della temperatura corporea, obbligo a disinfettare ogni postazione. Solo che poi come tutte le favole a lieto fine, sia per l’esigenza di una ricercata normalità, sia per un giusto bisogno di avere ricavi economici, in un batter d’occhio ci siamo dimenticati tutto. Sia chiaro, non sia fatta di tutta l’erba un fascio! Per fortuna c’è chi ci crede ancora e si adopera secondo la sana convinzione di agire nell’interesse del bene di tutti ma è sempre più facile riscontrare una diffusa nonchalance. Del resto, ciò che è giusto/sbagliato è dato deciderlo solo alla nostra propensione alla sopravvivenza.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni