L’emergenza sanitaria ha causato un mescolamento necessario delle carte in tavola al fine di rendere il percorso formativo sempre accessibile seppur con molteplici differenze.
Al fine di agevolare economicamente la formazione universitaria, tra i tanti bonus già varati durante la pandemia, l’INPS ha recentemente dato notizia di una nuova agevolazione dedicata agli studenti universitari, consistente in un contributo economico utile per dare sostegno concreto agli studi. Il bonus è dedicato non solo agli studenti universitari iscritti regolarmente alle università italiane, ma anche a chi ha frequentato corsi post-laurea e conservatori. Dal 27 gennaio, è infatti possibile richiedere il rimborso per le spese sostenute nell’anno accademico 2018-2019, fino ad un massimo di 2.000 euro, ed è dedicato ai figli i cui genitori sono regolarmente iscritti alle gestioni INPS. La scadenza è fissata alle ore 12.00 del 1° marzo 2021.
La notizia del bonus INPS giunge in un periodo in cui si è cercato di creare un reale appoggio economico alle famiglie, estremamente colpite dal Coronavirus, e tra i vari settori, l’istruzione resta uno dei punti salienti e più delicati.
Secondo un rapporto effettuato dalla Federconsumatori e pubblicato a novembre 2017, il costo della formazione universitaria varia sulla base di fattori diversi: il reddito, la frequenza dell’università presso la propria residenza o da “fuorisede”, la scelta dell’ateneo. È risultato che per chi risiede con la famiglia in una città sede di ateneo, i costi sono per lo più quelli delle rette e dei libri, che si aggirano attorno ai 1.500-1.600 euro all’anno. Mentre, per coloro che decidono, anche sulla base delle proprie possibilità economiche, di trasferirsi in un’altra città, i costi aumentano considerevolmente. Difatti, gli studenti fuori sede, con un ISEE che non supera i 20.000 euro, spendono in ogni caso, una media tra gli 8.000 e il 10.000 euro all’anno, comprensivi di alloggio e trasporti, oltre che di rette e libri. Dati in mano, si evince come il mantenimento di un figlio che decide di frequentare l’università è un onere economico ragguardevole, soprattutto per le famiglie a basso/medio reddito.
Non stupisce perciò che, secondo un rapporto dell’ISTAT, circa il 10% tra coloro i quali hanno interrotto gli studi accademici ha dichiarato di averlo fatto per motivi economici, avendo avuto difficoltà a sostenere le spese universitarie, mentre il 30% si è trovato costretto ad abbandonare l’università per dedicarsi totalmente al lavoro, ritrovandosi impossibilitato a seguire le lezioni in maniera costante.
Per quanto concerne le agevolazioni pubbliche, i dati Ocse mostrano che in Italia la spesa pubblica annuale dedicata ad ogni studente è pari a 9.352 euro, inferiore rispetto alla media europea di 13.125 euro. Perciò, seppur accessibili, le borse di studio non sembrano riuscire a coprire la totalità delle richieste su territorio nazionale.
Risulta indubbio che il periodo più delicato per i neolaureati è ingresso nel mondo del lavoro e il costo della formazione post-laurea rimane elevato, se si considera che aumentano notevolmente i giovani che decidono di frequentare corsi di perfezionamento e master al termine degli studi universitari.
In quest’ottica, va sottolineato come numerosi enti di formazione ed atenei organizzano corsi gratuiti in e-learing per agevolare il percorso formativo: se da un lato università come Brown, Columbia, Harvard e Yale hanno organizzato corsi gratuiti online già da vario tempo ed li hanno consolidati nella propria offerta formativa, esistono diverse piattaforme, Coursera, fondata dai docenti di informatica dell’Università di Standford, e Udemy fra le tante, sulle quali è possibile trovare corsi, gratuiti e a pagamento, su qualsivoglia argomento e approfondimento. Rilasciando attestati di partecipazione e potendo essere frequentati in qualsiasi momento, sono una risorsa importante per tutti i giovani che desiderano specializzarti ed affrontare il mondo del lavoro al meglio.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni