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#DenimDay: non si stupra “un jeans”. No?

Il 29 aprile 2020 è stato il Denim Day, ma per parlarvene bisogna fare qualche passo indietro.

Quando nasci con i cromosomi XX ti viene consegnato un manuale d’istruzioni sulle centoeuna cose da fare e non fare per evitare accuratamente di essere stuprata. Non lo sapevate? Ve ne elenco alcune.

Innanzitutto, non uscire da sola a tarda sera e, se proprio devi, fatti accompagnare – possibilmente da una figura di sesso maschile, altrimenti sei scema tu ed è scema anche l’amica che ti scorta.

Non parlare con gli estranei. Questo lo dicono a tutti i bambini, sì, ma tu devi stare attenta anche quando hai ampiamente superato la pubertà.

Se qualcuno ti tocca sui mezzi pubblici nonostante tu abbia seguito tutte le regole alla lettera, hai due possibilità: o ti metti a urlare nella speranza che qualcuno intervenga, oppure aspetti che passi e, mentre attendi con pazienza, chiudi gli occhi e canticchia “Vorrei Avere Il Becco” di Povia.

Ma soprattutto, bada bene a cosa indossi prima di imboccare la porta di casa. Evita gonne corte, top scollati, non mostrare troppa pelle, tirati su i capelli, ma non con un’acconciatura provocante. Non devi essere provocante. Presente quando uno dice “mi ha provocato e ho reagito”? Non far reagire. Non provocare.

Tutto chiaro, no? No.

Provate a dirlo all’ingenua Rosa.

Correva l’anno 1992 e l’ingenua Rosa si era infilata un paio di jeans ed era andata a fare una lezione di guida col suo istruttore, il buon Carmine. Il buon Carmine, con una scusa, l’aveva condotta in una stradina sperduta e l’aveva violentata, senza pensarci due volte, intimandole di non proferire parola sull’accaduto. Spaventata, l’ingenua Rosa con i jeans calati non aveva opposto resistenza fisica per paura di essere malmenata o peggio. Turbata, l’ingenua Rosa di jeans vestita aveva atteso la bellezza di 48 ore prima di denunciare il buon Carmine.

Sulla base di ciò, con la sentenza 1636 del 1998, la Cassazione ha ritenuto inverosimile che l’ingenua Rosa e i suoi jeans non fossero consenzienti, altrimenti non solo avrebbero opposto istintivamente resistenza, ma avrebbero anche denunciato immediatamente, è chiaro. Del resto si sa che tutti, di fronte all’orrore, reagiamo allo stesso modo e soprattutto che i traumi non viaggiano mai a scoppio ritardato. No?

Perché ve ne sto parlando? Perché non è finita qui.

La sentenza già menzionata recita:

“Deve poi rilevarsi che è un dato di comune esperienza che è quasi impossibile sfilare anche in parte i jeans di una persona senza la sua fattiva collaborazione, poiché trattasi di una operazione che è già assai difficoltosa per chi li indossa.”

Tutto chiaro, no? No.

Rosa era stata brava, non aveva indossato la gonna, perché è così che recita il manuale. Eppure non è bastato. Anzi, il jeans è stata la prova provata che lei era in realtà consenziente. Perché come si fa ad essere stuprate indossando i jeans, no?

No.

Il Denim Day è la giornata mondiale ispirata ai fatti dell’ingenua Rosa coi jeans attillati, in cui per solidarietà alle vittime di violenza sessuale si indossa, appunto, denim, ovvero un paio di jeans. È lo schiaffo morale e fisico alla cultura dello stupro, fatta di vizi e norme che plasmano una società globale in cui tutto è concesso, perché in fondo il riflettore è sempre puntato su chi subisce. È un movimento che chiede, a questa società malata, di smetterla di giustificare i carnefici e di iniziare a restituire dignità a chi non è consenziente. Perché non c’è capo d’abbigliamento abbastanza provocante che basti per dimostrare il contrario.

Ma, fattore fondamentale, il Denim Day è un monito. Ci sono voluti ben dieci anni prima che la Cassazione, in un altro processo, dichiarasse che i jeans non costituiscono ostacolo alla violenza sessuale (sentenza 30403 del 2008). Eppure, ventidue anni dopo la sentenza a sfavore dell’ingenua Rosa, c’è ancora l’assurdo bisogno di spiegare alle persone che nessuna azione o inazione è un invito, nessun silenzio è sinonimo di complicità e nessun pezzo di stoffa fa la differenza.

Non ti sei opposta nel modo giusto. E qual è il modo giusto?
Non hai denunciato nei tempi giusti. E quali sono i tempi giusti?
Non hai indossato l’abbigliamento giusto. E qual è l’abbigliamento giusto?

Provate a chiederlo all’ingenua Rosa.

No means no. No vuol dire no.

Tutto chiaro.
No?