Famiglia Punto Zero: aggiornamento in corso

Il 20 Marzo 2016 il MAXXI • Museo nazionale delle Arti del XXI secolo ha ospitato l’evento Famiglia Punto Zero, il festival delle famiglie che cambiano.

Il format del festival

Il festival si propone come un evento annuale che raccolga quante più persone possibile che vogliano discutere sulla famiglia, cos’è al giorno d’oggi e soprattutto come è cambiata nel corso degli anni. Un tema decisamente caldo nell’ultimo periodo, grazie ai dibattiti avvenuti recentemente in Parlamento sulle unioni civili e la stepchild adoption e tutte le discussioni che sono seguite sul concetto di famiglia, di unione, di paternità e maternità.

Il MAXXI sembra il posto più adatto dove tenere un tale evento, infatti quale occasione migliore per celebrare la famiglia, se non permettendo alle famiglie stesse di farne parte e di considerare essi stessi un’opera d’arte moderna in continua evoluzione, da analizzare osservare, apprezzare e a cui contribuire direttamente.

Il format del festival prevedeva una serie di attività divertenti ed educative per i bambini dai 3 anni in su e una serie di conferenze da tenersi in auditorium dove psicologi, giornalisti, educatori, ma anche genitori in quanto tali, hanno potuto discutere di diversi topic.

I bambini hanno quindi potuto approfittare di una bella domenica soleggiata e della presenza di straordinari animatori ed educatori, per divertirsi e scoprire il mondo attraverso l’uso dei sensi (le diverse attività coinvolgevano a turno un organo diverso, raccontando storie, scoprendo la consistenza degli oggetti quotidiani..) e i grandi hanno potuto arricchirsi attraverso un civile scambio di idee.

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Le conferenze

Il dialogo, l’apertura mentale e il sincero interesse per gli argomenti sono gli elementi che hanno contraddistinto le quattro conferenze della giornata. Esperti e genitori hanno potuto avere un fluido scambio di opinioni, mai noioso, su quegli elementi che rappresentano una novità nel nucleo familiare cui siamo abituati:

  • la prima conferenza “Genitori analogici e figli digitali: problemi e prospettive” verteva sul rapporto tra genitori e figli con l’avvento della tecnologia, entrata nei rapporti fino a diventare un membro nuovo, forse di disturbo se non lo si sa usare bene, all’interno della famiglia.
  • la seconda conferenza guardava più da vicino le evoluzioni della figura paterna, la riscoperta delle emozioni per la figura maschile nel rapporto con i figli, “I nuovi padri: dal padre autorevole al padre materno. Quali conseguenze per i figli e per la coppia?”.
  • durante la terza si è invece discusso dei cambiamenti più generici che ha subito la famiglia tradizionale, non considerando più i ruoli singolarmente ma l’insieme degli individui e quale tipo di insieme possa rientrare effettivamente nel concetto di Famiglia, “Multi-genitorialità: una geografia delle famiglie moderne”.
  • in ultimo, non certo per importanza, ci si è concentrati sulla figura della donna, nella sua individualità e nel suo ruolo di madre e nella sua capacità e diritto a coordinare entrambe le cose, “Donne, madri, lavoro”.

La scelta dei temi ha garantito una notevole affluenza e partecipazione e si è riusciti ad affrontarli in modo trasversale.

Al centro delle discussioni non vi erano infatti unicamente i topic, ma anche come questi si riflettano sulle persone in base al ruolo ricoperto. Io che ho assistito ho potuto sentirmi coinvolta su ogni tema prima in quanto giovane, poi come donna, come forse futuro genitore e trarre giovamento dai punti di vista di chi riportava le proprie esperienze in prima persona.

Le nuove generazioni e il concetto di famiglia

Ovviamente grosso risalto è stato dato a come le nuove generazioni vedano i nuovi nuclei familiari e come essi si pongano verso coetanei e genitori, decisamente in modo più aperto e variegato rispetto alle generazioni passate.

Si è affrontato argomenti quali le piattaforme di condivisione (Facebook, Instagram,…) e come esse influenzino le famiglie, favorendo un analisi delle nuove dinamiche di rapporto tra i ragazzi, la nascita di nuove problematiche come il cyberbullismo e si è discusso su quali possano essere le reazioni e le prese di posizione più adatte di genitori e figli. Importante è stato il contributo, in questo senso, della head of policy di Facebook Italia, Laura Bononcini e Franco Lorenzoni, maestro e scrittore, che hanno mostrato un diverso approccio al tema, da un lato più pratico, dall’altro più emotivo. Quanto influenzano il quotidiano questi nuovi mezzi tecnologici? I genitori spesso non comprendono le “mode” o le novità della generazione dei figli, poiché successiva alla loro, ma le problematiche spesso rimangono le stesse: il bullismo, l’alienazione, sono elementi invariati che in questo decennio avvengono per via virtuale. Compito dei genitori è quindi conoscere. Necessariamente. Informarsi, come imperativo per educare i figli ed evitare il solito “Tu non puoi capire, tu non mi capisci!” dei quattordicenni.

Parlare delle metamorfosi cui sono soggette le figure genitoriali ha mostrato la propensione naturale delle nuove generazioni a sperimentare, inventare nuovi modi di fare il genitore, ma anche di fare il figlio.

La riscoperta e la ridefinizione dei ruoli

Vi è molta riscoperta, per i padri dell’emotività che era stata loro negata per ricoprire un ruolo che fin dagli anni 40 era autoritario e distaccato e per le madri della voglia di affermarsi, di poter essere una persona a sé e anche, non soprattutto, una madre. Non si rispettano più gli schemi, senza la figura del padre autoritario potrebbe mancare la fase ribelle di cui un ragazzo ha bisogno per crescere; nascono quindi nuovi mezzi di affermazione, non si nega infatti la necessità dei giovani di distaccarsi dai genitori, per diventare individui formati. Dall’altro lato vediamo una generazione di madri che lavora, che secondo i rapporti Eurispes presentati da Angelo Caliendo, è una categoria in crescita. Come si presenta questo cambiamento? Se da un lato abbiamo un padre più mammo (termine che ha ricevuto forti critiche durante la conferenza) e una madre più donna in carriera, come si ridefiniscono i ruoli? In entrambe le situazioni i soggetti finiscono per subire pressioni sociali notevoli, specie perché si fa fatica allo stare al passo con i tempi. Lidia Ravera, giornalista e scrittrice, in particolare mette in luce gli attacchi immotivati alle donne che decidono di non essere mamme, come se fosse l’unico impiego che possa definire la loro femminilità, o che nel caso in cui abbiano figli facciano fatica ad inserire l’uomo nelle faccende educative, come a dover marcare il territorio e auto-definirsi in questo ambito, poiché altrimenti si sentirebbero sminuite. E essere un padre amorevole che gioca con i propri figli e li segue nella crescita non è certo sintomo di perdita di un concetto di virilità, ormai fittizio; il blogger Francesco Uccello rappresenta proprio questa nuova tendenza degli uomini nel manifestare più interesse per l’accudire i figli. La conclusione in entrambi i casi è che bisogna uscire dagli stereotipi predefiniti e garantire alla prole l’amore e la cura di cui hanno bisogno.

Nel momento in cui vi sono queste cose, poco importa se i genitori siano dello stesso sesso, o che ve ne sia uno solo. Se anche nei rapporti uomo-donna i ruoli non sono definiti, pretendere che i bambini debbano per forza crescere con una figura necessariamente autorevole e una unicamente amorevole diventa riduttivo e ipocrita.  Importante è stato l’intervento di Chiara Lalli in proposito, smontanto i pregiudizi riguardanti la famiglia omogenitoriale.

La presenza di intellettuali, professori, politici e rappresentanti di aziende legate al social networking ha infatti permesso la creazione di momenti di arricchimento sui vari argomenti, moderati in modo intelligente da giornalisti di spicco, tra cui Corrado Formigli; la dottoressa Simona Argentieri, psicologa affermata, ha fornito una lucida analisi del ruolo di genitore, come veniva visto in passato e come esso debba adattarsi ai tempi attuali, non come forzatura ma naturale trasformazione.

Viviamo in tempi più che mai propensi al cambiamento, siamo la generazione che più mostra flessibilità nei ruoli e negli atteggiamenti, la figura del padre e della madre cambiano, si mescolano e adattano fino a non potersi più definire in categorie standard. Andare contro tutto questo non può che dimostrarsi controproducente e si rivela quindi fondamentale l’istituzione di questi momenti di raccoglimento. Sono certa che nessuno dei presenti sia tornato a casa con la stessa visione della famiglia che aveva precedentemente, quasi sentisse il bisogno di un aggiornamento.

Ognuno ha portato nuovi colori e dato nuove pennellate, l’opera d’arte che è la famiglia è stata ammirata, riempita di nuovi colori e prospettive. È questo il modo migliore per celebrarla, abbracciandone ogni schizzo e adattando gli occhi ad ogni cambio di luce cui viene sottoposta.