Under 30 per il progetto Futurely: Forbes segnala Elisa Piscitelli e Mariapaola Testa

La start up che offre supporto ai giovani verso una scelta consapevole del proprio futuro

Immaginate di risentire il suono della campanella che ha scandito l’ultima ora del vostro ultimo giorno di scuola alle superiori, o l’ultima mano che avete stretto tra i componenti della commissione agli esami di stato.  Ognuno di quei momenti ha segnato una fine, e insieme un inizio; ma in quanti sanno davvero chi sono, e chi o cosa vorrebbero diventare, quando quella campanella suona? In quanti sono pronti a fare una scelta ponderata?

Nel 2018, lo erano soltanto due studenti su cinque, che nonostante possa sembrare di per sé un dato allarmante, è realistico solo in parte. L’ultimo decennio ha infatti portato con sé un profondo cambiamento a livello culturale, economico e sociale, in virtù del quale ciò che era vero e valevole per i nostri genitori, da un certo punto in poi non lo è stato più per quella che oggi è definita Generazione Z.

Così, un problema pre-esistente come quello della scelta universitaria e/o professionale, è stato accentuato in primo luogo dal proliferare di nuovi settori e di innumerevoli figure professionali, e di conseguenza, dall’assenza di una guida consapevole da parte di genitori e istituzioni verso un futuro che non conoscono bene o sul quale hanno dei pregiudizi. E dunque se un tempo certe scelte erano guidate dal consiglio dei familiari e degli amici, o semplicemente da ciò che era convenzionale per il contesto sociale di appartenenza, oggi i ragazzi si trovano soli a prendere quella decisione.

Il 30% degli studenti universitari è insoddisfatto della propria scelta e il 20% cambia indirizzo dopo il primo anno.

Quello che oggi conosciamo come mismatch delle competenze è uno dei principali motivi per cui il tasso di disoccupazione in Italia è tra i più alti in Europa, e nasce proprio dall’asimmetria tra percorsi di studio/formazione che i giovani intraprendono, e le competenze richieste dalle imprese. Cosa accadrebbe se oggi i giovani fossero accompagnati alla scelta del proprio futuro, proprio sulla base di queste informazioni? Come cambierebbe il nostro paese se tutto il potenziale che stiamo sprecando per mancanza di un’adeguata struttura di orientamento ai giovani neo-diplomati/laureati, venisse recuperato mettendo i giovani a conoscenza delle loro capacità, prima di fare quella scelta?

Ci hanno pensato Elisa Piscitelli e Mariapaola Testa, co-founders di Futurely, la piattaforma di career coaching che mette a disposizione un percorso digitale di orientamento, che aiuta i ragazzi nella scelta universitaria e nella realizzazione del proprio futuro con l’aiuto di numerosi esperti dell’orientamento, psicologi e professori italiani.  Il progetto, partito un anno e mezzo fa, si è sviluppato innanzitutto in Italia, ma adesso si sta espandendo anche negli Stati Uniti e sebbene sia ancora così giovane, il suo impatto è stato così positivo, e il suo valore tanto riconosciuto, da esser valso loro un posto tra i 100 under 30 di Forbes nel 2020.

Elisa Piscitelli e Mariapaola Testa sono due giovani donne appassionate di discipline STEM, laureate in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano, i cui destini si incrociano negli Stati Uniti, ad Harvard

Come nasce Futurely?

“Mariapaola ed io ci siamo incontrate ad Harvard, e Mariapaola mi disse che pensava sarebbe stato bello costruire qualcosa insieme nell’ambito dell’educazione. Per farlo, siamo partite innanzitutto da un’esigenza personale, un volersi comunicare:

Volevamo far si che i ragazzi crescessero in audacia, che avessero più consapevolezza di sé e che allargassero i propri orizzonti. Volevamo dire a tutti che realizzare i propri sogni è possibile.

Cosi abbiamo iniziato a parlare con genitori, professori, dirigenti, insegnanti, per capire quali fossero, nel mondo scuola, i bisogni più impellenti; ciò che emergeva costantemente era questo punto dell’orientamento, del non capire per cosa un giovane sia portato, quali siano le sue competenze e come queste possano avere un risvolto positivo nel futuro. Su queste basi, abbiamo avviato Futurely!”

Cosa significa “Your Future, Our Mission” , slogan di Futurely, per Elisa e Mariapaola?

“Nel nostro percorso, ci siamo rese conto che la scelta di questi ragazzi è troppo spesso guidata da stereotipi, proprio in virtù di questa mancanza di accompagnamento. Emerge sempre questa paura del fallimento, del sentirsi soli difronte alla scelta del proprio futuro; non c’è nessuno che indichi loro quali sono i criteri corretti per fare quella scelta, criteri ponderati sulle capacità e sulle inclinazioni dei ragazzi, che offra loro gli strumenti migliori per navigare il mondo! Sopratutto i genitori hanno ormai difficoltà a fare questo.”

In meno di un anno e mezzo avete già avuto contatti con migliaia di studenti. In che modo Futurely riempie quel gap, principalmente informativo, tra il mercato del lavoro e i giovani?

“Futurely offre innanzitutto tantissime interviste a giovani professionisti, lavoratori, ma anche a direttori di Risorse Umane, che raccontano questi nuovi percorsi, e come si sviluppano le skills più utili, non solo attraverso la formazione universitaria, ma magari con un internship estivo, o corsi per imparare a scrivere codice già dagli anni del liceo, e tanto altro; in secondo luogo, mettiamo a disposizione dei ragazzi una rete di trecento mentors, che raddoppierà l’anno prossimo. Questi Mentors svolgono professioni variegate: dall’attore, all’ingegnere aerospaziale, allo psicologo, e molti di loro hanno profili non proprio tradizionali. Da qui il ragazzo, giovane lavoratore, può rendersi conto di quali sono le possibili strade da intraprendere e le competenze da acquisire”

Un altro problema cruciale in Italia è la percentuale di Neet, ovvero giovani che non studiano e non lavorano. In che modo Futurely si propone a questa particolare categoria di persone?

“Noi creiamo percorsi specifici, in particolare in ambito di ITS, proprio perché spesso chi esce da un istituto tecnico e non è orientato ad un percorso universitario, non è a conoscenza delle alternative che ha. Mettere a disposizione un percorso di conoscenza di sé, che costituisce sempre il primo step, aiuta ad affrontare il passo successivo, ovvero scegliere se proseguire con la scelta universitaria o con un percorso ITS.”

Il vostro servizio si sta estendendo anche alle scuole, che ad oggi non hanno i mezzi per offrire supporto ai ragazzi. In che modo è strutturata questa collaborazione?

“Il ruolo della scuola in Italia è fondamentale in ambito di orientamento. La difficoltà sta, in parte, nella mancanza di tempo, perché gli insegnanti dedicano – giustamente- il proprio tempo all’insegnamento; in parte c’è un problema di aggiornamento, perché i professori dovrebbero essere a conoscenza di tutte le figure professionali che nascono nel mercato del lavoro, e farlo sarebbe come avere un altro lavoro a tempo pieno. Esiste il responsabile PCTO, che si occupa proprio di questo ma è anch’esso un insegnante, per cui svolge solo in parte tutto quello che il ruolo prevede. Anche per questo, molte scuole si stanno già affidando al nostro servizio, e la nostra intenzione è quella di rendere la scuola protagonista del percorso di orientamento, creando dei dialoghi iniziali e finali con i responsabili PCTO, e nel mezzo offrire il percorso di orientamento di Futurely. Così si possono creare delle sinergie efficienti e efficaci per i ragazzi.”

Quali sono oggi gli obbiettivi a breve e a lungo termine di Futurely?

“Il nostro obiettivo principale è sicuramente quello di collaborare con quante più scuole possibile in Italia. Per ora sicuramente puntiamo a crescere in Italia, ma in futuro vorremmo sicuramente far diventare Futurely un prodotto globale, perché il problema dell’orientamento non è solo un problema italiano, ma un problema che riscontriamo ad esempio anche in America. Per cui da un lato sicuramente puntiamo ad un’espansione di mercato, ma anche ad un’espansione di prodotto: vogliamo poterli accompagnare anche dopo la scelta universitaria, nella scelta di un Erasmus, di un percorso specialistico, o di un Master. Vorremmo poter essere un punto di riferimento in tutte le fasi della loro vita.”

Per me, la missione di Elisa e Mariapaola è un po’ come quella campanella dell’ultima ora dell’ultimo anno: carica di euforia, sogni intoccabili e meravigliose speranze per il futuro.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni