Se da una parte il Natale, per i bambini, è il periodo più gioioso dell’anno, per adulti e ragazzi potrebbe non essere lo stesso. Il Natale, più delle altre festività, ha il potere di portare felicità e buonumore, ma anche implementare disagi e sofferenze patite durante tutto l’arco dell’anno.
Tra queste c’è la solitudine, fardello pesante per chi ne soffre quotidianamente, che può trasformarsi in un macigno difficile da sopportare sotto le feste.
A dimostrarlo è anche il recente sondaggio Meta-Gallup condotto in oltre 140 paesi, che ha rilevato come i più alti tassi di solitudine si riscontrano tra i giovani adulti in età compresa tra i 19 e i 29 anni. Un problema serio, quello della solitudine, spesso ignorato e reso normale nelle persone introverse, tendenti al chiudersi e ad isolarsi autonomamente. Ma c’è sempre un motivo scatenante e, contestualmente, anche un modo per cercare di alleviare questa condizione tanto silenziosa quanto devastante.
Un esempio è Telefono Amico Italia, organizzazione di volontariato che aiuta a superare le tensioni emotive e a far ritrovare benessere nelle relazioni personali attraverso l’ascolto empatico. Specialmente nel periodo natalizio, dalle 10 del 24 dicembre alla mezzanotte del 26, le linee di ascolto di Telefono Amico Italia saranno attive nella maratona natalizia, che giunge quest’anno al decimo anno consecutivo, con quasi 500 operatori coinvolti.
Ne abbiamo parlato con Monica Petra, presidente di TAI, che ringraziamo per la disponibilità:
Partiamo dalle origini di Telefono Amico Italia. Come nasce?
I primi centri in Italia sono nati nei primi anni ‘60, costituiti da giovani che si interrogavano su come dare supporto a chi si trovava a vivere le difficoltà della trasformazione sociale ed economica del Paese nel dopoguerra. Ben presto i diversi gruppi hanno cominciato a dialogare tra di loro per confrontarsi sui metodi migliori per affrontare le situazioni che ascoltavano. Nel 1967 è stata costituita la prima forma di associazione e nasce Telefono Amico Italia. Oggi abbiamo 20 sedi e circa 500 volontari.
Quante chiamate ricevete in media alla settimana?
Mediamente circa 2000 contatti alla settimana al Numero Unico, oltre alle chat e le mail, i servizi che si sono aggiunti al telefono negli ultimi anni. A queste vanno aggiunte le richieste alle quali non riusciamo a rispondere perché non abbiamo ancora abbastanza volontari.
Secondo diversi studi, a soffrire di solitudine sono maggiormente gli anziani e i giovani. Ce lo confermate?
La solitudine è un fenomeno che affligge tante persone, talvolta per periodi brevi e altre per fasi più lunghe della vita. Ci sono periodi nei quali entrare in relazione con altri è più faticoso e, in questo senso, giovani e anziani si trovano spesso a vivere le difficoltà di incontrare persone, ma anche di individuare interlocutori adatti ad ascoltarli.
Sulla base delle tante chiamate ricevute negli anni, qual è la causa più frequente che scatena la solitudine?
Parliamo di solitudine riferendoci alla mancanza di relazioni significative. Spesso la mancanza che si avverte è riferita al non riuscire ad individuare persone con le quali si sente di poter essere autenticamente se stessi. Questo senso di isolamento ferisce e sconcerta, ed è probabilmente l’aspetto più acuto della sofferenza legata alla solitudine.
In questo preciso momento storico si parla molto di crisi giovanile e di una salute mentale sempre più fragile. Dal vostro punto di vista, riscontrate un aumento delle problematiche emotive e psicologiche nei più giovani?
Negli ultimi anni le richieste d’aiuto provenienti dai più giovani sono cresciute sensibilmente, soprattutto attraverso la chat e la mail. Si tratta di un fenomeno allarmante perché segnala la difficoltà delle ultime generazioni che affrontano cambiamenti epocali nei modelli di relazione, ma è anche il segnale di una competenza importante: saper chiedere aiuto è infatti una conquista dei più giovani che – riconoscendosi in difficoltà – cercano gli strumenti per chiedere aiuto e prendersi cura di sé.
Spesso ci soffermiamo su chi chiama e poco su chi offre il servizio. Qual è lo stato d’animo di voi volontari una volta tornati a casa la sera? Vi sentite appagati dal sostegno che avete donato o, a volte, non potete fare a meno di portare con voi un pizzico di angoscia per la tristezza degli altri?
I nostri volontari iniziano il servizio con il desiderio di essere d’aiuto. Presto scoprono che è necessario prepararsi e ascoltare anche se stessi. Tutti i volontari seguono il corso di formazione iniziale e poi proseguono partecipando ad incontri periodici di intervisione e supervisione, per non essere mai soli nell’ascolto e poter offrire aiuto senza danni per sé. Ascoltare le persone è una straordinaria occasione di crescita personale, ed è molto gratificante riconoscere la fiducia concessa da altri e partecipare a un pezzo della loro strada.
Quanto è peggiore lo stato di solitudine durante le festività natalizie, da sempre simbolo di unione familiare?
Durante i periodo di feste, chi non ha la possibilità di condividere il tempo o i pensieri con persone care, avverte con maggiore angoscia questa assenza, proprio per il paragone con le aspettative che il periodo genera. È per questo che i volontari di Telefono Amico Italia aumentano il loro impegno durante i giorni di Natale, offrendo il loro tempo per stare con chi avverte il bisogno di parlare e trovare un’accoglienza calorosa.