Alessandro Lussiana nasce in Perù nel 1980. Cresce a Torino e fin da subito si accorge di avere una particolare predisposizione per il teatro. Si diploma al Teatro Stabile di Torino nel 2006 per poi intraprendere stabilmente la carriera come attore e doppiatore. Collabora attivamente con la compagnia dell’Elfo di Milano e del teatro Kismet di Bari.
Alessandro Lussiana ha doppiato alcune pellicole cinematografiche, lo ricordiamo nei panni di Louis-David Morasse in Inside, aka Histoire de pen. Nelle serie animate ha vestito i panni di Menma in Naruto e Keenan Sharpe in Inazuma Eleven Go: Galaxy. Per quanto concerne il mondo videoludico ha doppiato recentemente Chai in HiFi-Rush, il rhythm game sviluppato da Tango Gameworks.
Lo ricordiamo anche per aver doppiato Rufus in fuga da Deponia, Caos a Deponia e Addio Deponia.
Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio e della recitazione?
Mi sono avvicinato prima alla recitazione dello spettacolo dal vivo, che è il filone da cui provengo. Quando ero adolescente ho iniziato a interessarmi alla recitazione perché la mia famiglia mi portava a teatro. Fin da subito mi sentivo attratto da questo mondo, ma non con l’idea di farlo da professionista. Arrivato all’università ho deciso di seguire dei corsi amatoriali, aperti un po’ a tutti, per cominciare ad avere qualche rudimento. Una volta che mi ci sono trovato dentro ho capito che era qualcosa di cui non potevo fare a meno. Ho iniziato anche a lavorare subito, quasi come se “l’universo” ti volesse far capire qualcosa. Nei primi due anni in cui ho cominciato ad annusare i principi delle assi del palcoscenico, ho deciso di farlo ad alto livello. Mi sono preparato per le accademie nazionali che sono prettamente teatrali ma ora si stanno accostando anche al mondo del doppiaggio. Entro nell’accademia del teatro Stabile di Torino e per 3 anni, per 8 ore al giorno e per 6 giorni a settimana, mi sono formato tramite agli strumenti della dizione, dell’espressione corporea, della capacità di lettura a prima vista e ovviamente della recitazione. Sono molte le materie da studiare, come se fosse una sorta di università però strutturata come con le stesse modalità delle superiori. Uno dei primi lavori che imbroccai, dopo il diploma dell’accademia, fu per una serie TV. Capì fin da subito che volevo spaziare su tutti i fronti. Mentre ero ancora in accademia mi capitò di avere un contatto per andare a vedere un turno di doppiaggio. Arrivai alla videodelta, che è uno studio storico di doppiaggio di Torino, dove incontrai Mario Brusa che mi disse: “Ti ascolto volentieri”. Fui colto quasi in contropiede perché non ero andato lì per farmi ascoltare, ma per cominciare ad osservare un mondo che era affine al teatro.
Sappiamo che hai interpretato Chai in Hifi-Rush, il protagonista del rhythm game firmato Tango Gameworks, cosa puoi raccontarci del doppiaggio di questo titolo?
Chai di Hi-Fi Rush è stato uno di quei personaggi che a volte ti capitano nella vita, l’ho sentito proprio nelle mie corde. Avevo già doppiato personaggi simili, abitualmente mi assegnano queste personalità un po’ sopra le righe, che riescono a passare dal darsi un tono a essere completamente fuori dal contesto. Chai ha un carattere variegato, da questo punto di vista è scritto molto bene. La cura che stanno riponendo nel descrivere i personaggi nei videogiochi è veramente ammirevole. Quando feci il provino per capire se la mia voce potesse andare bene su Chai, speravo di passarlo perché era divertente. La grafica era molto particolare perché ricordava un disegno fatto a mano, quasi come un fumetto. Mi sono subito affezionato a Chai, tra le cose il tipo di pasta vocale che mi appartiene si sposa perfettamente con personaggi con un briciolo di follia. Ho una voce che ha delle particolarità contrastanti, perché ha sia delle tue tonalità calde sia delle sfumature molto metalliche. Non ho una voce rotonda, da doppiaggio pulito. Mi hanno anche detto che la mia voce può risultare anche sgradevole, ma è funzionale al personaggio che devo interpretare.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
L’intervista completa continua su Videogiochitalia.it