Una lunga domenica

Una lunga domenica. Prendere questo periodo di chiusura all’esterno non come un castigo, ma come una lunga domenica. Ieri ho fatto scorta di libri, stilato una lista di film da vedere, serie tv da recuperare e faccende di casa da sbrigare. Dormire di più, rilassarsi, dedicare il proprio tempo alle cose che ci piacciono e per cui non troviamo mai il tempo. La quotidianità, la frenesia, la fretta, sono un regalo che sottovalutiamo spesso e che adesso ci manca. Anche la metro affollata alle 8 di mattina, la tangenziale bloccata, la cazziata del capo.

Ma questo non è il momento di lamentarsi, di rimpiangere, di arrabbiarsi, di non rispettare le regole. È il momento di essere responsabili e corretti, coscienti e rispettosi, di lasciare da parte la nostra vita di sempre e reinventarsi in una lunga domenica. Non mi sembra uno sforzo così impegnativo, alla fine.

Perché complicare tutto? Perché non rispettarci a vicenda? Perché mettere a rischio noi stessi e gli altri? Ma non avete paura? Davvero non ne avete? Davvero non avete paura di una malattia meschina, che non conosciamo, che coglie impreparati persino i medici? È quando sento rispondere che i giovani sono immuni che mi spavento di più. È quando l’indifferenza va oltre il senso civico, che mi preoccupo davvero. Ancora prima di pensare al covid-19, mi preoccupa che molti di noi non abbiano compreso cosa stia succedendo. Non riesco a capire quale sia il vero motivo di questo rifiuto, perché non posso e non voglio credere che i miei coetanei – e non solo – siano così incoscienti.

Ho pensato più volte, in questi giorni, che mai mi sarei aspettata di vivere in un momento storico come questo. Eppure eccomi qui, circondata dal silenzio sovrumano della mia città, dalle abitudini che non ci sono più. Ma non mi dispiace avere il tempo per ascoltarmi di più, leggere qualche libro nuovo, tentare di seguire una lezione di yoga online, cucinare dolci, riordinare gli armadi, tenere un diario, mettere in ordine la mia vita disordinata. Sono sicura che tutti abbiamo qualcosa da mettere in ordine, che sia un cassetto o un angolo del nostro cuore. Se prima non avevamo il tempo di farlo, adesso c’è, e vi prego, prendiamolo al volo! Anche a me manca il lavoro, l’autobus affollato, tapparmi il naso per il cattivo odore, prendere il caffè alle macchinette, prendere un drink con gli amici.. Insomma, fare ciò che faccio tutti i giorni. Ma non dipende da me, non posso combattere ciò che non conosco. Soprattutto, non posso combattere un nemico di cui non posso prevedere tutte le insidie, le mosse, i colpi a sorpresa.

Mi resta da fare solo quello che mi è stato chiesto: fermarmi. Quindi sì, io mi fermo. E lo faccio anche se è difficile vedermi circolare tra le stesse quattro mura tutti i giorni tutto il giorno. Lo faccio anche se mi manca passare le serata in compagnia, abbracciare gli amici. Sentire il calore degli altri. Ma ricordiamoci che è necessario farlo, ce lo stanno chiedendo in tutti i modi, e, per una volta, anche se il Governo non ci piace, non è il momento di stare a discuterne. I bar, le enoteche, i teatri, i cinema, i negozi sono chiusi. Guardiamoci intorno. Non c’è bisogno di spavalderia, di stupidaggine, adesso.

Riscopriamoci creativi, folli e spensierati anche dal divano. Chiamiamo più spesso i nostri cari, cogliamo l’occasione per telefonare i cugini in Canada; apriamo il libro di ricette di nonna Rosa e falliamo miseramente in tutti i tentativi; leggiamo il libro di fiabe della nostra infanzia, oppure scriviamone uno noi. Scopriamoci nuovi anche stando fermi.

Eravamo felici e non lo sapevamo.

Sarà un’emozione poter tornare alla vita di prima, sarà come rinascere. Poterci riabbracciare, stringerci le mani, baciarci, accarezzarci, vivere insieme. Apprezzeremo quello che avevamo, capiremo di essere fortunati, privilegiati. Ci renderemo conto che non è “normale” alzarsi, andare a lavoro, studiare, andare a cena fuori. Capiremo che è un lusso. Potremo tornare a commettere gli errori di sempre, inciampare nelle stesse cose. E poi di nuovo innamorarci, correre, saltare, incontrarci, chiudere gli occhi e sentirci vivi. Perché lo siamo, anche ora. Ritorneremo a stupirci, meravigliarci, e lasciarci incantare dai tramonti, albe, le stelle. Tutto continuerà a girare, come ha sempre fatto. Il tempo, per fortuna, non ha smesso di scorrere.

Oggi restiamo lucidi, in guardia. Rispettiamoci. Lo dobbiamo a chi lavora senza sosta per garantirci il futuro. Sogniamo tutti di andare lontano, ma oggi non possiamo. Domani, magari, potremmo farlo. Bisogna avere pazienza. Stiamo fermi, ma andiamo avanti.

Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. 
G. Tomasi di Lampedusa

Maria Letizia Stancati
+ posts

Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.