Uno spiraglio di luce in fondo a un lunghissimo tunnel: dopo un anno e mezzo trascorso nell’ombra, il mondo della musica ha faticosamente ricominciato a vivere, seppure con tanti interrogativi sul futuro. L’estate alle porte ha già riportato il pubblico nelle arene e ha favorito il ritorno in cartellone di festival e rassegne che privilegeranno soprattutto i grandi nomi e gli artisti emergenti della canzone italiana. Segnali di ripresa che, tuttavia, non possono lasciare in subordine la questione più delicata: cosa accadrà nella stagione autunnale, quando la musica dovrebbe tornare nei teatri, nelle sale da concerto e (forse) nei palasport? I professionisti del settore – falcidiati dall’emergenza sanitaria – temono di dover ricominciare a navigare a vista, senza indicazioni chiare sull’organizzazione degli eventi dal vivo, benché molti abbiano già deciso di rinviare i concerti all’inverno del 2022.
Per tacere di un’altra categoria che ha pagato un tributo pesantissimo alla pandemia: i proprietari e i gestori dei club di tutta Italia, alcuni dei quali hanno dovuto già alzare bandiera bianca. Le cifre diffuse dall’associazione di categoria KeepOn sono inquietanti: 15mila concerti annullati, 50 milioni di incassi in fumo, tanti giovani artisti rimasti senza una vetrina per farsi conoscere e ascoltare. Anche per questo, la rete dei gestori dei locali ha chiesto al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che i club siano considerati luoghi di cultura esattamente come i cinema e i teatri.
La recente approvazione di un apposito ordine del giorno alla Camera può essere intesa come un simbolico punto di partenza, senz’altro utile per smuovere le acque. Tuttavia, gli annunci e i buoni propositi non bastano più: le proteste di piazza dei lavoratori dello spettacolo e la provocazione de L’ultimo concerto sono la spia di un malessere che istituzioni e opinione pubblica hanno colpevolmente ignorato. D’altra parte, non è semplice cambiare la mentalità di un Paese che si accorge della musica soltanto nella settimana consacrata a Sanremo o quando una giovane band italiana vince l’Eurofestival.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Nonostante sia cresciuto nell'era del digitale, si professa analogico e nostalmalinconico. Cultore di Springsteen, dei saggi storici e delle gassose, ha scoperto Venti in piena pandemia: amore a prima vista. Ricambiato, una volta tanto.