Alexis Tsipras e Sergio Mattarella. L’uno giovane premier greco alla guida di un partito di estrema sinistra, l’altro Presidente della Repubblica italiana, democristiano, stimato politico e giurista. Cosa avranno mai in comune questi due personaggi? Che sono entrambi freschi d’elezione, certo, ma c’è qualcosa di più che li lega, la speranza di cambiamento che rappresentano. Entrambi godono di un largo sostegno presso l’opinione pubblica dei rispettivi Paesi, in quanto simboli, in qualche modo, di una svolta politica favorevole. Naturalmente è troppo presto per osannare ed elargire riconoscimenti, ma, a naso, il giudizio popolare è positivo, perché, si sa, nei periodi di crisi c’è bisogno di sperare.
Chi è Alexis Tsipras? Classe 1974, ingegnere civile con master in urbanistica, ha frequentato le scuole pubbliche in Grecia. Inglese imparato da adulto, non ancora fluido nonostante i corsi intensivi dell’ultimo anno. Borghese, figlio di un imprenditore edile, i detrattori lo accusano di fare il rivoluzionario con i soldi di papà e non gli perdonano l’unico vizio: andare una volta a settimana dal barbiere più costoso di Atene.
Tsipras è carismatico ed ha la faccia e il sorriso da bravo ragazzo. Dice cose che nessuno aveva mai detto e cioè che si può non pagare i debiti e allo stesso tempo restare nell’euro; che l’Unione Europea rappresenta una cornice di valori che comprende la democrazia, la sanità pubblica, l’educazione, le pari opportunità e non può voler dire solo 2.5 di disavanzo primario e spread sostenibile. Contesta le politiche di austerità imposte dall’UE, ma lo fa in modo diverso rispetto ad Alba Dorata e altri movimenti anti-europei populisti e di destra. Il programma economico di Tsipras fa riferimento ad un mandato di negoziazione, il cui intento è quello di aprire una trattativa con le istituzioni europee.
Le strade a disposizione di Tsipras e di Yanis Varoufakis, suo Ministro delle Finanze e mente economica con fisico e sembianze da rockstar, sono quattro. La prima, la più probabile ma anche la più difficile per il governo greco che ha vinto le elezioni promettendo esattamente il contrario, sarebbe l’estensione dell’attuale piano di salvataggio. La seconda, più favorevole per la Grecia, sarebbe quella di chiedere alla Banca Centrale di sbloccare gli interessi e i profitti sui titoli di stato greci acquistati durante la crisi. La terza opzione consiste nel trovare i soldi altrove e, in questo caso, Mosca (a cui non a caso il governo Tsipras ha mostrato il suo appoggio) potrebbe essere una possibile soluzione. La quarta possibilità, infine, sarebbe quella di emettere una moneta nazionale parallela per finanziare la spesa pubblica; ma in questo caso non avrebbe molto senso parlare di moneta unica. Ce la faranno i nostri eroi a salvare il futuro della Grecia e dell’Unione? Finora la loro ricetta ha funzionato, almeno per vincere le elezioni.
Che dire invece del Mattarella nazionale? Anche il Wall Street Journal ne parla bene: «Un nuovo presidente si è appena insediato in Italia, è Sergio Mattarella… E le sue prime parole e i suoi primi gesti lo hanno già distinto dai suoi omologhi europei», riferendosi in particolare all’esortazione di Mattarella verso la comunità internazionale di mettere in campo tutte le risorse possibili per la lotta al terrorismo. Integro, morigerato e sobrio, per spostarsi usa voli di linea. Crozza lo prende già in giro per il suo understatement e il suo “grigio” esordio: “Io, Sergio Mattarella, sono un uomo in grigio, non mi si nota mai.. Pensate che nella foto della mia patente io sono quello dietro!”. Ma, scherzi a parte, la sobrietà e lo stile di Mattarella piacciono. Quarantasei applausi interrompono il suo discorso in Parlamento: un intervento breve in cui il Capo dello Stato dice senza fronzoli che intende essere un arbitro imparziale e in cui parla di riforme, imprese e di lotta alla corruzione, rivolgendo un pensiero alle difficoltà e alle speranze degli italiani.
Una volta i simboli, le icone duravano nel tempo; oggi si esauriscono nel giro di anni o addirittura mesi. L’augurio è che questi simboli di speranza e cambiamento possano rimanere tali a lungo.
Siciliana doc, ma residente a Milano da 4 anni, studia Management all’Università Bocconi. Pretende molto da se stessa e ama sfidarsi e, per una a cui piacciono le discipline umanistiche, studiare economia è una bella sfida. Ma la curiosità è dalla sua parte e, alla fine, riesce ad appassionarsi un po’ a tutto.
Non sa ancora cosa vuole fare da grande, ma sta rispolverando le antiche passioni.
È perennemente combattuta tra il desiderio di libertà e il bisogno di appartenenza.