Ogni ragazzo di oggi, bambino di ieri, non può negare di essere stato affascinato dalle storie di pirati, fuorilegge temerari, che vivevano grandi avventure in mare aperto.
Da Barbanera, ai moderni Jack Sparrow e Monkey D. Rufy, passando per Sandokan, tanti sono stati i bucanieri che ci hanno fatto sognare di prendere parte alle scorribande nelle loro ciurme.
In lungo e in largo per gli oceani, dalla Cina alle Americhe, a bordo di fregate e galeoni, vivevano vite al limite, e poco più in là.
Oltre al coraggio, la cosa che li accomunava tutti però era la sete, la sete di libertà, la sete di tesori ed anche la sete… di Rum!
Le navi veleggiavano per le rotte commerciali, sui ponti i pirati gestivano le manovre e preparavano gli abbordaggi, e nelle stive aspettavano ammassate montagne di botti di rum, in attesa dei festeggiamenti.
L’acqua non poteva essere trasportata per lunghi viaggi perchè si formavano alghe nelle botti di legno, non essendo ancora stati inventati i dissalatori, così per tale motivo, e per il basso costo, veniva scelto il Rum.
Ma come nasce questa bevanda?
E’ stato necessario andare oltre le solite letture.
Oggi sono molte le marche di Rum che si possono trovare nei bar, tutte discendenti da quella famosa Canna da zucchero, la quale veniva coltivata dai sudori degli schiavi.
Le sue radici affondano fin nell’antica Cina, dove di radici se ne intendono. Una traccia si ha negli scritti di Marco Polo, il quale diceva di aver ricevuto da bere un ottimo vino zuccherato, intorno al 1300 d.C.
Ma la fama odierna di questo distillato è stata creata altrove, “nei peggiori bar di Caracas” dicono.
Il mare dei Caraibi è stato un florido utero che ha partorito la leggenda che arriva fino ai giorni nostri.
Il nuovo continente era un terreno ricco di vegetazione e la canna da zucchero veniva utilizzata come base di partenza per distillare questo liquore.
Le isole di Barbados e Nassau, prime fra tutte, hanno basato la loro economia su rum e tabacco.
Nassau in passato era un porto di smercio per i pirati dove potevano liberamente contrabbandare le refurtive e, con le sacche piene di monete, trascorrevano le serate in compagnia di donne del posto a bere ovviamente rum.
Da Emissario di MangiaGraecia presso l’isola, ho visitato una famosa distilleria, John Waitling’s Distillery, che sin dalla fine del 18esimo secolo produce rum.
La sede è un’antica casa coloniale, come le tipiche del passato, e producono varie tipologia di alcolici. Tra questi molto saporiti sono il Rum Buena Vista e la Vodka Red Turtle, entrambi ricavati dalla canna da zucchero.
Altra sede della pirateria Caraibica era la famosa isola di Tortuga.
La conosciamo perché nel film “i pirati dei Caraibi” è ritratta come una terra di nessuno governata dai vizi, ed effettivamente era cosi’ nella realtà, perché è esistita davvero. Turtle island o Tortuga, oggi è conosciuta come Grand Cayman, la più grande isola delle Cayman, oggi ancora sotto il controllo Britannico.
Il Rum, lì, è da sempre una bevanda popolare.
Verso la metà del 1700 d.C., L’ammiraglio Vernon, introdusse l’aggiunta di un quarto di acqua in tre quarti di Rum con zucchero e limone, era così nato il “Grog”, una variante del Rum.
Ma i pirati, si sa, sono persone eccentriche, e una leggenda narra che essi usavano mescolare il loro Rum con polvere da sparo prima dei combattimenti.
Da bevanda degli schiavi, come veniva chiamata, il rum è arrivato oggi dietro tutti i banconi del mondo affermandosi con imponenza sia nelle recipe di mixology che, ovvimente, secco!
A noi basta, non potendo solcare i sette mari, sorseggiare un buon rum, sognando le avventure dei nostri Capitani dell’infanzia e sentirci temerari come loro; perché diciamolo francamente, da ebbri siamo tutti più coraggiosi.
Appellata come bevanda degli schiavi, prima aveva un sapore più forte perché nasceva dalla melassa che era lo scarto della canna da zucchero.
Mi chiedevo sempre dove prendessero quel coraggio di rischiare la vita ogni giorno; oggi mi sono fatto un’idea e se è senza dubbio vero che erano personaggi senza paura, era anche vero che agivano spesso sotto gli effetti dell’alcol, da buon pirata che si rispetti.