La pizza ai tempi del Corona Virus

“Let me sleep all night in your soul kitchen /Warm my mind near your gentle stove”.

Era il 4 Gennaio del 1967 quando quattro ventenni della UCLA pubblicano il loro album di debutto “The Doors”, marchiando a fuoco con il proprio nome la storia del rock.
Nello stesso anno il primo Bancomat inizia a funzionare a Londra; l’avventuriero Rasputin raccoglie dal mare “salato” un marinaio vittima di un ammutinamento, dando inizio alle avventure del più famoso e amato personaggio del fumettista riminese Hugo Pratt; nel Groote Schuur Hospital di Città del Capo, il chirurgo cardiotoracico Christian Bernard esegue il primo trapianto di cuore su un umano rivoluzionando il mondo della medicina.
Il 25 Gennaio l’allenatore Bill Bowerman e il mezzofondista Phil Knight, ispirandosi alla dea della vittoria Nike, fondano, sulle ceneri della “Blue Ribbon Sport”, l’azienda Nike, sconvolgendo per sempre il mondo dell’abbigliamento sportivo.

Mentre negli States nasce la stella del “Seattle sound” Kurt Cobain, contemporaneamente in Italia,nella città dell’Amore, nasce l’eclettico “pizzaricercatore” Renato Bosco.

È più precisamente a San Martino Buon Albergo (VR) che, nell’ormai lontano 2006, apre il suo primo take away “PizzadaRè” per poi inglobare, tre anni più tardi, il civico adiacente e ribaltare il mondo della pizza italiana con il suo progetto principe “Saporè”.

La continua ricerca e sperimentazione sui lievitati sono i fieri scudieri del pizzaiolo veneto, capace di gestire sapientemente ormai cinque locali. Nel 2017, infatti, sbarca nel centro di Verona con due progetti differenti: “Saporè Pizza Stand-up”, piccola pizzeria al taglio, e la più ambiziosa sala degustazione “Saporè Downtown” con circa 70 coperti.

Il croccante e profumato regno di Renato prevede una vasta gamma di impasti dalle diverse caratteristiche, sia per quanto riguarda le farine utilizzate sia per le modalità di lievitazione, ma anche per le tecniche di cottura adoperate.

La sua opera è contraddistinta da un istinto di preservazione, verrebbe da dire materno, nei confronti dell’utilizzo della pasta madre viva e si palesa tramite il progetto FDP (Figli di PastaMadreViva), il cui target principale è quello, non solo di rendere riconoscibili i prodotti realizzati con pasta madre viva, ma di definire al di fuori di ogni ragionevole dubbio la differenza tra quest’ultima e le altre tipologie di lieviti; a tal proposito, onorevole menzione deve esser fatta della seconda iniziativa firmata Renato Bosco: SignorLievito è un corso per appassionati dell’arte bianca, con l’intento di trasferire tecniche e conoscenze per poter realizzare una vasta gamma di prodotti attraverso lievitazioni naturali.

Ingolositi da un concetto di pizza dalle forti note gastronomiche e da ben cinque formati disponibili, abbiamo deciso di approfondire varcando la soglia del Saporè Downtown.

Ad aprire le danze è stato un impasto dall’etimo sinico, “La mozzarella di pane”, realizzato tramite un procedimento che prevede due fasi: una prima immersione nel liquido di governo della mozzarella e una successiva cottura al vapore, la quale conferisce una consistenza consapevolmente gommosa e soffice.

Successivamente, “Pizzacrunch”: versione “renatesca” della pizza in teglia tipica della tradizione romana, si distingue per un alto livello di idratazione e lunghe lievitazioni, conferendo all’impasto quelcrunchy difficilmente riscontrabile e replicabile altrove.

Proviamo poi la Pizza a fermentazione spontanea: bordi alti e porosi, una base sottile e saporita ed ingredienti di altissima qualità sono i segni particolari di una pizza a lievitazione completamente naturale, realizzata tramite un processo di idrolisi degli amidi spezzati.


E per Atto finale del nostro pranzo e chef- d’oeuvre della proposta, “l’aria di pane” è realizzata con pasta madre viva e si distingue per la sua voluminosità e leggerezza.
Servita in quattro pezzi durante il giorno e in otto la sera, si scioglie letteralmente in bocca non appesantendo il pasto anche dopo diverse pietanze.

La proposta è valorizzata da un’ottima selezione di dolci lievitati e non solo. Inoltre è possibile, una volta terminato il pasto, acquistare due kit: uno per la realizzazione homemade della pasta madre viva e un secondo, il “PizzaBag”, composta da farina, pelati italiani e un pezzo di pasta madre viva.

Una location invidiabile, essendo il locale situato a pochi passi dalla Casa di Giulietta, si somma ad un personale attento e preparato ad ogni possibile domanda da parte del cliente.
Il prezzo, apparentemente eccessivo, è giustificato da una evidente cura dei dettagli e da uno sforzo tangibile e profuso nella ricerca e nella continua ambizione di migliorarsi, nonostante gli incredibili risultati già ottenuti.

SapoRè rispecchia totalmente l’idea di partenza che il suo creatore si era tenacemente prefissato, riuscendo a sdoganare quella concezione di pizza al forno a legna che sempre più non consiste nell’unica opzione disponibile.
È rammentando il lavoro, la passione e i sacrifici di un singolo che prendiamo spunto per mandare un messaggio forte in un periodo, oseremmo dire tragico, non solo per la ristorazione, ma per tutta l’economia del Paese.

Consci della effimerità della realtà in cui versiamo, esortiamo così a non precipitare nel burrone dell’isteria collettiva e, pur con le dovute precauzioni, cercare di modificare il meno possibile la propria quotidianità senza rinunciare necessariamente alla periodica cena fuori porta e minacciare, con un esasperato assenteismo, l’eventuale declino di attività ristorativa e non.