Sono solo un elefante

Oggi è una bellissima giornata. Non so descrivervi bene la vita come invece fate voi, sapete? Sono pur sempre un elefante. Non ho le vostre abitudini, non ho i vostri orari da seguire, non ho aperitivi da preparare eppure oggi è una splendida mattina.

Quando apro gli occhi sento il mio piccolo che si sveglia con me anche se ancora è un po’ presto. Capita spesso che io mi senta un tutt’uno con lui, come se potessi raccontargli di tutto. Ma cosa vuoi che racconti un elefante? Sono un animale così grande che posso far ombra a cento margherite. Però sono buffa.

Questo lo vedo nel riflesso del fiume, che mica abbiamo gli specchi noi. Ho un naso enorme e due orecchie ancor di più. Il mio naso si chiama proboscide, già il nome fa ridere. Ma è vitale per me. Anche se forse non è così bello da vedere. Credo di non aver mai pensato di “rifarmi il naso” come voi, umani. Siete strani. Lo penso sempre e ringrazio Dio per essere nata libera.

Magari non avrò un guardaroba pieno di tacchi e giacche ma ho un cuore grande che può amare per dieci umani. Forse di più.
Che strani i miei pensieri stamattina.
Non ci faccio caso quasi mai.
Saranno le mie orecchie a farmi sentire persino l’eco di ciò che sento.
Possibile che un elefante possa pensare tutte queste cose mentre cerca un po’ di cibo per sé e per il suo piccolo? Mi chiedo mentre mi dirigo verso il fiume.

Bene, forse ho trovato cosa mangiare.
Oggi è proprio una bella giornata!
Mi piace l’ananas e queste sono grandi. Andranno bene per entrambi.
Chissà come si chiamerà il mio cucciolo, ancora non ho deciso.
Mica c’è un nome da elefante, no?
Ma sì, che pensieri sciocchi, che pensieri da umano.
L’ananas ha sempre un retrogusto amaro.
Ma non così… amaro.
Da polvere da sparo.
Sto esplodendo, lo sento.
Forse è solo un attacco di panico?
Ma cosa dico, sono un elefante.
È proprio polvere da sparo.
Ma non è un colpo secco, non è fuori.
È dentro di me.
Dio, il mio cucciolo è dentro di me.
Inizio a correre, ma perdo sangue.
Perdo i sensi.
Brucia, è orrendo.
Ma com’è possibile? Cosa ho fatto di male?
Sono solo un elefante.
Lo dicevo io, per fortuna che sono un animale.
Mi immergo nel fiume, ma sono squarciata.
Non riesco neanche a urlare perché non potrò vedere la meraviglia che ho in grembo.
Perché, uomo?
Vorrei spegnere questo fuoco che ho dentro ma l’acqua non basta.

Perché, uomo?
Perché?
Sono solo un elefante e per me questa era una splendida giornata.
Piccolo mio, ci incontreremo in un mondo migliore.
Ti insegnerò ad amare.
Come un elefante.
Ma non chiedermi “perché l’uomo è così cattivo”.
Non so risponderti.
Proprio per questo ti insegnerò ad amare.

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Prolissa per natura, sintetica per pigrizia. Classe 1990, laureata in Economia aziendale, indirizzo amministrazione e controllo, amante delle emozioni e di tutto ciò che è autentico. Scrivere della vita, degli sguardi e degli occhi delle persone, delle storie che appartengono al mondo è la sua priorità. Curiosa, attenta osservatrice e caparbia. Leggere, scrivere, suonare, pedalare, meditare, viaggiare e ascoltare: ecco la ricetta per la sua felicità.