L’intervista al cantautore cosentino che si esprime senza catalogarsi
Emanuele, classe ’98, ha deciso di trasferirsi dai colli cosentini ai colli bolognesi per dar voce alla propria vita e alle proprie emozioni con la musica, ed è diventato Solonoia.
Da dove inizia il tuo sogno?
Abbozzo testi e musica, prima solo con l’accompagnamento della chitarra, da quando avevo 16 anni e dato che le prime canzoni fanno sempre schifo, all’inizio l’ho detto solo a pochi intimi. Poi mi sono trasferito a Bologna, in un contesto nuovo in cui ho sentito di potermi mettere in gioco e ho iniziato a cantare principalmente per strada con amici e sconosciuti: è stato un bel periodo che mi ha reso più sicuro di me e della mia scelta, anche se iniziavo ad avere contezza di quanto sia difficile farlo diventare il lavoro della vita.
Per fortuna ho conosciuto persone che mi hanno aiutato crescere in questo percorso, in primis il mio producer Emattwo con cui ho lavorato per un anno senza tirar fuori nulla: io venivo da canzoni indie-pop scritte alla chitarra e lui da hip-hop e rap, ma poi abbiamo trovato un punto di incontro in qualcosa che reputo particolare: uno stile R&B-urban-pop.
Mi son detto che nulla era già scritto e che sperimentare non vuol dire allontanarsi da sé: mi sento libero di provare e cambiare pur di esprimermi al meglio.
Da cosa parti per scrivere?
Ho scritto le prime canzoni per noia, da questo il mio pseudonimo. Credo molto nel potere della noia perché quando ci si lascia tempo per annoiarsi ne esce sempre qualcosa, nessuno riesce a stare completamente fermo. I miei momenti di noia erano e sono per lo più tristi, quindi anche le mie canzoni lo sono ma fin da quando ho iniziato a scrivere mi son dato l’obiettivo di fare canzoni che facessero muovere, che spingessero a cantare, che rallegrassero la “presa a male”.
Da quando poi ho iniziato a professionalizzare la mia musica ho smesso di scrivere solo per noia ed è diventato anche un impegno: ascolto musica molto più analiticamente, non è più solo un piacere ma studio, sto attento a cogliere tutto quel che posso. E poi parto da me: mi ritaglio uno spazio per dire cose che altrimenti non penso direi e dato che emozioni, esperienze e pensieri sono in continua evoluzione, poter sperimentare generi diversi mi permette di dire cose sempre nuove, al passo con la mia vita.
A chi ti ispiri e a cosa dai voce?
Mi son lasciato ispirare dall’indie italiano (2016-2020), senza negare le prime passioni come GreenDay e Sum41; adesso mi lascio colpire anche da rap e trap.
Ciò non significa che io sia indie o trap: il mio obiettivo è fare qualcosa che mi rappresenti almeno in quel momento, le canzoni servono primariamente a me, per trovare la mia voce e, nonostante siamo abituati a pensare che chi inizia in un genere si possa catalogare in quel genere, in realtà non vorrei dovermi catalogare. Ad esempio Proprio un cazzo, primo pezzo registrato, è un po’ genere trap che aiuta a far uscire rabbia e rancore più di altri generi e mi ha aiutato a dire che mi interessa essere “coerente” con quel che ero o con l’idea che gli altri avevano: non voglio che il genere che ascolto e che vesto per una o più canzoni mi vincoli ma è un mezzo per fare uscire una parte di me per cui se cambio genere non è perché mi lascio influenzare o trasportare dalla moda del momento, semplicemente quel che voglio esprimere necessita di quel mezzo specifico per venir fuori.
Nei prossimi anni vorrei far uscire EP di generi diversi: uno magari rock con chitarre elettriche, un altro un po’ più chill, R&B o funk in modo che con ognuno possa trasmettere al meglio quel che ho dentro.
Sono una persona sensibile e ci sono molte emozioni che mi toccano nel bene e nel male e sento di voler vivere questo aspetto anche nella musica: non voglio cedere su me stesso. Non so esattamente come sia il mio pubblico, che provi, che viva, in cosa creda ma so come sono fatto io e ho voglia che questo rimanga e questa sincerità nel parlare spero possa connettermi con chiunque si ritrovi in quel che scrivo a prescindere da chi sia o dal genere in cui mi imbatto per una canzone.
Progetti futuri?
I primi due singoli sono usciti ad ottobre su Spotify e YouTube. Il primo, Sigarette e malinconia, ha fatto quasi 7000 ascolti su Spotify, meglio di ogni pronostico! Mi ha dato molta carica: fino ad allora a Cosenza non avevo riscontri se non da pochissimi intimi e a Bologna da qualche amico e pochi estranei, questo era il primo vero banco di prova che attendevo con trepidazione. Sogni bianchi è andato meno bene, invece, nonostante ci fosse maggiore entusiasmo ma ciò mi ha ricordato che mentre scrivo e registro la musica deve piacere a me e non posso fare troppi conti perché ognuno poi ne sarà o meno toccato ma ne varrà comunque la pena.
Quel che soprattutto dà ricarica sono i live: ne ho fatto uno al Mood a Cosenza il 27 dicembre ed è stato incredibile: il feedback istantaneo, lo sguardo, il canticchiare di chi ho di fronte vale tutto questo lavoro perciò a breve dovrei anche riprenderli a Bologna e nei dintorni, anche perché seppur mi generano ansia poi appena finiscono penso che invece vorrei rimanere h24 su un palco a cantare.
A breve uscirà il 3° singolo che anticipa l’uscita di un EP dal titolo –spoiler– “Fine serata” e che raccoglierà un po’ di canzoni per me ormai vecchie ma che comunque non vedo l’ora di far sentire anche ad altri: purtroppo non c’è mai una contemporaneità tra quel che si fa uscire e quel che intanto si sta vivendo e ho capito questo a mie spese perché le persone che mi hanno seguito in questi anni volevano uscissero queste canzoni di cui io sono già “stanco” perché le vedo già lontane dalla mia vita attuale. La verità è che la musica non deve parlare a me o meglio parla a me e di me nel momento in cui la scrivo ma da lì non mi appartiene più, diventa di chi vi si imbatte, sta vivendo qualcosa di simile e quindi la sente vicina; non pretendo di dare una mano a nessuno ma se c’è qualcun altro che sta vivendo quelle cose in quel modo avrà la mia musica da spalla e soprattutto, ci potrà cantare sopra.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni
Laureata in Giurisprudenza, pensa che la Giustizia può cambiare il mondo. E’ innamorata del sapere. Ama girovagare con Cassandra, la sua Canon. Nelle foto vede il mondo come vorrebbe che fosse e pensa che la vita sia troppo bella per non essere felice.