e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica.
A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che ’l ciel non ha in sua cura.
Però, se ’l mondo presente disvia,
in voi è la cagione, in voi si cheggia;
e io te ne sarò or vera spia.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, v. 76-84)
Leggendo questi versi, in cui Marco Lombardo espone a Dante la teoria del “libero voler”, mi sono posta una domanda banale, forse stupida, ma terribilmente pregnante: sappiamo ancora scegliere?
La libertà è, ovviamente, la base della dignità di ogni essere umano, ed essa ci permette di compiere scelte, affermare la nostra individualità ed unicità, ma non tutti vedono la libertà come un dono: c’è chi decide di non scegliere e rimanere in un costante stato di infermità, delegando le proprie scelte agli altri.
Il nostro arbitrio non è dettato da alcuna legge astrale o divina, tutti, nel momento in cui nasciamo, siamo dotati della possibilità di scegliere, tendenzialmente, in modo libero.
Di questi tempi, scegliere, assumersi la responsabilità delle cose che si dicono e si fanno, sta diventando sempre più raro.
Ovviamente anche agire d’impulso è una scelta, perché assecondiamo una spinta irrazionale.
Eppure credo che la manifestazione più chiara del libero arbitrio si ha nel momento in cui scegliamo dopo una lunga riflessione, in cui si è analizzata ogni possibilità.
Quando si sceglie, e lo si fa convinti che quella decisione sia irreversibile, è lì che il nostro libero arbitrio agisce.
Pensiamo a quando, al supermercato, riflettete su quali biscotti prendere: in base a cosa prendiamo una marca al posto di un’altra?
Oppure quando abbiamo scelto una facoltà al posto di un’altra: abbiamo indirizzato il nostro futuro verso una meta, decidendo che tipo di direzione dare alla nostra vita.
E quando seguiamo un consiglio, nonostante l’idea non sia nostra, il compimento dell’azione appartiene a noi, non all’amico che ci ha suggerito cosa fare.
Il nostro libero arbitrio ci ha condotti a scegliere, lo abbiamo fatto con la nostra testa, abbiamo accettato il rischio.
Quale sia il motivo non è realmente rilevante, ma nel momento in cui prendiamo una decisione mettiamo un punto, magari buttandoci a capofitto nell’ignoto. Senza paura di sbagliare, senza il timore di non sapere come sarebbe andata a finire.
Ma allora, perché, se la nostra vita è un continuo scegliere, nessuno sembra rispettare quello che fa?
Le diete iniziate e mai finite, i progetti lasciati a marcire, i sogni sbiaditi. Perché non siamo più capaci di proseguire lungo il percorso che abbiamo intrapreso?
Sarà perché inseguire cose più semplici è più facile, perché vogliamo tutto e lo vogliamo subito, allora impegnarsi per un obiettivo difficile da realizzare non fa al caso nostro.
Non accettiamo più le sfide, non ci affidiamo più al caso. Lasciamo che la certezza di riuscire ci renda più sicuri e meno coraggiosi.
E’ il timore di sbagliare che ci attanaglia, ci rende più deboli e incapaci d’agire.
Scegliere obiettivi facili ci fa sentire al sicuro, imbattibili. Ottenere quello che desideriamo diventa scontato, niente è più una conquista, ma un semplice atto dovuto. Non c’è più il gusto dell’attesa, della fatica per qualcosa. Appena ci accorgiamo che la nostra meta è lontana e il cammino impervio, lasciamo la strada nuova per ritornare su un sentiero già battuto. Perché non accettiamo l’idea di poter fallire, scegliamo di non proseguire, rinunciando ad infinite possibilità.
Anche nelle relazioni personali, sta diventando sempre più diffusa la tendenza ad accontentarsi di qualcuno che non ci faccia sprecare tanto tempo, che sia accondiscendente e ci venga dietro. Lasciamo da parte persone potenzialmente interessanti perché diventa troppo complicato interagire con loro, per cui ci basta quello che troviamo.
Non sto dicendo che le cose facili siano necessariamente inferiori, ma diventano le uniche che desideriamo perché andare oltre è diventato troppo impegnativo.
Ci basta poco, e quel poco che abbiamo lo troviamo appagante, nonostante rimanga in noi l’impressione di non aver dato abbastanza.
Le scelte facili sono alla base della nostra quotidianità, e ci bastano per condurre una vita serena.
E va bene così, ma l’importante è agire con retta responsabilità.
Non dimentichiamoci mai che abbiamo a che fare con persone dotate di sentimenti, che possiamo ferire con le nostre scelte.
Le persone non sono capricci, non sono i biscotti che compriamo al supermercato.
Meditiamo sempre sulle nostre scelte, non parliamo solo per dare aria alla bocca: le parole possono essere lame che feriscono, promesse che illudono.
Ricordiamoci che anche il non agire, è una scelta, purché sia consapevole.
Essere umani vuol dire accettare le conseguenze delle proprie azioni, assumersi le proprie responsabilità, perché rifiutarle, far finta che non esistano, non le fa scomparire.
Assecondare la nostra paura di sbagliare ci renderà solamente più ignavi.
Mi domando spesso verso quale strada si indirizzi il mio libero arbitrio e mi accorgo che, sempre, mi muovo su due linee parallele. A volte mi piace pensare che si possano incontrare, ma non è mai così.
Allora devo scegliere: dove andrò? Dove mi condurrà questa decisione? Sarà la cosa giusta da fare? Non posso saperlo se non ci provo.
Ciò che ho imparato è che ogni esperienza positiva o negativa, ogni attimo, ogni attimo vissuto nel pieno della consapevolezza mi ha insegnato qualcosa, rendendomi più libera.
Non c’è nulla che non abbia vissuto che io non abbia voluto e desiderato pienamente.
Per questo, ogni scelta, ogni idea, mi ha dato qualcosa, alla fine.
Non mi pento di niente, perché ho scelto sempre.
Per questo, non abbiamo paura di scegliere, lasciamo che il nostro libero arbitrio agisca nel modo più giusto o sbagliato possibile.
Non è forse per questo che siamo al mondo? Per esercitare la nostra libertà di individui, e quindi, scegliere di amare, soffrire?
Perchè privarci di uno dei nostri doni più grandi?
Ci vuole tanto coraggio anche per correre un rischio, basta avere sufficiente fiato!
“Anche le idee sbagliate possono essere belle”.
Jose Saramago.
Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.