L’intervista a
Matteo Falbo di Gulìa Urbana
Da ormai 13 anni vediamo apparire sulle facciate dei palazzi dei nostri paesi vere e proprie opere d’arte che cambiano l’aspetto dei posti che eravamo soliti ignorare.
Abbiamo incontrato uno dei fondatori di Gulìa Urbana per saperne di più.
Da dove nasce il vostro progetto e in che consiste?
Gulìa Urbana nasce dall’idea di alcuni giovani di Rogliano (CS) come me, parte dell’associazione Rublanum il cui obiettivo era solo quello di movimentare la vita di paese organizzando eventi aggreganti come concerti. Quasi per caso poi abbiamo iniziato a tinteggiare una villetta dove da piccoli giocavamo e che negli anni era diventata cumulo di spazzatura e stupefacenti.
Ebbene: il colore ha stimolato qualcosa nell’animo della gente per cui i balconi vicini si son riempiti di piante, i ragazzi del quartiere hanno iniziato a ritrovarvisi mantenendolo pulito, il Comune si è occupato del verde.
In seguito siamo stati contattati per intervenire anche in Paesi limitrofi come Parenti, Mangone, Marzi e da qui abbiamo dato sfogo alla creatività ed alla voglia di fare che ci ha fatto scegliere il nome del progetto. “Gulìa” nel nostro dialetto significa “desiderio” che è quello che ci spinge a dare nuova immagine ai territori in cui viviamo.
Da circa 4 anni per alcuni di noi è diventato un lavoro e ci occupiamo di rivalutazione urbana mediante l’organizzazione di eventi enogastronomici, concerti ma soprattutto con la street art. Abbiamo avuto l’occasione di lavorare fuori Regione, ad esempio in Puglia dove abbiamo preso parte al festival di street art più importante d’Europa legato al progetto T.r.u.s.t. e, ad oggi abbiamo coinvolto oltre 200 street artists e vantiamo oltre 350 opere in 70 Comuni.
Qual è il riscontro di chi vive nelle zone in cui intervenite?
Il riscontro è straordinario anche perché, per dare un taglio sociale e non solo artistico, durante i festival cui partecipiamo proponiamo laboratori creativi accanto alla realizzazione delle opere. L’obiettivo è quello di fare rete e tessere relazioni, anche perché solitamente entriamo in quartieri abbandonati e/o disagiati, in cui lo stato di degrado rende scettici i residenti e allontana gli altri ma, per fortuna, anche qui si genera un impegno condiviso. Basti pensare all’impatto che ha avuto il progetto Iamu che ha interessato il quartiere case minime di Cosenza, ai più sconosciuto, meramente residenziale e pieno di immondizia, che oggi si è colorato di diversi murales che hanno dato un nuovo volto alle parti comuni e non solo.
Quali sono le difficoltà che incontrate?
Generalmente proviamo a collaborare con associazioni di zona o con gli Enti in modo da farci lasciare un po’ di “spazio” in cui operare ma a volte troviamo difficoltà nel far comprendere il nostro approccio anche perché, almeno fino al covid, l’investimento culturale per eccellenza era solo quello del concerto che, però, una volta finito lascia solo belle sensazioni. Le nostre opere sono invece permanenti e le persone le “adottano” per cui sono loro a tenere puliti i luoghi circostanti o a fare da cicerone quando altri intendono scoprirle.
La gulìa, di fatto, permette di trovare soluzioni e rende il tutto uno scambio: quel che accade intorno all’opera diventa un esempio di cura collettiva per cui al posto di spazzatura, odori nauseabondi e buio arrivano i colori che poi vengono raccontati e postati sui social e quindi generano impegno anche delle istituzioni a prescindere che si tratti di un piccolo paese silano o di Latina.
Idee per il futuro?
Abbiamo intenzione di continuare a stare dalla parte dei più deboli attraverso la creatività per dare visioni diverse dei nostri luoghi. In Calabria, in particolare, la forza viene soprattutto dal dare una nuova vita a ciò che gli altri hanno abbandonato.
Un grande sogno grande è poi quello di rendere possibile un museo della street art qui al sud dato che non ce n’è uno vero e proprio in Italia o comunque nulla di simile da Roma in giù.
Non puntiamo ai numeri di quello di Amsterdam ma intanto stiamo allargando pian piano la nostra mappa (rinvenibile sul nostro sito web) ed è una vera e propria attrazione turistica ormai, anche perché attraverso il tour tra le nostre opere si scoprono i borghi calabresi meno conosciuti e si stimolano anche coloro che si occupano di altri servizi nell’investire e impegnarsi di più.
Laureata in Giurisprudenza, pensa che la Giustizia può cambiare il mondo. E’ innamorata del sapere. Ama girovagare con Cassandra, la sua Canon. Nelle foto vede il mondo come vorrebbe che fosse e pensa che la vita sia troppo bella per non essere felice.