Riscatto ed ardore di una ballerina cosentina: intervista a Marta Cuccomarino

La danza rappresenta sin dalla storia più antica, la massima espressione simbolica della libertà.
Nel corso dei secoli, oltre ad una funzione prettamente artistico-narrativa, la stessa è diventata strumento di emancipazione sociale per uomini e donne, liberi di poter esprimere il loro vero essere attraverso questa antica disciplina (si ricordino le fughe dal blocco sovietico di numerosi ballerini, tra i quali Nureyev).
Marta Cuccomarino, cosentina di nascita, ballerina e insegnante di danza, ci racconta l’arduo percorso da  affrontare per inseguire il proprio sogno e di come la tenacia di una giovane donna possa portare ad innumerevoli soddisfazioni in questa disciplina. “Ogni uomo dovrebbe danzare  per tutta la vita. Non essere un ballerino, ma danzare” Rudolf Nureyev.
Com’è nata la tua passione per la danza?
Come tutte le grandi passioni, la mia per la danza, nasce quasi per caso.
Difatti, alla mia nascita mi fu diagnosticata una lussazione congenita dell’anca.  Avevo difficoltà a camminare in modo corretto e per tale ragione il mio pediatra consigliò ai miei genitori di iscrivermi ad un corso di danza. Tale disciplina, secondo lui, avrebbe potuto apportare miglioramenti sotto tanti punti di vista.
All’ epoca non potevo ancora sapere che la danza, oltre a risolvermi una piccola patologia, sarebbe diventata per me la migliore compagna di vita.

Cos’è per te la danza?

La danza per me è una  necessità. E’ la parte fondamentale della mia vita.
E’ ossigeno, adrenalina, passione,  libertà di espressione.

In una terra complessa come la Calabria, è stato difficile proseguire nel tuo percorso artistico?

La Calabria è una terra ricca di arte e di artisti. Difatti, nella mia regione, ho avuto la possibilità di crescere eformarmi in scuole professionali di alto livello, con docenti di fama nazionale ed internazionale, i quali hanno contribuito alla mia crescita artistica e personale.
Tra tutti, ringrazio Balletto di Calabria che mi ha permesso di svolgere  la mia prima esperienza lavorativa con la BDC Dance Company.
Le difficoltà che si riscontrano in questo ambito, purtroppo, non sono solo a livello regionale. La danza, infatti, viene vista semplicemente come uno sport o come un mero passatempo  e non come una vera e propria opportunità lavorativa. 

Quali esperienze formative  ricordi con maggior entusiasmo?

Nel 2010 mi sono classificata 1’ al Concorso Nazionale di Danza a Cosenza presso il Teatro “Morelli”, ricevendo il remio speciale “Carmen Valvaro”, il quale mi ha dato la possibilità di seguire lezioni di danza classica e contemporanea in Croazia, con i ballerini e il direttore artistico  Frederic Olivieri della Scala di Milano.
Nel 2016 ho iniziato un corso intensivo/professionale di alta formazione a Roma, sotto la guida artistica di Enzo Celli.

Nel 2017 ho superato l’audizione presso lo IALS di Roma, tenuta dal coreografo Daniel Ezralow, per il corpo di ballo dell’evento trasmesso su Rai Uno “l’inaugurazione della Nuvola di Fuksas”.
Emozioni che difficilmente potrò dimenticare.

Tu ora vivi in provincia di Roma. Fuori dalla tua regione, da un punto di vista prettamente artistico, hai avuto difficoltà ad integrarti?

Ad essere sincera no.
Mi sono sentita accolta, riuscendo a non soffrire più del dovuto la lontananza dai miei affetti e dalla mia terra.
La difficoltà più grande  riguarda i provini, complessi da affrontare e superare.
La competizione nel mondo della danza è molto forte. Non è un mondo semplice e bisogna superare con entusiasmo qualsiasi sconfitta  qualsiasi “no”. Devi essere forte.
Tutto fa esperienza, sono cose che aiutano a crescere e a diventare sempre più determinati e coraggiosi, senza mollare mai, perché le cose belle, prima o poi arrivano…eccome se arrivano.

Cosa pensi di trasmettere al pubblico mentre danzi?

Spero di trasmettere  le emozioni che vivo in prima persona, sulla mia pelle, quando salgo sul palco. E’ pura magia quella che si crea nel momento in cui si accendono le luci e parte la musica. Una sensazione difficile da descrivere, ma bella e profonda.

Attualmente di parla di sport “di genere”. Pensi che la danza sia una disciplina artistica  prettamente femminile?

Assolutamente no!
Conosco tantissimi ballerini e coreografi di sesso maschile. I ballerini, infatti, riescono a lavorare anche molto di più in questo settore rispetto alle donne, in quanto essendo numericamente inferiori, trovano facilmente collocazione nei vari corpi di ballo. La danza non è “donna”. Bisogna uscire da questi luoghi comuni  così sciocchi, siamo nel 2019 giusto?!

Cosa consigli a chi vuole intraprendere questo percorso artistico?

Principalmente consiglio vivamente di metterci oltre al cuore, tanta tanta tanta testa.

Quale stile di danza preferisci?

Senza ombra di dubbio il mio stile di danza preferito è la danza moderna/contemporanea, nel quale appunto sono specializzata. Devo essere sincera, nonostante ciò, rimango sempre estasiata nel vedere danzare i ballerini di danza classica (amo definirla la madre di tutte le danze) credo siano semplicemente meravigliosi.

A quale etoile della danza ti ispiri?

Il mio modello di ispirazione è Pina Bausch, coreografa, ballerina e insegnante tedesca. Le sue creazioni sono geniali, è davvero estasiante per me.

La tua famiglia ti ha sostenuto in questo tuo percorso di vita?

Il ringraziamento più grande è per la mia famiglia. Loro sono realmente i miei primi grandi fans e sostenitori! La mia famiglia mi ha sempre spronata a dare il meglio, sopportandomi e supportandomi in tutto e per tutto! I loro sacrifici mi hanno permesso di studiare e di realizzare i miei sogni, credendo in me ogni singolo giorno. Spero un domani di riuscire a renderli orgogliosi di me, come io lo sono di loro.

I tuoi progetti per il futuro?

I sogni nel cassetto sono tanti. Uno l’ho realizzato da poco ed è uno dei più importanti. Da gennaio 2019 ho intrapreso il percorso dell’insegnamento. Attualmente sono docente di danza moderna  e contemporanea presso la scuola di  danza Art Dance Academy di Frascati. E’ un esperienza che mi ha permesso di  crescere sotto tanti punti di vista e che mi ha regalando emozioni più intense rispetto a quelle vissute da ballerina.