Dalle ore 7 alle 23 di domenica 20 settembre e dalle ore 7 alle 15 di lunedì 21 settembre 2020, in concomitanza con le elezioni amministrative e regionali, si svolgeranno le votazioni per il referendum costituzionale confermativo sul taglio dei parlamentari, fortemente voluto dai parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Con questo articolo cercheremo di fare il punto della situazione, dandovi qualche spunto di riflessione su questo tema così dibattuto.
Come si è arrivati al referendum?
L’iter che ha portato al referendum vede il suo inizio con la prima bozza di riforma costituzionale arrivata ad inizio legislatura a firma del Movimento 5 Stelle. La proposta è stata votata da entrambe le Camere per due volte, come previsto dal procedimento di revisione costituzionale.
Tuttavia, non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto all’ultima votazione in Senato, si è attivata la possibilità di richiedere un referendum popolare confermativo ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione. Richiesta che è stata depositata il 10 gennaio di quest’anno presso la Corte di Cassazione da 71 senatori (ne sarebbero bastati 64, ovvero un quinto dei membri dell’Aula).
Dichiarata la richiesta legittima e conforme dalla Consulta, inizialmente era stata individuata come data per il voto quella del 29 marzo solvo poi il rinvio sopraggiunto a causa dell’emergenza Coronavirus, decidendo di votare il 20 e 21 settembre, insieme alle elezioni regionali, amministrative e suppletive.
Qual è il quesito? Esiste un quorum?
Come da decreto di indizione del Presidente della Repubblica del 17 luglio 2020, il quesito al quale i cittadini dovranno rispondere è il seguente: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?»
Gli elettori, muniti di tessera elettorale e documento di riconoscimento, dovranno barrare sul SI se favorevoli all’approvazione della legge costituzionale nel suo complesso.
La legge prevede una serie di innovazioni al testo costituzionale, tra le quali principalmente una riduzione di circa un terzo dei parlamentari (da 640 a 400 i deputati, da 315 a 200 i senatori; da 12 a 8 i parlamentari destinati alla Camera, da 6 a 4 quelli diretti a Palazzo Madama per le circoscrizioni estere).
Dovrà votare SÌ chi è favorevole alla riduzione, NO chi predilige l’attuale formazione del Parlamento.
A differenza del referendum abrogativo, per il referendum costituzionale confermativo non è previsto il raggiungimento di un quorum di validità e, pertanto, l’esito referendario sarà valido indipendentemente dalla percentuale degli elettori che parteciperanno alla votazione.
Le ragioni del Sì
Chi sostiene le ragioni del SI ritiene che una riduzione del numero dei parlamentari sia necessaria sia per ragioni economiche che per dare maggiore efficienza al funzionamento delle due Camere.
Il taglio dei parlamentari porterà a un risparmio di circa 100 milioni di euro l’anno, per un totale di mezzo miliardo a legislatura con una conseguente riduzione dei costi della politica. Inoltre, secondo i favorevoli alla riforma, i quasi mille parlamentari (uno dei numeri più alti in Europa) rendono i lavori più lenti e, pertanto, riducendone il numero, sarà più efficiente anche l’operatività dei due rami del Parlamento, garantendo comunque il bicameralismo perfetto. Altra questione da valutare in seguito sarà la necessità di modificare la parità di funzioni tra Camera e Senato, con una diversa organizzazione dei poteri.
Un minor numero di deputati e senatori, a detta del fronte del si, consentirebbe un maggior controllo sui singoli eletti, spingendoli a lavorare meglio e senza provocare gravi incrinature nella rappresentanza.
Le ragioni del NO
Dalla parte del NO si sono schierati una considerevole parte dei costituzionalisti, sostenendo che questa riforma non sia organica ma solo di facciata, fatta esclusivamente con l’intento di seguire una malsana voglia di anti-politica e per dare agli elettori l’idea che ci sia un evidente risparmio economico. Contestualmente alla riforma costituzionale, infatti, sarebbe necessaria anche una nuova legge elettorale ed una modifica dei regolamenti parlamentari, così da evitare alterazioni del sistema e disequilibri numerici e funzionali di Commissioni, Giunte e Uffici di Presidenza.
Inoltre, sussiste il rischio di una la polarizzazione dello scontro politico, che potrebbe ad esempio portare la maggioranza di turno a travolgere le minoranze, ad esempio “imponendo” il suo Presidente della Repubblica.
A detta dei sostenitori del NO, la semplice riduzione numerica porterebbe ad un netto calo della rappresentatività mettendola a rischio, con collegi sempre più grandi ed estesi. Un singolo parlamentare rappresenterebbe una fetta di popolazione maggiore e le minoranze sarebbero meno rappresentate (si avrebbe una delle più basse proporzioni tra cittadini e parlamentari). Al Senato, poi, alcune Regioni più piccole verrebbero penalizzate per numero di rappresentanti.
Infine, il risparmio per il taglio dei parlamentari sarà di 57 milioni l’anno (e non di 100 come stimato dai sostenitori del sì), pari solo allo 0,007% della spesa pubblica annua ed in ogni caso ben spesi in quanto a tutela della democrazia (piuttosto si potrebbero ridurre le altissime spese militari). Sarebbe stato più incisiva una riduzione delle indennità piuttosto che il numero degli eletti.
Ad ogni modo, che si opti per il SI o per il NO, occorre ricordare che la democrazia è preziosa e non bisogna darla per scontata.
Il diritto di voto è una delle forme di libertà individuale più importanti che abbiamo e una delle massime forme d’espressione democratica. Dà voce alle nostre idee e garantisce che la nostra voce sia ascoltata. Dobbiamo schierarci fermamente a favore della democrazia, ed il modo migliore per farlo è votare.
Per questo il 21 e 22 settembre armatevi di tessera elettorale e documento di riconoscimento (e mascherina, mi raccomando!) e recatevi al vostro seggio elettorale perché, qualunque sia il risultato finale, la sensazione che si prova dopo aver messo quel segno di matita è straordinaria, ci si sente partecipi, non indifferenti.
Classe ‘95, nato a Potenza ma a Bologna da 7 anni.
Praticante avvocato di giorno, bevitore di birra e cestista la sera.
Appassionato di politica e diritto sportivo, spera di poter tornare presto in Basilicata per creare alternative all’emigrazione.