Mentre mi trovavo a Budapest, a Luglio, poco prima che scoppiasse un temporale, mi sono guardata intorno, e la prima cosa che ho notato è che nessuno aveva con sé l’ombrello, tutti fremevano per trovare un luogo sicuro in cui ripararsi.
Ho alzato lo sguardo verso il cielo, grandi nuvole grigie e minacciose ci circondavano.
Così, mi sono chiesta : qual è il momento che precede una tempesta?
Si parla sempre del successivo momento di quiete, del ritorno della calma, ma com’è il momento che precede tutto ciò?
E’ difficile da spiegare, perché la preparazione è lunga, ma l’istante che segue è breve, impercettibile.
C’è elettricità nell’aria, il vento inizia ad alzarsi.
Nuvoloni carichi di acqua si addensano proprio sopra la nostra testa.
Il primo istinto che sentiamo è quello di ripararci, di trovare un posto in cui aspettare che passi.
Ma molto spesso, il riparo è troppo lontano.
Il vento continua a soffiare, scompiglia i capelli, risveglia sentimenti ed emozioni assopite.
Perché il momento che precede una tempesta è una condizione dell’anima, non solo dell’atmosfera.
L’unica cosa che desideriamo è scappare a casa, per sentirci salvi dalla bufera e pensare di averla scampata.
Ma le tempeste, troppe volte, sono inevitabili, e allora ci ritroviamo a correre sotto la pioggia.
Vorremmo evitarla e, con un salto, ritrovarci al caldo.
Non sempre, però, ne siamo capaci, ed è così che veniamo travolti.
Sentiamo il tuono, vediamo i lampi, così lontani eppure così spaventosi. Incredibilmente vicini al nostro cuore.
Il momento che precede la prima goccia di pioggia è una speranza, quella di riuscire a ripararsi, oppure un’attesa.
Perché potrebbe capitare di sentire il bisogno di una tempesta, di una scarica di adrenalina.
Allora le nostre anime si ingarbugliano ai rami degli alberi, mentre corriamo senza sosta.
Vorremmo fermarla, respingerla, ma non ci riusciamo e allora corriamo ancora, più veloci.
Perché una volta che sarà finita, potremo dire di averla superata, con i vestiti tutti bagnati, i capelli fradici, il freddo fin dentro le ossa.
Eppure, le tempeste servono a fortificarci, perché altrimenti non saremo mai in grado di metterci in salvo, né da esse né da altro.
Dobbiamo ammaestrare noi stessi al peggio, perché ci sarà sempre un’altra bufera da affrontare.
Solo quando saremo abbastanza forti, il cielo diventerà sereno, e allora sapremo di avercela fatta.
Bisogna solo capire scoprire in che modo.
Perché la tempesta potrebbe essere dentro di noi, e mentre ci mettevamo in salvo dalla pioggia torrenziale, siamo finiti a portarci dietro tutto quel subbuglio.
Una tempesta potrà dirsi davvero conclusa solo quando l’avremo vinta davvero, quando si sarà asciugata anche l’ultima goccia di pioggia sulla nostra finestra o sulle nostre dita.
Perché altrimenti, finiremo per avere addosso un rimasuglio di cui non saremo capaci di liberarci.
L’attimo che precede una tempesta è una scossa di vita, che ci travolge, in ogni caso.
E’ sempre bene essere preparati ad affrontarla, perché potrebbe capitare in qualunque istante.
Prima o poi, qualunque cosa accada, il sereno tornerà comunque, il sole farà di nuovo capolino tra le nuvole.
Con il cuore ricco di nuove speranze, pronto per correre ancora e ancora.
Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.