Pornografia e femminismo sono due sostantivi che sembrano essere agli antipodi: pornografia rievoca la mercificazione del corpo della donna, mentre la parola femminismo ci infiamma con la rivendicazione dei diritti delle donne, schiacciati dal fallocentrismo della società moderna.
Come possono, quindi, pornografia e femminismo andare d’accordo?
Da quando Hugh Hefner lanciò la rivista playboy nel 1953 gettando le basi dell’erotismo, lo sguardo del maschio bianco etero [e basic… direbbero le bimbe di Lilli Gruber] è diventato predominante nell’immaginario pornografico collettivo. Il consumo di contenuti pornografici sulle grandi piattaforme on line come PurnHub e YouPorn e la “pornification of the mainstream”, come l’ha definita Brian McNair, hanno operato una trasfigurazione pop delle rappresentazioni figurative tipicamente pornografiche, rendendo la pornografia un fenomeno di massa e normalizzando gli elementi tipici dello straight porn, la pornografia eterosessuale.
L’immaginario sessuale creato da uomini per uomini ha contribuito alla costruzione di un modello sociale fortemente strutturato sull’eterosessualità come norma, attraverso performance standardizzate con protagonista l’uomo alpha e modelle super rifatte che impersonano ciclicamente la ragazza della porta accanto, la coniglietta, la cameriera, la segretaria et similia, prone e pronte ad assoggettarsi ai desideri del membro maschile, signore e padrone della scena.
Persino la pornografia per donne omosessuali ripropone il sesso tra donne come l’uomo etero crede che sia, focalizzandosi su pratiche come lo squirting, lo scissoring e l’uso di strap on di ogni forma e colore che, in realtà, non assumono la stessa centralità nel vero sesso tra donne.
Era urgente quindi capovolgere la narrazione eteronormativa e fallocentrica della pornografia mainstream per dare spazio ad altre forme di pornografia che esprimessero una sessualità libera.
La pornografia sposa il femminismo nella rivendicazione del diritto al piacere, alla sessualità, all’eros in ogni sua sfaccettatura.
Nasce così il PostPorno, che annovera tra le sue antesignane Annie Sprinkle attrice porno, regista e performer che ha decretato, nei primi anni 90, il passaggio dalla produzione di un porno mainstream a quella di un porno connotato politicamente e con obiettivi di impatto sociale, con una sua performance live dal titolo “A public cervix annoncement”, in cui accoglieva le persone che si avvicinavano alla soglia della sua cervice con l’iconica frase: “Step right up, hi, how are you? Thanks for coming. You are welcome”. Questa performance racchiude in sé elementi fortemente riconducibili al postporno come l’abbattimento della divisione tra pubblico e privato; l’uso dell’ironia; la distruzione del binomio soggetto-oggetto; l’unione tra cultura “alta” e pornografia ritenuta “bassa”; coinvolgimento del pubblico; rovesciamento del rapporto sesso/sessualità e l’uso di protesi.
Secondo Rachele Borghi, geografa e attivista queer: “Il postporno rompe con tutti quei binomi attraverso cui la sessualità viene rappresentata e performata per enfatizzarne il valore politico e farla uscire dalla sfera del privato in cui è stata relegata. Si tratta di un fenomeno fluido, che cerca di liberarsi di ogni etichetta”. Si iniziano così a proporre video porno femministi come quelli di Erika Lust e dei collettivi queer.
Antologia del postporno è il “Manifesto Contrasessuale” di Beatriz Preciado in cui, con irriverenza e spregiudicatezza, viene esposta una forte critica alla moderna società fallocratica.
La contra-sessualità è lo strumento post identitario per opporsi alla eterosocialità, superando il binomio sesso/genere. Non si parla più di maschile e femminile, ma di soggetti parlanti che rivendicano il diritto di agire la sessualità in modo spudorato, vero e vitale, enfatizzando ed accogliendo la diversità dei corpi e dei desideri.
Come dice Fluida Wolf nella presentazione del suo libro -Post Porno. Corpi liberi di sperimentare e sovvertire gli immaginari sessuali- “Il postporno rende visibili corpi e pratiche normalmente esclusi dal porno convenzionale, per rivendicare il diritto di tutt* al piacere e dimostrare come la pornografia possa essere uno strumento: di espressione artistica, esplorazione e liberazione”.
Il riappropriarsi del corpo, del piacere sessuale e della rappresentazione dei desideri che animano il postporno possiede un valore politico perché nasce per rompere le granitiche concezioni della eteronormalità. La pornografia, d’altronde, rappresenta l’unico mezzo che possa impartire una educazione sessuale che sia accessibile a tutt* e può trasmettere un messaggio capace di risvegliare i corpi e le coscienze. Come si legge sul blog di natafemmina: “Il postporno è il copyleft della sessualità che supera le barriere”.
La rivoluzione sessuale non si è fermata agli anni 60, ma rivive nei corpi e nei desideri degli individui che non accettano di essere confinati ai margini e nei margini.
Crediti immagine: https://www.doppiozero.com
http://natafemmina.blogspot.com/2011/01/post-porno.html
https://abbattoimuri.wordpress.com/2014/04/03/postporno-questo-porno-che-non-e-un-porno/
https://www.doppiozero.com/materiali/ovvioottuso/porno-mainstreamporno-alternativo
Bibliografia:
Fluida Wolf. “Post Porno. Corpi liberi di sperimentare e sovvertire gli immaginari sessuali”. Eris Edizioni, 2020 di cui è possibile leggere un estratto al link:
https://issuu.com/erisedizioni/docs/anteprima_postporno_valentine_aka_fluida_wolf
Beatriz Preciado. “Manifesto contrasessuale”, Il dito e la luna, 2016