Immergersi in nuove hypothesis d’arte

Immergersi dove il tempo si annulla e gli spazi diventano essenze da vivere è ciò che i bisognosi di arte fanno quando si avventurano alla ricerca di nuovi stimoli. Entrare nei ferrosi, armoniosi e accomodanti spazi dell’Hangar Bicocca diventa poesia esperienziale per lo spirito. Lampi evolutivi, riflessi, connessioni, cambiamenti, disordini armoniosi e spazi altri risuonano a ritmo di melodie urbane modulate in una sequenza di eventi imprevedibili.

Philippe Parreno ci lancia immediatamente in una nuova “Hypothesis” d’arte, un intelligente percorso creativo che integra suoni, luci, cinema e tecnologia. La mostra riconcilia alcune tra le sue più significative opere, ricombinandole in modo nuovo e non convenzionale, dove la dimensione temporale si dissolve e il pubblico diventa parte integrante e cuore pulsante. Automatismi intelligenti, meccaniche generatrici di nuovi flussi emozionali, algoritmi imprevedibili e atmosfere intime segnano la possibilità di nuovi eventi.

Le Marquees di Philippe Parreno

Another day with Another Sun” è l’opera luce che regna sovrana e scandisce un generarsi nuovo e intenso di cromie mimetizzanti. Un binario sospeso nel cielo ferroso e un enorme faro mutevole di intensità ripropongono il flusso evolutivo del Sole, che dall’alto dell’Hangar Bicocca irradia e determina cambiamenti percettivi ed emozionali.

Le Marquees” è l’opera realizzata usando luci al neon e insegne luminose. L’algoritmo usato dall’artista è chiamato il “Gioco della vita” il quale è capace di tradurre il suono in mutevoli intensità di luci e ritmate emozioni, infuso con fruscii e tempeste di pioggia. Sospese a diverse altezze le insegne luminose dei vecchi cinema segnano un vagare itinerante morbido e labirintico tra luci e ombre. Al centro dell’opera sul grande schermo sono proiettati alcuni dei suoi principali cortometraggi, che raccolgono gli spettatori in un salotto comune. Scintillii di lucciole, seppie giganti e umani performanti, riflettono e fanno da specchio al pubblico stesso per un’esperienza sensoriale intensa.

Hypothesis di Philippe Parreno

Il tentativo dell’uomo di ascendere al divino è il tema principale di Anselm Kiefer, in mostra permanente con i “Sette Palazzi Celesti”. Costellazioni e Piramidi, Piombo e Bobine, Semi di girasole e Bilance, aridità e fertilità, alchimia ed esoterismo,simbolismo e introspezione,silenzio e devozione. L’artista affascinato dal misticismo ebraico e dal percorso di individuazione personale pone lo spettatore dinanzi a costruzioni architettoniche in cemento armato e tele dalle notevoli dimensioni, le quali creano un effetto di estraniamento notevole, delicato e prolungato. Muoversi all’interno dell’Hangar ha il retrogusto di un percorso di iniziazione. L’artista, consapevole, dona particolare importanza all’ascesa spirituale, e induce lo spettatore attraverso opere d’arti di questo calibro a innalzarsi, seppur per un’attimo nell’armonia celeste.

I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer

Space Shuttle in the Garden” è il titolo della maestosa opera di “Petrit Halilaj“, punto di inizio e congiunzione del labirinto emozionale di questa esposizione. Frammentata e sospesa nell’aria, l’istallazione definisce spazi espositivi originali, personali e utopici. La casa d’origine e le sue memorie, i vissuti immersi nella natura e gli oggetti di valore sono ingranditi e ricontestualizzati creando uno spazio altro. Terra, legno, metallo e polveri colorate sono gli elementi di cui l’artista fa uso per indurre noi comuni mortali in una esperienza utopica. Sculture e architetture, installazioni e video per una visione nuova della casa, luogo di riconciliazione con le proprie emozioni. Qui l’immaginazione diviene l’elemento fondamentale chiamato in causa a ricongiungere i pezzi di un puzzle emozionale che l’Hangar e la sua maestosità hanno saputo creare. I pezzi vengono integrati e i fruitori soddisfatti ritornano nell’urbano, con lo spirito calmo e nuove intuizioni, consapevoli che si possa giungere alla salvezza attraverso il riconoscimento della propria identità.

Space Shuttle in the Garden di Petrit Halilaj

 

Immergersi in nuove hypothesis d’arte – Gallery

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Giovanni Madeo
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Fotografo e musicista, appassionato di arte, scrittura e tecnologia.
Laureato in Comunicazione & Marketing a Bologna, città culla del suo sapere. Tra Liverpool, Roma e Milano ne ha viste un po' di tutti i colori.
Lavora attivamente nella comunicazione e sui social media a 360°. Accordandosi con il grande maestro: "Tranquilli, ho un piano" W.A. Mozart