Non chiamatela Signora Einstein!

Di Marilù Greco

images

Mileva Maric: brillante scienziata serba, con spiccate capacità, soprattutto nello studio della matematica e delle scienze, moglie devota e madre attenta e affezionata e, secondo alcuni, coautrice (o addirittura autrice) della teoria della relatività. Eppure la storia la ricorderà sempre come la moglie di Einstein, e, dopo il divorzio, sarà riposta nel dimenticatoio e abbandonata all’oblio.
Mileva nasce a Titel in Serbia da una famiglia possidente;a ventun’anni si iscrive alla facoltà di medicina a Zurigo,poco tempo dopo, decide di iscriversi alla facoltà di fisica e matematica, diventando una delle quattro donne al mondo ad occuparsi di tali studi. E’proprio all’università, che la giovane Mileva conosce Albert Einstein, “un renitente alla leva e poeta,violinista e sedicente bohemien, un ciclone impertinente e carismatico”, così come definito da Dennis Overbye (vice caporedattore del New York Times), innamorandosene perdutamente. Un amore definito “scientifico”: giovane e fresco, quando i due aspiranti scienziati, colleghi universitari, giocavano fino all’alba con i numeri primi; ostinato e caparbio quando decisero di sposarsi, nonostante il dissenso dei genitori, a causa delle origini non ebree della Maric.
Amore intenso per Mileva, che aveva trovato in quell’uomo un punto di riferimento e dal quale si sentiva accettata nonostante la paura di sentirsi sempre diversa e inadeguata a causa di quella malformazione genetica all’anca che la rendeva, seppure parzialmente, invalida.

2014-07-03-07-57-57-1573464801

Amore intenso, ma anche dannato e destabilizzante, che la induce, dopo il dolore causato dalla perdita della prima figlia illegittima, a lasciare definitivamente gli studi, con profondo rammarico dei docenti, che vedevano in quella ragazza così determinata e ambiziosa, il futuro della scienza.
Cosi Mileva decide di uscire dalle scene, di dedicarsi completamente alla famiglia. Agghiacciante la spietatezza con cui il marito la definisce “zoppa e brutta”rispetto alla sua “bella e bionda” amante Elsa; aberrante il modo in cui decide di non starle vicino proprio nel momento del parto di quella figlia illegittima, di cui in seguito scomparirà ogni traccia. Marito assente e infedele, che dopo numerose scappatelle, decide di lasciarla, facendola sprofondare nella depressione più assoluta e dando vita, così, ad uno dei gialli più avvincenti del mondo scientifico. Quale e, soprattutto, quanto il suo contributo, nella teoria della relatività? Secondo la Prof Milentijevic (docente all’ Università di New York), non solo l’apporto di Mileva fu decisivo, ma addirittura prevalente, tanto da indurre il marito a sottrarle il progetto, impossessandosene. Per questo motivo Einstein avrebbe in seguito nascosto tutta la documentazione ad essa relativa: del tutto esigua e non facilmente accessibile. Certo, se noi accogliessimo questa teoria, si dovrebbe definire il destino nefasto, nella maniera più drammatica e inverosimile possibile; assurdo sarebbe ipotizzare che una donna, oggi giorno semi sconosciuta, abbia potuto anche solo partecipare alla teoria della relatività, in cui non compare nemmeno come coautrice, quando invece tutto ciò che riguarda Einstein è stato mitizzato, tanto da farlo diventare un’icona internazionale. Chissà allora cosa dovette passare per la testa geniale e folle dello scienziato, quando insignito del premio Nobel, oramai separato da tempo dalla moglie, decise di donare proprio a lei l’intero (e non esiguo) ricavato del premio.

Marilù Greco
+ posts

Nata a Brescia il 29 Marzo 1992, ha vissuto a Cosenza fino al 2010, anno in cui si è trasferita a Roma. Questa vincente combinazione di luoghi diversi ha permesso che ad ogni presentazione di un documento di identità seguisse, puntuale, la stessa medesima domanda: “Ma sei di Brescia?”. Accompagnata da tipica e grottesca imitazione di accento calabrese. Ragazza determinata, tenace e impulsiva; adora i film horror e il cibo in tutte le sue forme. A detta di alcuni è un po’ pazzoide, di certo con lei una tranquilla serata puó diventare un’avvincente avventura; ma, dopotutto, come diceva Coelho: “se pensi che l’avventura sia pericolosa prova la routine. È letale."