La sessione di esami diventa puntualmente portatrice di male di vivere, angosce esistenziali, sensi di colpa per aver fatto lo sgambetto al tuo amichetto all’asilo.
Diventiamo sia ipersensibili, commuovendoci di fronte ad una scatola di cereali in offerta, oppure, siamo delle belve feroci perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, sempre pronti a sbottare incavolati neri.
Sarà forse colpa della stanchezza, della frustrazione causata dalle centoventicinquemila ore passate col sedere sulla sedia senza alzarti neanche per andare in bagno.
Insomma, credo che per ciascuno di noi ci siano delle reazioni diverse, e stavolta, per me, la sessione di esami mi ha portata ad una constatazione molto semplice, lineare.
MI SONO ROTTA LE SCATOLE.
Come vi avevo detto prima, molti di noi reagiscono incazzandosi e diventando ipersensibili, e stavolta non è stato diverso, solo che alle mie infinite elucubrazioni mentali segue l’odio verso il mondo.
Quindi sì, mi sono propria rotta le scatole di un sacco di cose.
Ad esempio?
- Mi sono rotta le scatole della gente che è sempre in ritardo, che ti fa sempre perdere tempo quando potresti stare tranquillamente a fare altre cose.
Ma dico io, che c’avete da fare che fate tardi? Se date appuntamenti alle 18, perché arrivare alle 20? Ma che vi abbiamo fatto di male? Vi dovete per caso truccare? Ma ve l’hanno mai detto che non siete più belle se sembrate Moira Orfei (pace all’anima sua)? E i ragazzi? Scusate, ma io non capisco una cosa: quanto dura una doccia media? Dalle 17 alle 28 ore? Sono confusa, non sono le ragazze quelle con i capelli più lunghi? - Mi sono rotta le scatole di quelli che pensano di sapere tutto, dei maestrini.
Ragazzi, vi ringrazio per le vostre preziosissime lezioni di vita, astronomia, fisica delle particelle, cinema indipendente giapponese. Sono davvero felice di sapere che conosciate tutti i madrigali di Monteverdi, ma vi era stato semplicemente chiesto che ore fossero.
Ognuno sarà liberissimo di sbagliare a modo suo, di fare il cavolo che gli pare – o almeno spero. - Mi sono rotta le scatole dei luoghi comuni, di quelle frasi fatte tirate fuori al momento meno opportuno, di quelle ovvietà sfornate solo per far prendere aria alla bocca.
Quante volte avete sentito dire “Le facoltà più difficili sono medicina e ingegneria! .. Alle università private vanno solo i figli di papà! Il tempo è galantuomo, restituisce tutto a tutti! (non penso).. I giovani d’oggi sono senza futuro!.. L’eccezione che conferma la regola! (scusate ma questa poi..)”
Potrei andare oltre per ore, ma mi fermo per decenza.
Non sia mai che poi anche questo articolo diventi un luogo comune – ammesso e non concesso (questa non l’avevo scritta..) che non lo sia già. - Mi sono rotta le scatole delle persone che non si prendono le proprie responsabilità: insomma, parliamoci chiaro, ma che vi passa per la testa? E’ come se iniziaste qualcosa per poi lasciarla metà, o come dice quel detto “gettare il sasso e nascondere la mano”.
Mi rendo conto che ognuno di noi ragioni in modo diverso, quindi qualcuno potrebbe anche pentirsi delle cose che fa, ma lavarsene le mani è da vigliacchi.
Una volta che abbiamo intenzione di iniziare qualcosa, dobbiamo considerare che vada portata a termine. Un progetto, una relazione, un viaggio, un lavoro..
La prossima volta che vi capita di prendere una decisione e di agire di istinto, ricordatevi sempre che ciò che fate ha delle ripercussioni su persone e cose. Perché le persone non si feriscono per sbaglio, e le cose non si possono lasciare così. All’aria. - Mi sono rotta le scatole del vittimismo della gente: perdonatemi, avete ragione, i vostri problemi sono sempre maggiori rispetto a quelli degli altri. Sarà vero che sentiamo le difficoltà in base all’età e alle situazioni, e che ogni cosa dipende “dal contesto”, ma farsi passare come piccoli fiammiferai non porterà da nessuna parte. E questo è un dato di fatto.
- Mi sono rotta le scatole di quelli che mi guardano con aria commiserevole quando dico che studio lettere: ma.. Saranno cavoli miei se voglio fare la precaria a vita? Studio quello che mi piace, ne vado fiera e sono felice così. Il vostro terrorismo psicologico sul mio futuro non mi riguarda.
- Mi sono rotta le scatole dei dispensatori di opinioni, di quelli che, qualunque cosa accada, hanno qualcosa da dire. Sono simili ai maestrini, ma mentre i primi scambiano una conversazione come una lezione di vita, gli opinionisti sono più camaleontici, seguono la cresta dell’onda e la cavalcano.
Muore David Bowie? Oh, loro erano grandissimi fan, infatti hanno scritto un encomio commovente e lacrimevole su quanto sia stato fantastico e su quanto loro abbiano pianto, distrutti dal dolore.. Ovviamente scrivendolo su Facebook. Si sa, infatti, più la sofferenza è reale, più lungo è il post da scrivere. E maggiore sarà la speranza di likes. - Mi sono rotta le scatole delle giustificazioni, di quelli che dicono “tanto è impossibile, non dipende da me” invece di alzarsi e provarci. Davvero.
Tentare di raggiungere i propri obiettivi, darsi da fare, e non cercare pretesti per gettare la spugna.
Questa mancanza di volontà che ci attanaglia è velenosa, distruttiva. - Mi sono rotta le scatole di così tante cose che ora non mi va di scriverne altre. Perchè in fondo, mi sono rotta le scatole anche Di me stessa, che sono brava solo a fare lagne, senza concludere nulla. Eccheppalle. Mobbasta.
Sarebbe meglio se, anche io, mentre scrivo questo articolo, tenessi bene a mente queste cose.
Perché a lamentarci siamo bravi tutti, trovare il pelo nell’uovo è sempre facile, perché è come dare la colpa agli altri anziché a sé stessi.
Quindi, diciamo che è quello che ho appena fatto io..
.. Okay, cancelliamo tutto!
Nata a Cosenza nel 1994, vive da sette anni a Roma. Laureata in Filologia Moderna, attualmente tenta di rendere produttiva la sua laurea seguendo un Master e facendo tutti i lavori possibili.
Ama la musica, viaggiare, la vita la coinvolge totalmente e vorrebbe scoprire il mondo.
La sua passione più longeva è sicuramente la lettura, il primo libro che ha letto è “Giovanna nel Medioevo” e ha pianto senza ritegno dopo aver terminato “La piccola Principessa”.
Incapace e negata per ogni tipo di sport (ma è fiera di aver praticato basket per una settimana), ama correre con le cuffie nelle orecchie e camminare per tutta Roma.
Il suo gruppo preferito sono gli Oasis, e mentre spera che tornino insieme, immagina sempre come sarebbe la sua vita se la smettesse di sognare ad occhi aperti.