L'istinto di cucire il tempo e riportarti di qua

L’istinto di cucire il tempo e di portarti di qua

I primi dieci anni senza Lucio Dalla: le canzoni come poesie da stringere tra le mani

Dieci anni fa ci lasciava Lucio Dalla. Poeta inimitabile e indecifrabile, è stato in grado di unire mondi lontani, quasi antitetici, rimanendo sempre ancorato a testi semplici e diretti.

Prendete il suo ottavo album in studio (Lucio Dalla, 1979). Prendete il lato B, traccia numero 1: Anna e Marco. Due nomi comuni, due giovani ragazzi insoddisfatti della loro vita, intrappolati nel presente mentre volgono lo sguardo verso il futuro che, però, sembra lontano. Anna e Marco hanno aspettative diverse: di vita, di relazione. Con un testo sincero e una serie di metafore («E la luna è una palla ed il cielo è un biliardo»), Dalla racconta la storia di due personalità differenti (entrambi arrivano dalla periferia, ma non si assomigliano per niente: Anna è una «stella», Marco è invece un «lupo» irrequieto) che si incontrano in discoteca e si riconoscono subito tra loro come anime insoddisfatte e angosciate. L’incontro tra i due è intenso, la domanda di fondo è immediatamente percepibile: si può sfuggire al presente?

Prendete Canzone, brano pubblicato nel 1996 nell’album Canzoni e scritto in collaborazione con un giovane Samuele Bersani. Canzone è una stravagante serenata d’amore («Testa dura testa di rapa/Vorrei amarti anche qua») che punta ad arrivare lontano, a colui o colei che ci ha rubato la felicità, a cui chiediamo, straziati: «Dov’è la strada per le stelle?».

Questi due brani, così diversi per anno di pubblicazione, storia e musica, sono un esempio di ciò che ha reso unico Dalla: la sua devozione per il pubblico, per la gente, la sua capacità di parlare a chiunque. Anna e Marco e Canzone hanno testi semplici e diretti: raccontano la storia dell’uomo e dell’umanità intera, della diversità di ogni essere umano che può essere capita solo se – come Dalla – si sta in mezzo alla gente, si vive fra la gente. Non solo un poeta: Dalla è stato un comunicatore e un osservatore dell’animo umano, che tanto ha dato ad ognuno di noi, a chi ha saputo ascoltarlo, ieri come oggi.


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Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

Martina Nicelli
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Classe 1996, milanese e iperattiva. Laureata in giurisprudenza, trascorre le sue giornate cercando soluzioni. Nel tempo libero scrive e legge, soprattutto gialli nordici e saghe familiari. Ama la montagna, le giornate uggiose, la musica folk e i cappotti. Ha fondato il blog amarettievino.