Come ogni mese, da un po’ di tempo a questa parte, mi ritrovo davanti una pagina di word e tento di consigliare la lettura di un libro. Di solito la scelta non mi impiega molto tempo; Ho una lista di libri da leggere o da ri-leggere che è la mia ancora di salvezza. Questo mese, invece, il disastro. Complice l’università e quindi il poco tempo che ho da dedicare alla lettura, mi butto su un libro che credevo perfetto. Bella trama, descrizione dei personaggi da manuale, anche la copertina bellissima. Invece no. E’ un libro – flop.
Quindi eccomi qui a cercare un singolo aspetto di questo libro da consigliarvi… Ma nulla. E allora perché non trattare proprio di questa “oscura” categoria di libri?
Il libro-flop è per definizione il libro che non ti piace. Tutti prima o poi ci incappano. Non è come nei film, dove capisci da subito che è meglio farsi una bella maratona di “Beautiful” e non continuare a vedere quel supplizio. Al massimo il finale ti fa maledire regista, sceneggiatore e produttore, o male che vada hai perso 2 ore, e pazienza, la prendi con più filosofia. Con i libri è diverso. Sono più infimi e infidi. Innanzitutto non puoi capire dall’inizio se un libro è un flop. (Alzi la mano chi capisce l’andamento di un libro dalla prima pagina!). Il lettore-tipo aprendo un libro passa dalla frustrazione del “non ci capisco niente” al sollievo del ” okay, lui/lei è il/la protagonista.” Ma il tutto è abbastanza imprevedibile. Capisci che sei fregato verso la ventesima pagina. Quando purtroppo il danno è già stato fatto.
Poi bisogna tener presente anche il valore emotivo. Solitamente per finire un libro almeno una settimana è necessaria (lettori flash esclusi). Scoprire dopo 7 giorni che quel libro è una bella presa per i… fondelli, emotivamente pesa. Insomma, ti innervosisci. Soprattutto se ti sei affezionato a un personaggio. Ti senti tradito.
Shock assoluto se poi la pugnalata arriva da uno dei tuoi autori preferiti (“Quoque tu David Grossman?”). Naturalmente se odi la letteratura russa e provi a leggere “Anna Karenina” non sei incappato nel libro-flop: hai deciso spontaneamente di passare un mese all’insegna del tradimento e della disperazione. Poi se i trip mentali non fanno per te, Zafon è bello che escluso. Se il dramma amoroso un po’ stereotipato non fa per te, tieniti alla larga da Danielle Steel . Se vuoi rimanere con i piedi per terra, non leggere “50 sfumature di grigio”, mr. Grey non esiste. Se il giallo per te è solo il colore must dell’estate, salutiamo anche Camilleri. Insomma se si può evitare perché non farlo?
Il problema si pone quando non riesci ad evitarlo.
Gli ostinati arrivano all’ultima pagina più per principio che per voglia di finire il libro.
Gli annoiati lo accantonano.
Gli arrabbiati lo fanno sparire.
Gli intraprendenti lo scambiano.
I recidivi fanno sempre lo stesso errore.
I furbi mai più.
Gli speranzosi ci credono fino all’ultimo, aspettano la svolta e alle volte succede… alle volte, quasi mai, ma quando accade vuoi mettere la soddisfazione?
Il romanzo di Ava Dellaira mi ha incantato col titolo “Noi siamo grandi come la vita “. La forza e la potenza degli esseri umani descritta in poche e semplici parole.
Protagonista del libro è Laurel. Tutto inizia con il primo compito in classe: “scrivi una lettera a una persona che non c’è più”. Laurel sceglie Kurt Cobain, il cantante preferito di sua sorella May. Lei non c’è più e la sua mancanza è sempre più dolorosa, la nostalgia scava profonde ferite in Laurel. La sua famiglia si sta sgretolando, si sente troppo esposta al male della vita. E così Kurt Cobain, River Phoenix, Amy Winehouse, Jim Morrison, Janis Joplin diventano, ben presto, non solo i destinatari delle sue lettere, ma anche amici silenziosi. Ascoltano le sue paure e conoscono le inquietudini di questa giovane piccola donna che deve ritrovare la voglia di andare avanti.
Nonostante il significato profondo che si racchiude in questo libro, la freschezza delle parole di Ava Dellaira, la bellissima innocenza di Laurel e la presenza di personalità così straordinarie, questo libro vegeta già da un po sul mio comodino. Non colpisce e non crea aspettative. Ma io sono una speranzosa. E forse infondo in fondo non siamo tutti un po’ speranzosi?
Il libro non l’ho finito… vado a vedere se accade il miracolo, in caso vi aggiorno!