Qualche giorno fa, sul canale Youtube dei Monty Python, gruppo britannico della commedia surreale (Terry Gilliam, Eric Idle et al.) è comparso un video più eccentrico del solito: il fisico Stephen Hawking, va in giro con la sua sedia a rotelle, investe il suo collega Brian Cox e sale verso la Via Lattea, cantando “Galaxy song”, pezzo scritto dai Monty Python per il loro film “Il senso della vita” del 1983 (in cui il pezzo è cantato invece da un uomo in rosa che esce dal frigorifero e mostra le meraviglie del cosmo!).
Non sorprende questa particolare collaborazione, visto che il gruppo di attori stravaganti e il professore lucasiano sono amici di vecchia data, dai tempi del college di Cambridge, dove, ricorda Eric Idle, Hawking ancora camminava ed era famoso per il suo umorismo. Si, perché il nostro Stephen, divenuto popolare ai più di recente, grazie al film “La teoria del tutto”, valso l’Oscar all’ interpretazione magistrale di Eddie Redmayne, è un genio della scienza e dell’ironia.
La vita lo ha portato a sdrammatizzare spesso sul suo aspetto e sulle sue capacità.
Si ammala da giovane di una forma rara di SLA o malattia del motoneurone, che proprio ai tempi del college inizia a dare i primi sintomi, nonché una forte depressione; nonostante ciò riesce a conseguire la laurea con successo. Nel tempo la malattia evolve, ma con essa, in modo proporzionale aumentano la sua determinazione e la voglia di affrontare sfide difficili, insegnando a molti che nonostante i vincoli che una malattia può determinare, bisogna essere sempre capaci di trarne i lati positivi e ritenersi gratificati da quello che si riesce ugualmente a fare.
Se all’inizio dei suoi studi universitari Stephen era un ragazzino annoiato e poco incline allo studio, col tempo diventa sempre più preparato e affamato di sapere e inizia a collaborare da collega, con quelli che prima erano i suoi professori più rinomati. Primo fra tutti Roger Penrose, con il quale amplia, nell’ambito della relatività generale, gli studi sulle singolarità, regioni dello spaziotempo dove le quantità che misurano il campo gravitazionale tendono ad infinito, come ad esempio dentro i buchi neri (i “mostri dell’universo” che divorano tutto ciò che passa entro un certo raggio, compresa la luce) e prova quasi con certezza che anche l’universo è iniziato con una singolarità, così come ogni galassia pare abbia il suo motore in un buco nero; approfondisce gli studi di Guth e Linde legati all’inflazione, espansione esponenziale dello spazio nell’universo primordiale, sindacando sui confini dell’universo e ironizzando così sull’esistenza di Dio. Ipotizza la radiazione detta poi di Hawking, secondo la quale per i buchi neri vale la termodinamica: essi irradiano portando ad una progressiva diminuzione della massa fino all’ ‘evaporazione’. Collabora con Kip Thorne e vince premi prestigiosi quali la Medaglia Dirac e il premio Wolf insieme a Penrose. Intanto scrive il suo primo libro divulgativo: ‘Breve storia del tempo: dal Big Bang ai Buchi Neri’ alla presentazione del quale, ad una domanda sulla sua filosofia di vita risponde pressapoco così: “Noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore, che orbita intorno ad una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una fra cento miliardi di galassie, ma fin dall’alba della civiltà, l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo. Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell’universo. E cosa può essere più speciale dell’assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi, per quanto brutta possa sembrarci la vita, c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita… c’è speranza!”
Proprio la speranza, l’ironia e l’affetto dei suoi cari gli hanno permesso di affrontare la perdita della capacità di scrivere, di camminare, una tracheotomia in seguito ad una polmonite, e la perdita della parola, che lo ha costretto ad utilizzare un sistema di comunicazione tramite tastiera e sintetizzatore vocale, con il quale è riuscito anche a scrivere tutti i suoi libri. Ha continuato i suoi studi sulla teoria delle stringhe, sulla cosmologia e le possibili configurazioni iniziali dell’Universo (top-down cosmology), e nonostante non sia ancora riuscito a trovare quell’equazione unificatrice che spiegherebbe l’origine del tutto, che unificherebbe le interazioni fondamentali (forza elettromagnetica, gravitazionale, nucleare) e concilierebbe la gravità generale con la meccanica quantistica, è di certo riuscito a trovare una sua teoria dell’ironia che lo rende un esempio di vita per tutti.
Qualche curiosità in più:
La cover di Stephen Hawking della canzone “Galaxy song” sarà disponibile in versione limitata in vinile 7 pollici.
Per gli aspiranti informatici e fisici: il linguaggio di programmazione Python prende il nome proprio dai Monty Python in quanto il creatore ne era un grande fan!